Matteo Castagna - 12 Luglio 2024 Pubblicato da Marco Tosatti
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Matteo Castagna offre alla vostra attenzione queste riflessioni sull’ultimo vertice NATO, e le sue implicazioni avventurose e rischiose per il futuro dell’Europa e del mondo. Buona lettura e condivisione.
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di Matteo Castagna
Il documento finale del vertice della Nato a Washington afferma che il percorso dell’Ucraina verso l’ingresso nell’Alleanza è “irreversibile”. La Nato potrà invitare l’Ucraina ad aderire all’Alleanza “quando gli alleati saranno d’accordo e le condizioni saranno soddisfatte”. La seconda parte sembrerebbe contraddire la prima, in un politichese che, sostanzialmente, vuole dire che l’Ucraina entrerà a far parte della NATO quando lo vorranno gli Stati che contano.Nella dichiarazione si sottolinea che la Nato intende continuare la sua espansione nel Mar Nero e nei Balcani orientali. L’Alleanza mira a rafforzare la propria presenza in Medio Oriente e in Africa per “sostenere la pace” in queste regioni. Inoltre, prevede di approfondire la cooperazione con i Paesi dell’Indo-Pacifico. Secondo il comunicato, la Nato sta aumentando le proprie capacità di difesa aerea e missilistica, compresa l’attivazione della nuova base Aegis Ashore in Polonia.
I Paesi della Nato hanno riaffermano l’impegno di spesa militare pari ad almeno il 2% del Pil. L’Italia si è impegnata a raggiungere l’obiettivo gradualmente.
La Nato sta mettendo in atto una grande provocazione contro la Russia, che sembrerebbe avere l’ intento di costringere Mosca a sparare il primo colpo e dunque ad assumersi la responsabilità di aver dato inizio alla guerra mondiale con la Nato.
In primis, al summit di Washington è stata data facoltà alla Polonia di abbattere qualsiasi oggetto volante sopra i cieli dell’Ucraina occidentale e ritenuto pericoloso (drone, aereo, missile o altro).
In secundis, il Segretario di Stato americano Blinken ha dichiarato che a breve, sui cieli dell’Ucraina voleranno gli F-16 provenienti da Olanda e Danimarca, che sono Paesi storicamente filo-anglosassoni.
La Nato, di fatto, sta stendendo una No Fly Zone in Ucraina Occidentale, che sarà sicuramente invasa dai russi, anche in considerazione di un ulteriore grave elemento. I russi, da sempre considerano gli F-16 come mezzi che possono trasportare ed utilizzare armi nucleari tattiche e, pertanto, li considerano una potenziale minaccia nucleare. La Cina, che nel documento finale, a Washington, sarà denominata “complice decisivo” della Russia ha posizionato un suo contingente militare a Brest per una esercitazione antiterrorismo con la Bielorussia, nuovo membro dello SCO (Shanghai Cooperation Organisation).
La situazione si fa davvero calda, al punto che la UE vorrebbe revocare la Presidenza temporanea dell’Ungheria a Viktor Orban, perché si è recato da Zelensky, da Putin, da Xi Jinping ed infine da Trump, senza un mandato ufficiale da parte dell’Europa. Considerando che Orban si è insediato il 1 luglio, possiamo dire che in una quindicina di giorni si è confrontato coi principali leader nemici dell’Occidente liberale, nel tentativo di scongiurare una grande guerra e cercare di essere mediatore di pace. Possiamo ricordare che, recentemente, i Paesi in cui Orban è volato, hanno tutti presentato ufficialmente le loro proposte per addivenire a dei negoziati, che sono state inascoltate o respinte ai mittenti, sia da Kiev che dagli USA che dalla UE.
Il Ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjártó ha precisato in merito al suo rifiuto di partecipare alla missione NATO in Ucraina: “al vertice della NATO si prevede che verrà presa la decisione che la NATO lancerà una missione a sostegno dell’Ucraina, nell’ambito della quale sia l’installazione di armi che l’addestramento militare saranno coordinati. La nostra posizione è chiara: ne staremo lontani”.
“Abbiamo un accordo con l’attuale Segretario generale e abbiamo la promessa da parte del futuro Segretario generale che l’Ungheria non parteciperà a questa missione della NATO a sostegno dell’Ucraina. Non invieremo i nostri soldati, non invieremo i soldi dei nostri contribuenti a questa missione, non cederemo il nostro territorio per questa missione e continueremo a negare le armi all’Ucraina. Questa posizione ci garantisce di poter proteggere la sicurezza dell’Ungheria e la sicurezza del popolo ungherese”.
Ora, i fatti ci fanno comprendere la ragione: il “Blocco atlantista” vuole la guerra, provocando la Russia, costringendola a “una sorta di Sarajevo”, per reagire con il combattimento sul campo. Esso è convinto di poter sconfiggere il “Blocco orientale” e consolidare, così, il mondo, in versione unipolare.
Un triste rapporto per il Pentagono è stato pubblicato da Govini, una società con sede ad Arlington, in Virginia, che nel 2019 si è aggiudicata un contratto quinquennale da 400 milioni di dollari dal Pentagono per fornire dati, analisi e approfondimenti sulle spese, la catena di approvvigionamento e le acquisizioni del Dipartimento della Difesa.Il rapporto ha rilevato che la dipendenza dalla catena di approvvigionamento cinese è presente su tutte le principali piattaforme d’arma, comprese le portaerei statunitensi.
Inoltre, rileva che l’attuale dipendenza dalla Cina non sarà risolta nemmeno in un decennio. Perché la “catena di approvvigionamento” su questa scala è un’intera economia, in quanto è una rete di molte aziende che acquistano e vendono l’una dall’altra.
L’opinione di chi scrive è che, solo per questo motivo, aver abbandonato la diplomazia, criticato l’unico che la sta cercando e scelto la provocazione della guerra non sembrerebbe una scelta conveniente, oculata e lungimirante.
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