lunedì 14 aprile 2025

BYOBLU24 - BOOM DI FALLIMENTI IN ITALIA: IMPRESE UCCISE DALLE POLITICHE EUROPEE.


14 Aprile 2025

Sempre più fallimenti, sempre meno aziende. I numeri nel nostro Paese non possono che allarmare: nel 2024 si registra una crescita del 17,2% delle procedure fallimentari avviate dalle imprese. Un aumento di quasi il doppio rispetto al 2023, un anno in cui era già stato registrato un +9,8%.

È la fotografia scattata dal gruppo Cerved, che mostra come l’Italia non sia ripartita dopo le chiusure di cinque anni fa. Fino al mese di giugno del 2020 era stato registrato un progressivo calo dei fallimenti aziendali, poi ripartiti a pieno ritmo, fino all’ultimo dato: nel giro di un anno, si è passati da 7.848 a 9.194 casi di fallimento.

L’area maggiormente colpita è il Nord Italia, quella più industriale e imprenditoriale del Paese. Il suo motore, la Lombardia, è in testa con il 30% dei fallimenti. Ciò che emerge nell’analisi è anche un aumento, dal 2022 al 2024, dei fallimenti delle aziende nate da meno di cinque anni (dal 2 al 12%).

La maggior parte delle imprese fallite sono le società di capitali (82%). Soffrono i comparti dei servizi (35%), delle costruzioni (25,7%) e dell’industria (21,2%): soprattutto il settore dei metalli (+48,4%) e della moda (41%). Sono in controtendenza, invece, i settori della chimica e della farmaceutica.

E qui si arriva alle cause della crisi. Sulle imprese pesa l’aumento dei costi energetici, che impatta sulla produzione di settori che già affrontano la concorrenza a basso costo oppure la volatilità dei prezzi delle materie prime, oltre a una riduzione della domanda. Influisce inoltre la difficoltà di far fronte ai debiti accumulati, con l’aumento dei costi degli oneri.

Una situazione, questa, su cui sembrano avere un’influenza non indifferente le politiche europee adottate contro la Russia (tra sanzioni e forniture di energia) e in termini di politica monetaria, tramite la BCE.

“Le PMI cadono perché il terreno sotto i piedi è diventato rovente: i costi energetici, prima di tutto, stanno bruciando ogni margine operativo con incrementi, su base annuale, del 30%. Siamo al paradosso: si produce per pagare le utenze, non per creare ricchezza”

Antonio Visconti, presidente della Federazione Italiana Consorzi Enti Industrializzazione (FICEI)

Anche i settori che soffrono meno, come quello della farmaceutica, si ritrovano tuttavia adesso con l’incognita relativa alla battaglia dei dazi americani, che potrebbero causare un incrementi dei costi sulle esportazioni.

Per quanto riguarda le procedure di uscita dal mercato, aumentano le liquidazioni volontarie e “si registra un boom delle nuove procedure, come i procedimenti unitari e le misure cautelari e protettive. Questo si deve alla piena entrata in vigore del nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, introdotto nel 2022″, evidenzia l’analisi.

Intanto, il governo ha chiesto la fiducia sul voto del decreto Bollette, che va convertito in legge entro fine aprile. Tra le misure a sostegno delle imprese, sono previsti 600 milioni di euro per le aziende energivore e la riduzione (oppure l’azzeramento in certi casi) degli oneri di sistema in bolletta.



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