“Si stava solo avvicinando ai poliziotti. Non era affatto armato. Gli hanno gridato: “Vai indietro! Indietro!” lui è indietreggiato alzando le mani …e di botto è tornato verso di loro, e gli hanno sparato addosso tre volte…la signora che era a fianco s’è nascosta dietro un’auto, io mi son nascosta a casa…non era armato per niente”.
Sono le parole di una testimone oculare che ha visto i poliziotti uccidere un giovane “terrorista dell’ISIS” da vanti al commissariato del 18mo arrondissement. La si può ascoltare nel video, preso da BFM Tv sulla scena del delitto.
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La polizia e la procura hanno comunicato: “Alle 11.30 l’individuo, che portava un’arma bianca da macelleria (è stata trovata accanto al cadavere, ndr.) ha gridato “Allah Akhbar” esibendo l’arma, ed è stato abbattuto”. Il comunicato della procura completa poi il quadro: l’ucciso aveva una cintura esplosiva “fittizia” (sic) “era in possesso di una carta su cui figura la bandiera dell’organizzazione dello Stato Islamico e una dichiarazione di fedeltà ad Abu Bakr El Baghdadi, redatto il lingua araba. Vi si giustifica il suo atto come vendetta contro ‘gli attacchi in Siria”.....
Sono prove schiaccianti, bisogna convenirne: l’ISIS colpisce a Parigi ripetutamente. Non passa giorno che lo Stato Islamico non l’aggredisca.
Non si ascolti l’altro testimone oculare nel video che nega, con decisone e insistenza, i particolari diramati da polizia, procura e media:
“Ero al bar a bere qualcosa con amici, ed ho sentito un uomo, un poliziotto, dire a un altro uomo: “Vai via! Via!”. Lui non ha ascoltato, non ha obbedito, e di colpo ho sentito tre spari; mi son voltato e ho visto un uomo a terra. Francamente una persona molto normale, non so se voleva parlare con loro e non l’hanno voluto sentire… Bizzarro, quando è caduto non c’era niente, non un coltello; (insiste) non aveva il coltello, ne sono sicuro. Hanno detto che era entrato nel commissariato; macché, mica era entrato in commissariato; poi “aveva un’arma”, ma va là, non aveva armi; terzo, che ha gridato “Allahu Akhbar”, non ha gridato Allah Akhbar; quarto, che aveva addosso una cintura esplosiva – io non ho visto nessuna cintura esplosiva – Strano no? Noi che eravamo lì non abbiamo visto niente di questo”.
Chi era l’ucciso? Le sue impronte digitali corrispondono ad una persona arrestata per furto a Saint Maxime, sud della Francia, nel 2013. S’era identificato come nato a Casablanca, Marocco, nel ’95, senza fissa dimora; di nome Ali Sallah, identità non confermabile perché l’uomo non aveva documenti.
Un piccolo delinquente; secondo i poliziotti presenti, “uno squilibrato”. Un terrorista un po’ raffazzonato per il livello di qualità ISIS (la cintura esplosiva fittizia..il coltellaccio forse messo lì dopo) ma opportuno: negli stessi minuti, Hollande parlava ai poliziotti, celebrava la morte dei tre agenti uccisi nell’attentato a Charlie Hebdo, e diceva che la guerra al terrorismo sarebbe stata ancora lunga. Sicché bisognava indurire le leggi penali, mantenere lo stato di emergenza – che dà poteri eccezionali all’esecutivo – anzi cambiare la Costituzione per renderlo permanente o quasi. La politica francese ha anche discusso seriamente di “far decadere dalla cittadinanza” per legge gli accusati di “terrorismo islamico”. Poi si son ricordati che era stato privato della cittadinanza un traditore di nome Charles De Gaulle, dal governo Pétain, sicché saranno privati della cittadinanza solo “i bi-nazionali”.
Gheddafi fu ucciso da Sarko per il dinaro d’oro
Opportuno, perché il giorno prima sono uscite in Usa tremila e-mail scambiate dal Dipatimento di Stato quando c’era Hillary Clinton, le quali ricordano – inopportunamente –la parte che ha avuto nella creazione del caos islamico, Nicolas Sarkozy. Si tratta delle mai riferite all’aggressione della Libia per far fuori Gheddafi. “Una e-mail inviata ad Hillary nell’aprile 2011 identifica il presidente francese Nicolas Sarkozy come il promotore dell’attacco contro la Libia, con in testa cinque obbiettivi specifici: ottenere il petrolio libico, assicurare l’influenza della Francia nella regione, aumentare la reputazione d Sarkozy in patria, affermare la potenza militare francese e tagliare l’influenza di Gheddafi in quella che è considerata la Françafrique”.
Più precisamente, Sarko (e gli americani) volevano annullare il progetto di Gheddafi di creare il dinaro d’oro , a copertura aurea, che fornito agli africani un’alternativa solida al franco coloniale CFA usato nell’Africa ex francese e non solo. I servizi occidentali avevano valutato che le riserve d’oro e d’argento accumulate da Gheddafi a questo scopo valevano almeno 7 miliardi di dollari: la voglia di metterci le mani sopra aumentò la decisione della civiltà occidentale a far cadere l’orrendo dittatore, oppressore del suo popolo. Le email confermano che unità di corpi speciali britannici, francesi ed egiziani addestravano militanti libici sia alla frontiera fra Libia ed Egitto, sia nella stessa Bengasi, molto prima della “spontanea rivolta della popolazione”, cominciate a metà febbraio 2011. Il 27 marzo ancora i media parlavano di una “sollevazione popolare”, ma le mail del Dipartimento di Stato raccontavano dei loro “agenti speciali in atto di trasferire ai ribelli armi e materiali”, fra cui “una riserva apparentemente infinita di AK 47 e munizioni”. La Clinton era tenuta al corrente dei crimini di guerra commessi dai militanti aiutati da lei (fra cui era “embedded Al Qaeda”), delle esecuzioni di massa di negri libici, definiti “mercenari al soldo di Gheddafi”; anzi diffondeva la storia secondo cui Gheddafi aveva dato ordine ai mercenari di stuprae le donne libiche, persino distribuendo loro il Viagra a chili: una storia smentita la cui falsità è stata comprovata da Amnesty International.
Speriamo che col tempo anche la vera natura del “terrorista islamico del 18mo” venga alla luce. Per adesso dobbiamo contentarci di Donald Trump, alla folla plaudente durante un comizio a Biloxi, Mississippi: “Obama e la Clinton hanno creato l’ISIS. Insieme. Tutti sanno che Hillary dovrebbe essere in prigione. Ha causato un numero fenomenale di morti” in Libia e Irak.
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