Buongiorno. La libertà di pensiero e parola, così come la libertà di associarsi per formare partiti e concorrere democraticamente a libere elezioni è sancita nella nostra Costituzione, e fa parte dei principi fondativi di tanti altri Paesi del mondo.
Principi che valgono nel mondo reale, dove a nessuno è impedito di manifestare il proprio pensiero (più o meno), ma il mondo reale, ormai, è obsoleto.
È ormai un altro il mondo dove la gente comune si incontra, discute, si forma un’opinione, ed è il mondo del web. E sul web ci sono piazze affollatissime, le stesse che – per continuare il parallelismo con il mondo reale – chiunque sceglierebbe per appendere uno striscione, per parlare in un megafono. A nessuno salterebbe in mente di approntare un banchetto in un vicolo deserto, o sbaglio?
Ma quelle piazze, le piazze virtuali, democratiche non sono. Sono private, e rispondono a interessi privati. Si chiamano Google, Facebook, Twitter, YouTube… sono i grandi social network, che uno – beninteso – può anche abbandonare, ma che nei fatti, sono diventate la nuova Piazza del Popolo, i nuovi Champs-Élysées, la nuova piazza San Babila e chi se ne va, scompare.
Ma scompare anche chi non se ne va. Magia? Miracolo? Algoritmi? Ma dietro a un algoritmo c’è sempre un uomo. Un uomo che decide chi può o non può parlare a una piazza affollata.
Così scompaiono profili di satira seguitissimi, come Alfio Krancic, ArsenaleK, o Marione. Ma anche pagine di partiti politici, come CasaPound, Forza Nuova e adesso Vox Italiae; si chiudono canali che non piacciono, come SocialNetworkTv, ma si negano anche pagine su Wikipedia, come accade al neonato partito di Fusaro, e perfino si applica una censura morbida a intellettuali decisamente spaventevoli ed eversivi, come il professor Paolo Becchi, …anzi sentiamolo raggiunto da Byoblu:....