domenica 13 aprile 2025

BYOBLU24 - ISTAT: Produzione industriale in calo per la Venticiquesa volta...!

 

Dati produzione industriale

Cattive notizie per la produzione industriale:...

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 Tra dicembre 2023 e 2024 ----Ventitreesimo calo consecutivo, -7,1% tra dicembre 2023 e 2024, -3,5% in tutto il 2024. Ormai si può parlare di crisi conclamata della produzione industriale in Italia: infatti era andata peggio soltanto nel periodo Covid.

È un dicembre nero, con il peggior crollo dopo quello registrato nell’aprile 2023. Il settore maggiormente colpito è quello legato alla fabbricazione dei mezzi di trasporto (-23,6%). Seguono industria tessile, abbigliamento, pelli e accessori (-18,3%). Poi la metallurgia (-14,6%).

Non sembra essere un caso che l’industria automobilistica sia quella più in crisi, trainata dal disimpegno di Stellantis e dal ricorso alla cassa integrazione. Il 2024 registra un -42,8% con 310.000 veicoli prodotti: il livello più basso dal 1957.

Sarebbe comunque riduttivo parlare di crisi dell’auto solo in Italia, perché riguarda tutta l’Europa, in particolare la Germania. A causa di una domanda attualmente insufficiente per l’auto elettrica, anche a seguito della fine degli incentivi, il settore chiede ormai da mesi all’UE una revisione delle norme restrittive sui motori tradizionali. Soprattutto in Italiala quota di mercato delle elettriche è al 4%. La transizione ecologica di Bruxelles sembra dunque pesare particolarmente sull’industria automobilistica.

C’è poi il capitolo relativo ai costi energetici, presente ormai dal 2022, dopo la crisi russo-ucraina e le conseguenti sanzioni a Mosca. Recentemente, il prezzo del gas ha toccato i massimi dal 2023, raggiungendo quota 59 euro/megawattora, in rialzo del 3,3%. Ciò influisce sulle tariffe delle bollette, così come negli ultimi tre anni su imprese e cittadini si è anche abbattuta l’inflazione e il costante rialzo dei tassi di interesse da parte della BCE.

“Il 2024 sarà ricordato come l’anno nero per l’industria, commenta il Codacons, che invita il governo a non “restare a guardare”, chiedendo “interventi efficaci per far scendere i prezzi al dettaglio, calmierare le bollette energetiche e sostenere redditi e capacità di acquisto delle famiglie”.

Intanto, le opposizioni chiedono le dimissioni del ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che replica: “La crisi della produzione industriale non è italiana, ma europea, a partire dalla Germania, che ha problemi strutturali maggiori dei nostri”.

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 ....che a febbraio registra un calo dello 0,9% rispetto a gennaio. Lo ha certificato l’Istat, spiegando che il parametro ha subito, da dicembre, una flessione dello 0,7% nei confronti dei 90 giorni precedenti. Il crollo è stato pari invece al 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2024.

L’analisi

L’indice destagionalizzato, anche se meno preciso e comparabile, ha subito un aumento. L’incremento ha riguardato, secondo l’istituto nazionale di via Balbo a Roma, le forniture dell’elettricità e del gas. La stessa tendenza positiva è stata riscontrata anche per le industrie alimentari, del legno, delle bevande, del tabacco, della carta e della stampa. I rimanenti comparti, presi in esame, hanno riscontrato una flessione che è stata particolarmente accentuata nelle realtà che fabbricano mezzi di trasporto e nelle imprese tessili. Stessa sorte anche per le aziende legate all’abbigliamento, alle merci derivanti dalla raffinazione del petrolio, alle pelli e agli accessori. Vi è complessivamente dunque, in base all’analisi, una espansione solo dell’ambito energetico, accompagnata da una contemporanea contrazione per i beni strumentali, intermedi e di consumo. Insoddisfatto il Codacons. “Prosegue, per la venticinquesima volta, il trend fortemente negativo”, ha tuonato l’associazione dei consumatori che ha sottolineato come la crisi non sia cessata.

Gli scenari

Le prospettive all’orizzonte non sono delle migliori a causa del conflitto economico legato ai dazi, lanciato dagli Stati Uniti contro il resto del mondo, che potrebbe comportare una recessione globale. Non aiutano neppure i tamburi di guerra che suonano, sempre più fortemente, verso l’Iran. La stabilità politica di Teheran ha contribuito, fino ad ora, a mantenere sotto controllo le quotazioni del greggio, quindi dei prezzi degli articoli che viaggiano su gomma e dunque della spesa, sostenuta dalle famiglie, per acquistare i generi di prima necessità.

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