Giulia Bertotto
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L’8 luglio un assalto missilistico ha colpito l’ospedale pediatrico Okhmatdyt di Kiev, non ci sono vittime accertate ma diversi bambini feriti e la struttura è in gran parte distrutta.
L’ONU ha dichiarato che “Con alta probabilità si tratta di missili russi” e che l’attacco verrà considerato un “Crimine di guerra”. Intanto il Cremlino respinge le accuse e il portavoce Peskov ha affermato che il: “Raid su ospedale pediatrico una trovata pubblicitaria di Kiev per impressionare il vertice Nato” che si è aperto proprio oggi 10 luglio a Washington. Il giorno seguente, il 9 luglio l’IDF colpiva l’ennesima scuola di Gaza, secondo fonti mediche facendo 27 vittime. Saranno le inchieste internazionali e dei Tribunali competenti a stabilire quali sono i bombardamenti “messe in scena” per impressionare l’opinione pubblica e giustificare rappresaglie e quali non sono operazioni “falsa bandiera”.
I TRIBUNALI GIUDICANO, I MEDIA DEVONO TENDERE ALL’IMPARZIALITÀ
Non possiamo però tacere sul doppiopesismo dei principali canali di informazione italiana. Da ottant’anni innumerevoli associazioni umanitarie e la stessa ONU denunciano i governi israeliani di ogni colore per la deliberata volontà di rendere la vita dei palestinesi così difficile e sofferta da spingerli a emigrare fuori dalla Cisgiordania.
Non dalla Striscia di Gaza invece, “La prigione più grande del mondo” come l’ha definita lo storico Ilan Pappé dove secondo le sue ricerche avviene quello che definisce il “genocidio incrementale”. Sui territori occupati della Striscia di Gaza[1] Israele commette dal 1948 demolizioni di villaggi, sfollamenti forzati, arresti arbitrari, ostacola l’accesso ai medicinali e servizi sanitari, all’acqua potabile, razionata come l’elettricità, impedisce la pesca sul mare per le risorse ittiche, limita la libertà di spostamento e anche le opportunità di lavoro sono stabilite dalla nazione occupante.
Da decenni Tel Aviv compie gravissime violazioni delle risoluzioni ONU che calpestano i diritti umani sul territorio palestinese, documentate dalle Nazioni Unite, dalla Croce Rossa, da associazioni umanitarie e ONG.
Amnesty International il 12 ottobre 2023 dichiarava che “la chiusura dell’unica centrale elettrica di Gaza acuisce una già disperata crisi umanitaria per oltre due milioni e 200.000 persone intrappolate nel mezzo di una massiccia campagna di bombardamenti da parte di Israele, che ha causato la morte di almeno 1350 persone e ne ha ferite più di 6000”.
APRIRE IL FUOCO SU UN OSPEDALE: DIMENTICARE SÉ STESSI
Chiunque apra il fuoco su un ospedale -luogo ancora “sacro” per la visione laica dell’uomo moderno- ha perso ogni contatto con la propria empatia, con la parte emozionale di sé stesso e con la dignità inviolabile della Persona.
Ora occorre che i media italiani decidano da che parte stare; no, non se fiancheggiare la Federazione Russa o appoggiare la NATO, ma se stare dalla parte dell’Umanità o dell’infamia, e quindi se continuare a demonizzare, enfatizzare e divulgare solo certi crimini e non altri con tale disonestà intellettuale, iniquità deontologica e parzialità etica.
[1] “L’articolo 42 del Regolamento dell’Aja del 1907 stabilisce che: “Un territorio è considerato come occupato quando si trovi posto di fatto sotto l’autorità dell’esercito nemico”. Non si menziona la presenza di truppe sul territorio, e dunque il ritiro da Gaza del 2005 non modifica lo status dell’occupante. E infatti come è tale è considerato dalle Nazioni unite, dalla Corte penale internazionale, dalla Croce Rossa”, riporta Il Manifesto.
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