8 Aprile 2025 Pubblicato da Marco Tosatti
Gaza, l’Indifferenza del Mondo. Giornalisti Bruciati, Centinaia di Bambini nelle Carceri dell’Esercito Israeliano.
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione alcuni elementi di valutazione su quanto sta accadendo a Gaza e in Cisgiordania. Il primo è questo commento di Piere Haski pubblicato da Internazionale, che ringraziamo per la cortesia:
In un altro contesto internazionale, un evento del genere avrebbe suscitato uno scandalo mondiale e avrebbe potuto addirittura portare a un’interruzione del conflitto. E invece, nel frastuono del mondo attuale, e con Donald Trump alla Casa Bianca pronto a spalleggiare ogni azione israeliana, diventa solo l’ennesimo incidente nella lunga litania della guerra a Gaza.
Il 23 marzo l’esercito israeliano ha ucciso 15 soccorritori e operatori umanitari palestinesi, i cui corpi sono stati scoperti sepolti a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. All’inizio Israele aveva dichiarato di aver sparato contro un gruppo di “terroristi” e “veicoli sospetti” in piena notte.
Ma il 5 aprile la Mezzaluna rossa palestinese ha diffuso un video di sei minuti girato dall’interno di uno dei veicoli e trovato sul telefono di una delle vittime. Nel filmato si vedono chiaramente i mezzi di soccorso con le sirene accese, senza alcuna possibilità di non essere identificati. Poi si sentono gli spari. L’esercito israeliano ha parlato di possibile “errore” nella propria comunicazione, ma per l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk potrebbe trattarsi di un “crimine di guerra”.
Eppure le ripercussioni della vicenda sono inesistenti. Da quando è riesploso il conflitto israelo-palestinese, il 7 ottobre del 2023, i crimini di guerra si sono susseguiti uno dopo l’altro. La Corte penale internazionale ha spiccato un mandato d’arresto per crimini di guerra contro i dirigenti dello stato ebraico e quelli di Hamas. Inutilmente, dato che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha appena visitato Budapest, in Ungheria, e si trova attualmente a Washington senza che nessuno si preoccupi di intervenire.
L’offensiva israeliana, ripresa ormai da un mese, si svolge senza alcun rispetto del diritto internazionale, a cominciare dal blocco degli aiuti umanitari imposto dal 5 marzo. I due milioni di palestinesi, sballottati da un punto all’altro di Gaza sotto una pioggia di bombe, stanno subendo violazioni dei diritti inimmaginabili.
Il destino degli ostaggi nelle mani di Hamas passa in secondo piano, alimentando la rabbia di parte della popolazione israeliana. Intanto la tragedia di Gaza si svolge senza testimoni (Israele continua a impedire l’accesso sul campo alla stampa internazionale) e nell’indifferenza del resto del mondo.
In questo contesto, il 7 aprile il presidente francese Emmanuel Macron è in Egitto in una delle rare iniziative diplomatiche di un mondo ormai dominato dai rapporti di forza. Durante la giornata si svolgerà un vertice tra Francia, Egitto e Giordania, ma non dobbiamo aspettarci conseguenze immediate.
Oggi niente sembra poter influire sulla strategia israeliana, soprattutto perché il governo di Tel Aviv è protetto da Trump e le sue azioni sono anche il risultato di considerazioni legate alla politica interna.
La Francia ha poi organizzato con l’Arabia Saudita una riunione sulla Palestina nella sede delle Nazioni Unite, a New York. Ma nel disordine mondiale aggravato dalle ultime decisioni di Trump, il destino dei palestinesi non ha alcun peso.
I 15 operatori umanitari massacrati a Rafah ne sono la triste prova.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
***
Poi c’è questo post pubblicato da Voce Ebraica per la Pace:
Un bombardamento a Gaza ha colpito una tenda che ospitava giornalisti, bruciando vivi due giornalisti, Helmi Al-Faqaawi e Youssef Al-Khazindar.
Altri sei giornalisti, Hassan Isleih, Ahmed Agha, Mohamed Fayeq, Abdullah Al-Attar, Ihab Al-Bardini e Mahmoud Awad, sono rimasti gravemente feriti. La tenda era chiaramente contrassegnata e nota per ospitare membri della stampa.
Sullo stesso argomento questo post di aledibattista:
I giornalisti a Gaza non lavorano in uffici o redazioni lussuose. Lavorano in strada, dormono in strada e vengono sistematicamente uccisi perché ci mostrano la verità. Leggete qui https://alessandrodibattista.substack.com/p/israele-bombarda-le-tende-dei-giornalisti e iscrivetevi al mio canale Substack.
L’esercito israeliano colpisce di preferenza giornalisti e personale sanitario.
***
E infine qualche notizia che riguarda i bambini e ragazzini detenuti dalle forze di occupazione israeliana in Cisgiordania:
Vedete questo post di InsideOver:
Walid Khalid Abdullah Ahmad non è morto. È stato lasciato morire. Lentamente, in silenzio, sotto la custodia dello Stato d’Israele. Aveva diciassette anni.
È il primo minore palestinese a morire in una prigione israeliana, ma la sua vicenda, tragicamente, non è eccezionale. È il risultato di una serie di omissioni, trascuratezze e di un processo di disumanizzazione istituzionalizzata e profondamente radicato all’interno delle istituzioni israeliane.
Il 22 marzo 2025, Walid Khalid Abdullah Ahmad è crollato nel cortile del penitenziario di Megiddo, situato nel Nord di Israele, dove si trovava in stato di detenzione preventiva da circa sei mesi.
Al momento del collasso, il giovane era in evidente stato di debilitazione fisica e psicologica. Nonostante le richieste di assistenza rivolte alle autorità di sorveglianza da parte degli altri detenuti minorenni, non c’è stato alcun intervento immediato.
I compagni di detenzione portato Walid fino al cancello della struttura, dove è stato finalmente preso in carico dal personale. Portato alla clinica del carcere, il personale medico ha tentato la rianimazione con adrenalina e defibrillatore. Alle 9:10 è stata dichiarata la morte.
Il referto medico legale ha stabilito che il decesso è sopraggiunto a causa di una combinazione di fattori, tra cui denutrizione, disidratazione conseguente a colite con episodi di diarrea ricorrente e complicazioni infettive, il tutto aggravato da una malnutrizione prolungata e dalla mancata somministrazione di cure mediche essenziali.
La vicenda di Walid non si conclude con la sua morte. Il suo corpo non è stato restituito alla famiglia. È uno dei 72 corpi di palestinesi deceduti nelle carceri israeliane e ancora trattenuti dallo Stato. Una forma estrema di controllo che supera la vita stessa. Anche i morti diventano strumenti politici.
Leggi l’articolo di @andreaumbrello Link nelle stories #gazagenocide #israel #idf #palestine
Nessun commento:
Posta un commento