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La presenza di neonazisti organizzata dallo Stato in seno alle forze armate ucraine non è sporadica, sebbene non sia quantificabile in modo preciso. È invece facile contare il numero delle loro vittime. In otto anni, nell’indifferenza generale, i neonazisti hanno ucciso 14 mila ucraini. Questa è una delle cause dell’intervento militare russo in Ucraina. Israele si trova per la prima volta a fare i conti con quanto mai avrebbe immaginato di dover affrontare: il sostegno del protettore USA al suo nemico storico, il nazismo.
Di fronte alla crisi ucraina Israele deve misurarsi con un problema inaspettato: è vero quanto sostiene Mosca, ossia che l’Ucraina è nelle mani di una «banda di neonazisti», finanziata da ebrei ucraini e statunitensi? Se la risposta fosse affermativa, Tel Aviv avrebbe il dovere morale di chiarire la propria posizione nei confronti di ebrei sostenitori di nazisti, a prescindere dalla posizione rispetto alla crisi ucraina.
Il problema è ancor più doloroso perché gli ebrei statunitensi che sostengono o strumentalizzano i gruppi nazisti ucraini sono un piccolo gruppo di un centinaio di persone, gli straussiani, oggi al potere nella cerchia più vicina al presidente Joe Biden.
COSA RAPPRESENTANO I NEONAZISTI UCRAINI?
A febbraio 2014 la “rivoluzione della dignità”, chiamata anche “EuroMaidan” fu un cambiamento di regime sponsorizzato dalla straussiana Victoria Nuland, assistente dei segretari di Stato Hillary Clinton e John Kerry. In questo contesto, un gruppo di ultrà della squadra di calcio di Kharkiv, la “Setta 82”, occupò i locali del governatorato dell’oblast [regione] e riempì di botte i dipendenti del vecchio regime.
Diventato ministro dell’interno, Arsen Avakov, governatore di Kharkiv durante il vecchio regime e uno degli organizzatori dell’Euro 2012 [campionato europeo di calcio], autorizzò la formazione di una forza paramilitare di 12 mila uomini, attorno agli hooligan della “Setta 82”, a difesa della rivoluzione. Il 5 maggio 2014 il Battaglione Azov, o “Corpo dell’Est”, era ufficialmente costituito e posto sotto il comando di Andriy Biletsky.
Quest’ultimo, soprannominato “führer bianco”, è un teorico del nazismo. Era stato leader dei Patrioti d’Ucraina, un gruppuscolo neonazista fautore di una Grande Ucraina, nonché violentemente anticomunista.
Andriy Biletsky e Dmitro Yarosh fondarono insieme il Settore Destro, che nel 2014 fu il principale protagonista di Piazza Maidan. Questa struttura, apertamente antisemita e omofoba, era finanziata dal padrino della mafia ucraina, il miliardario ebreo Ihor Kolomoïsky. Sul piano internazionale il Settore Destro si oppone violentemente all’Unione Europea per costituire un’alleanza degli Stati dell’Europa centrale e del Baltico, l’Intermarium. Un progetto che, guarda caso, coincide con il progetto degli Straussiani che, dal rapporto Wolfowitz del 1992, considerano l’Unione Europea un rivale per gli USA più pericoloso della Russia. Vi ricorderete della telefonata intercettata tra Nuland e l’ambasciatore USA, in cui la sottosegretaria proclama che avrebbe «inculato l’Unione Europea» (sic).
Dmitro Yarosh è un agente delle reti stay-behind della Nato. Con l’emiro Doku Omarov nel 2007 organizzò un congresso anti-russo a Ternopol, sotto l’occhiuta vigilanza di Victoria Nuland, all’epoca rappresentante degli Stati Uniti alla NATO. Yarosh riunì neonazisti di tutta Europa e islamisti del Medio Oriente allo scopo di fare la jihad in Cecenia contro la Russia. Yarosh fu in seguito leader del Tridente di Stepan Bandera (detto Tryzub), gruppuscolo che glorifica la collaborazione dell’Ucraina con i nazisti. Secondo Bandera gli ucraini autentici sono di origine scandinava o proto-germanica; sfortunatamente si sono mescolati con un popolo slavo, i russi, da combattere e dominare. A fine 2013 gli uomini di Yarosh, nonché i giovani di un altro gruppo nazista, furono addestrati alla guerriglia urbana in Polonia, da istruttori della Nato. Fui molto criticato quando rivelai la vicenda perché avevo citato nelle note un giornale satirico; ciononostante il Procuratore generale della Polonia aprì un’inchiesta, che naturalmente non ebbe seguito perché non poteva mettere in causa il ministro della Difesa [1].
Nell’estate 2014 del Battaglione Azov facevano già parte questi gruppi neonazisti, ma non solo. Furono mandati a combattere i ribelli di Donetsk e Lugansk, compito che eseguirono con piacere. La loro paga fu aumentata fino al doppio di quella dei soldati regolari. Nella Repubblica Popolare autoproclamata di Donetsk, il Battaglione Azov prese la città di Mrinka, dove massacrò i “separatisti”.
A settembre 2014 il governo provvisorio affidò alla Guardia Nazionale l’incarico di assorbile il Battaglione Azov, escludendone alcuni leader nazisti.
Alle elezioni di ottobre 2014 due ex leader nazisti del Battaglione Azov, Andriy Biletsky e Oleh Petrenko furono eletti alla Rada (parlamento). Biletsky, il “führer bianco”, non si alleò con alcuno; Petrenko invece si unì al gruppo parlamentare che sosteneva il presidente Petro Porochenko. Il Battaglione Azov divenne così il Reggimento Azov della Guardia Nazionale.
A marzo 2015 il ministro dell’Interno (era in carica ancora Arsen Avakov) negoziò con il Pentagono la formazione da parte delle Forze Speciali statunitensi del Reggimento Azov, nel quadro dell’operazione Guardiani senza paura (Operation Fearless Guardian). Immediatamente i rappresentanti John Conyers Jr. (Democratici, Michigan) e Ted Yoho (Repubblicani, Florida) denunciarono l’accordo come una follia. Ricordarono che armare gli islamisti in Afghanistan aveva portato alla formazione di Al Qaeda e alla generalizzazione del terrorismo. Convinsero gli altri parlamentari che gli Stati Uniti non potevano formare neonazisti senza correre il rischio di pagarne prima o poi le conseguenze. In occasione del voto sul budget della Difesa, i parlamentari vietarono al Pentagono di attuare l’accordo e di armare il Reggimento Azov con lanciamissili (MANPAD) [2]. Il Pentagono tornò però alla carica e riuscì a far rientrare l’emendamento [3], sollevando le proteste del Centro Simon Wiesenthal.
Nello stesso periodo, il senatore John McCain (Repubblicani, Arizona), propugnatore del sostegno ai nemici della Russia, dopo aver intrattenuto legami con i capi di Al Qaeda, poi di Daesh in Libia, Libano e Siria [4], visitò un’unità del Reggimento Azov, Dnipro-1. Si congratulò calorosamente con questi bravi nazisti che sfidano la Russia, proprio come a suo tempo si era felicitato con gli jihadisti.
Fu allora che il Reggimento Azov cominciò a reclutare all’estero. Giunsero uomini da tutto l’Occidente, in particolare da Brasile, Croazia, Spagna, Stati Uniti, Francia, Grecia, Italia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Scandinavia, Regno Unito e Russia. Questo in contrasto con gli Accordi di Minsk, di cui Francia e Germania sono garanti, che vietano formalmente alle autorità di Kiev d’ingaggiare mercenari stranieri. Il Reggimento Azov ha organizzato anche campi per i giovani, frequentati da 15 mila adolescenti, nonché associazioni per i civili; sicché il Reggimento è arrivato a contare 10 mila uomini operativi e almeno il doppio di “simpatizzanti”. Andriy Biletsky poteva dichiarare che il Reggimento aveva la missione storica di unire «le razze bianche dell’intero pianeta in un’ultima crociata per la propria sopravvivenza […] una crociata contro i subumani capeggiati dagli ebrei».
Due rapporti del principe Zeid Raad al-Hussein, quale Alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti dell’uomo, attestano i crimini di guerra commessi dal Reggimento Azov [5].
Nel 2017 una delegazione ufficiale della Nato, che comprendeva ufficiali di Stati Uniti e Canada, incontrò ufficialmente il Reggimento Azov.
Numerosissimi media hanno dedicato reportage ai gruppi neonazisti ucraini. Tutti, senza eccezioni, erano orripilati dall’ideologia e dalla violenza del Reggimento Azov. Per fare un esempio, l’Huffington Post, in un articolo intitolato «Nota per l’Ucraina: basta coprire il dossier politico», metteva in guardia contro la compiacenza dei responsabili politici ucraini [6].
Nel 2018 l’FBI entrò nuovamente in conflitto con la CIA. Stavolta a proposito dei neonazisti statunitensi che, dopo essere andati ad addestrarsi presso il Reggimento Azov, erano tornati per perpetrare violenze sul suolo americano. Il Movimento per elevarsi al di sopra (Rise Above Movement, RAM), un pericolo interno per gli USA, era stato addestrato in Ucraina dalla CIA [7].
Dopo gli attentati di Christchuch (Nuova Zelanda) del 2019, che fecero 51 morti e 49 feriti, 39 membri della Camera dei Rappresentanti USA scrissero al dipartimento di Stato per chiedere che il Reggimento Azov fosse considerato “organizzazione terrorista straniera” (FTO) in quanto il terrorista neozelandese aveva frequentato l’organizzazione ucraina.
Nel 2020 il miliardario Erik Prince, fondatore dell’esercito privato Blackwater, sottoscrisse diversi contratti con l’Ucraina. Uno di questi gli dava mano libera per inquadrare il Reggimento Azov. Prince sperava di prendere il controllo dell’industria degli armamenti ucraina ereditata dall’Unione Sovietica [8].
Il 21 luglio 2021 il presidente Volodymyr Zelensky ha promulgato una legge sui «popoli autoctoni», con la quale si riconosce il godimento dei Diritti dell’uomo e del cittadino e delle Libertà fondamentali solo agli ucraini di origine scandinava o germanica, non a quelli di origine slava. È la prima legge razziale in Europa da 77 anni.
Il 2 novembre 2021, su suggerimento di Victoria Nuland, il presidente Zelensky ha nominato Dmitro Yarosh consigliere del comandante in capo delle forze armate ucraine, generale Valerii Zaluzhnyi, con l’incarico di preparare l’attacco al Donbass e alla Crimea. È importante ricordare che Yarosh è nazista, mentre Nuland e Zelensky sono ebrei ucraini (Nuland, cittadina statunitense, lo è per le proprie origini).
In otto anni, dal cambio di regime all’operazione militare russa esclusa, i neonazisti in Ucraina hanno ucciso almeno 14.000 ucraini.
LA SFIDA MORALE DI ISRAELE
Il presidente Zelensky ha risposto alla denuncia dell’omologo russo di una «banda di neonazisti» al potere a Kiev, affermando che è impossibile, dal momento che egli stesso è ebreo. Per di più, al sesto giorno di conflitto Zelensky ha accusato la Russia di aver bombardato il memoriale di Babi Yar, dove 33 mila ebrei furono massacrati dai nazisti: di certo lui non sosteneva i nazisti, i russi invece ne cancellavano i crimini.
La reazione del Memoriale Yad Vashem, istituzione israeliana che coltiva la memoria della “soluzione finale della questione ebraica” da parte dei nazisti è stata immediata: in un comunicato rabbioso ha affermato che è oltraggioso che la Russia parifichi l’estrema destra ucraina ai nazisti della Shoah, e ancor più che bombardi un luogo della memoria.
Giornalisti israeliani sono andati sul luogo incriminato e hanno constatato che non è mai stato bombardato: il presidente ucraino aveva mentito. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Preskov, ha successivamente invitato il Memoriale Yad Vashem a mandare una delegazione in Ucraina affinché constati de visu, protetta dall’esercito russo, ciò a cui si riferisce il presidente Putin.
Silenzio assoluto: e se il Cremlino, come già il Centro Simon Wiesenthal, dicesse il vero? E se gli ebrei straussiani degli Stati Uniti, il leader ucraino ebreo Ihor Kolomoïsky, nonché il suo dipendente, il presidente ebreo Volodymyr Zelensky lavorassero davvero con veri nazisti?
Il primo ministro israeliano Naftali Bennett si recava immediatamente a Mosca e successivamente riceveva il cancelliere Scholz a Tel Aviv; poi telefonava al presidente ucraino, la cui malafede è lampante. Presentato come un ennesimo tentativo di pace, il viaggio di Bennett aveva in realtà lo scopo di appurare se gli Stati Uniti s’appoggino davvero su autentici nazisti. Disorientato da quel che ha scoperto, Bennett richiamava il presidente Putin incontrato il giorno prima. Telefonava anche a diversi capi di Stato membri della Nato.
Sarebbe auspicabile che Bennett rendesse pubblico quanto ha accertato, ma è poco probabile. Dovrebbe riaprire un dossier dimenticato, quello delle relazioni tra alcuni sionisti e i nazisti. Perché David Ben Gourion affermava che Ze’ev Jabotinski, fondatore del sionismo revisionista, era un fascista o forse un nazista? Chi sono gli ebrei che accolsero calorosamente in Palestina, prima che prendesse il potere Adolf Hitler, una delegazione ufficiale del partito nazista, il NSDAP, che praticava pogrom in Germania? Chi nel 1933 ha negoziato l’accordo per il trasferimento degli ebrei (il cosiddetto Accordo Haavara) e mantenuto una sede a Berlino fino al 1939? Domande cui gli storici solitamente non rispondono. Per tornare ai nostri giorni, è vero, come asseriscono molti testimoni, che il professor Leo Strauss insegnava agli allievi ebrei che per proteggersi da una nuova Shoah dovevano costruire la propria dittatura con gli stessi metodi dei nazisti?
Evidentemente Naftali Bennett non ha aderito alla narrazione di Ucraina e Nato. Ha dichiarato che il presidente russo non teorizzava un complotto, non era irrazionale e non era malato di mente. Invece il presidente Zelensky, interrogato sul sostegno dello Stato ebraico, ha risposto: «Ho parlato con il primo ministro di Israele. Ve lo dico francamente, e potrebbe suonare quasi offensivo, ma penso di avere il dovere di dirlo: le nostre relazioni non sono cattive, non sono affatto cattive. Ma in momenti come questo le relazioni sono messe alla prova, nei momenti più difficili, quando l’aiuto e il sostegno sono necessari. Non penso che [Bennett] sia avvolto nella nostra bandiera».
Israele dovrebbe ritirarsi dal conflitto ucraino. Se improvvisamente cambia idea su qualcos’altro e litiga con Washington, saprai perché.
Rachele Marmetti
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