sabato 11 luglio 2015

Scopri perchè Tsipras non ha potuto tagliare le spese per le armi...


TSIPRAS

Michele Di Salvo. Esperto di comunicazione Politica.

PS: <<Nella controproposta presentata da Tsipras c'era un altro riferimento diretto alla spesa militare: taglio - questa l'intenzione del governo ellenico - di 200 milioni quest'anno e 400 milioni l'anno prossimo. Niente da fare: noi, ha detto Jean-Claude Juncker, non trattiamo più. Il no a questa proposta ha una spiegazione che ha decisamente poco a che fare con il rigore, i conti, la politica e il rispetto delle regole. Le forniture messe in discussione da Atene riguardavano sottomarini Poseidon, carri armati Leopard 2A6 Hel, missili Stinger e i caccia F-15 prodotti dalla tedesca Krauss-Maffei Wegmann.>>...capito mi ai?...il Fondo Monetario Internazionale e poi la stessa Nato...altro che strozzini...!
umberto marabese
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Qualche giornale ha ipotizzato una "contraddizione" nella politica di Tsipras - che non avrebbe tagliato le spese militari. Secondo qualcuno non lo avrebbe addirittura fatto per non andar contro gli ultranazionalisti "alleati" in parlamento.
In realtà, come rivelato anche l'anno scorso dai cablogrammi pubblicati da Wikileaks,Syriza ha sempre chiesto un taglio in quella direzione, ricevendo sempre la dura opposizione dei governi precedenti. Da quando ha vinto le elezioni, nel confronto tra il governo greco e le istituzioni europee è entrato davvero tutto. Il nodo essenziale della trattativa "sostegno economico finanziario in cambio di riforme e variazioni di bilancio" ha riguardato quasi tutto. L'episodio di cui parliamo riguarda l'ultima fase della trattativa, quella per la copertura mancante di circa un miliardo, poi sceso a 600 milioni di euro. Tra le proposte europee, aumento dell'Iva e delle accise. La proposta greca invece riguardava la spesa militare.
La spesa militare incide sul bilancio ellenico per il 2,2% del Pil, per una cifra pari a circa 4miliardi. Se in termini assoluti la cifra non è impressionante, il rapporto sul Pil è abbastanza anomalo, se pensiamo che l'Italia si ferma intorno all'1%, la stessa Germania ha speso in armamenti l'1,2% del Pil e la Francia l'1,8. Lascia anche più perplessi la considerazione che chiunque ha richiesto alla Grecia tagli a qualsiasi voce di bilancio, ma nessuno al comparto difesa. Sino a due settimane fa, quando la Commissione europea aveva avanzato la proposta di una risistemazione dei conti greci che prevedeva un taglio della spesa militare. Ma a bocciare la proposta ci hanno pensato prima il Fondo Monetario Internazionale e poi la stessa Nato, per bocca direttamente del segretario generale Jens Stoltenberg......

Nella controproposta presentata da Tsipras c'era un altro riferimento diretto alla spesa militare: taglio - questa l'intenzione del governo ellenico - di 200 milioni quest'anno e 400 milioni l'anno prossimo. Niente da fare: noi, ha detto Jean-Claude Juncker, non trattiamo più. Il no a questa proposta ha una spiegazione che ha decisamente poco a che fare con il rigore, i conti, la politica e il rispetto delle regole. Le forniture messe in discussione da Atene riguardavano sottomarini Poseidon, carri armati Leopard 2A6 Hel, missili Stinger e i caccia F-15 prodotti dalla tedesca Krauss-Maffei Wegmann.
Per quelle stesse forniture sono stati processati e condannati alti ufficiali e dirigenti del ministero della difesa greco a guida centrista con l'accusa di aver intascato 18 milioni di euro di tangenti. Tangenti passate dalle società di mediazione di Belgio e Olanda - notoriamente i maggiori mediatori nel commercio di armamenti in Europa - e pagate tramite banche lussemburghesi. Sarà un caso, ma all'epoca di quei fatti il premier del Lussemburgo era Jean-Claude Juncker e olandese è il capo dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. Certo, non è il caso di pensare ad un loro coinvolgimento diretto, ma il tema di straordinaria attualità c'è e resta in termini quantomeno di conflitto di interessi. In questo caso decisamente diretti in quanto nazionali.
Il referendum greco ha un tema politico forte, come ho scritto giorni fa, "il tema è la paura che l'approccio democratico greco contagi l'Europa, e che altri popoli europei seguano quella linea politica e quel modello, che sono differenti - nella forma e nella sostanza - rispetto ai vecchi partiti".
Da una parte c'è la campagna di Syriza, dall'altra tutta l'Europa che spinge e fa campagna attiva, diretta, indiretta, pressioni di ogni tipo, perché vinca il "sì". In questa campagna, inconsapevolmente, anche il non dire certe cose, non dare certe notizie, e talvolta stravolgerle. Come in questo caso. Concordo, la domanda è:"È questa l'Europa - e l'informazione - che vogliamo?"
Dopo le rivelazioni dei cablogrammi, lo stesso Die Zeit ha scritto:
"La posizione tedesca sulla Grecia è chiara: il governo di Atene deve ripagare i suoi debiti, risparmiare e consolidare il suo bilancio. Ma negli ultimi anni il governo del cancelliere Angela Merkel ha esibito una palese doppia morale: mentre il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble esercitava pressioni su Atene affinché attuasse le misure di austerità, il ministero della Difesa di Berlino vendeva al paese ellenico armamenti per centinaia di milioni di euro e manovrava per imporre le importazioni. La Grecia - scrive il quotidiano tedesco - avrebbe potuto utilizzare quel denaro per far fronte a impegni e problematiche ben più urgenti. Invece, ha acquistato dalla Germania un impressionante armamentario di armi e mezzi militari: nel 2010 l'Esercito greco ha ricevuto 223 obici semoventi del tipo M109 dalla Bundeswehr e ha investito importanti somme nell'ammodernamento delle armi."


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