Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, dal 10 gennaio l’Italia entra ufficialmente in una nuova fase sociale e politica. Senza nessuna prova di carattere scientifico – anzi – chi si rifiuta di sottostare al ricatto di questo governo di malfattori e di portare in obolo il suo corpo ai guadagni di fabbricanti di medicinali senza scrupoli, e di partecipare a un esperimento – sul suo corpo – che durerà fino al dicembre 2023, e i cui esiti sono tutt’altro che scontati sarà de facto rinchiuso. Ne parleremo ancora, ovviamente, fino a che sarà possibile farlo. Intanto leggiamo quello che scrive su internet una persona che non conosciamo, ma che mi sembra abbia centrato i termini del problema.
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“Che bello svegliarsi e sapere di non essere in dittatura.
Mi incontro con un amico questa mattina perché non abbiamo più un lavoro e cerchiamo di distrarci.
Ci hanno licenziato perché non abbiamo accettato di sottoporci ad un trattamento sanitario facoltativo, non obbligatorio, quindi non è dittatura perché dittatura è solo quando ti deportano e ti usano come cavia contro il tuo volere.
Facciamo quattro chiacchiere su una panchina perché nei bar non possiamo più entrare, però non siamo in dittatura perché possiamo ancora entrare nei supermercati.
Ci andrò a piedi, non posso prendere mezzi pubblici. Ma non siamo in dittatura, non c’è nessuna violazione dei diritti come con i neri durante la segregazione razziale negli Stati Uniti il secolo scorso. A loro sui mezzi pubblici era consentito andare ma avevano posti a loro riservati, non potevano stare con i bianchi, era trattati da appestati, da infetti.
Quella sì che era una violazione dei diritti, a noi non ci lasciano neanche salire sui mezzi pubblici ma non siamo in dittatura perché, non dimentichiamolo, c’è una tremenda pandemia in corso, oggi in Italia le terapie intensive traboccano per un 8% della loro capienza massima!
Non siamo in dittatura, possiamo ancora esprimere il nostro dissenso, anche se le manifestazioni di quelli che esprimono certe idee non sono più permesse e molti partecipanti vengono fermati, identificati, segnalati e a volte portati in caserma.
Non possiamo andare in televisione a spiegare le nostre motivazioni perché le reti maggiori e quelle pubbliche italiane hanno le loro idee e non vogliono dare spazio a quelle contrastanti e, quanto alle reti minori, ce lo darebbero anche un po’ di spazio se non avessero promesso al governo di dare solo informazioni da lui autorizzate, d’altronde sono state pure pagate per farlo, mi sembra giusto tener fede ai patti.
Ma non siamo in dittatura perché ancora possiamo pubblicare post su Facebook, anche se molte volte viene censurato e interi gruppi e canali vengono chiusi perché non rispettano gli “standard della community”.
Bene, auguro anche a voi una bellissima giornata come lo sono tutte in un paese democratico”.
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