sabato 24 aprile 2021

Parlamento al buio, il Recovery di Draghi è un segreto di Stato

 

Le indiscrezioni del PNRR al Consiglio dei Ministri confermano le nostre paure: la prima voce in ordine di peso sono soldi alle imprese (14%), seconda l’alta velocità ferroviaria in tutti i suoi aspetti (13%). Messe assieme valgono più di un quarto del piano, mentre per la sanità territoriale si prevedono solo 7 miliardi in 6 anni (3,7%), meno di quelli investiti per la cura a distanza, per non dire degli 1,69 miliardi per la qualità dell’aria (0,9%), gli 0,50 per la cosiddetta ‘previsione del cambiamento climatico’ (0,2%) e delle solite briciole per la cultura, un settore devastato dalla pandemia: 1,1 miliardi (0,6%) per il patrimonio culturale e 0,16 (0%) per l’industria culturale.



Siamo davanti a un giudizio universale climatico e a una crisi senza precedenti, ma sembra che al Governo Draghi la pandemia non abbia insegnato nulla.

Il 30 aprile presenterà all’Europa un Recovery Plan, mai sottoposto al dibattito pubblico, ideato dai soliti noti che vogliono che nulla cambi. Altro che cambio di passo, le forze politiche, i media ma soprattutto i parlamentari stanno leggendo il piano dopo averlo ottenuto per sotterfugio. Possibile che a 5 giorni dal voto si debba leggere una bozza segreto come fosse un oggetto da mercato nero o deep web?

Fiumi di soldi per domani non basteranno, se le idee restano quelle sbagliate di ieri. Serve tutto un altro piano, basato su un ripensamento radicale della nostra organizzazione sociale e del nostro modello di sviluppo. Si continua ciecamente con piogge di soldi su imprese, grandi opere e interventi che si sarebbero fatti in ogni caso, mentre il Recovery Fund doveva essere un’opportunità di cambiamento.

Per noi le sei missioni che  dovrebbero mettere al centro altre riforme urgenti sono:

1. Una legge contro i cambiamenti climatici e per la transizione che definisca da subito le linee guida della riconversione ecologica dell’economia e della mobilità, con il più grande piano di rilancio del trasporto pubblico mai visto, che comprenda la gratuità dei mezzi per gli under 14 e per tutte le famiglie sotto i 20mila euro di Isee.

2. ‘Ossigeno Italia’: un piano di riduzione delle emissioni di tutti i gas climalteranti, coerente con il calcolo globale fatto dalle Nazioni Unite, insieme a un piano per la riforestazione del Paese, con quinte verdi su tutte le aree industriali e la bonifica di tutti i siti inquinanti a spese di chi ha inquinato.

3. L’incremento di nidi e scuole dell’infanzia nella forma pubblica e il loro inserimento nel percorso dell’obbligo scolastico;

4. L’abrogazione del patto di stabilità interno, che impedisce agli enti locali di utilizzare l’indebitamento per reperire i fondi necessarie per gli investimenti sulle risorse idriche e sulla messa in sicurezza del territorio.

5. La riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e un piano dettagliato, con tempi precisi, per il raggiungimento del 60% di occupazione femminile. 

6. Un piano di ‘grandi opere salutari’ a partire dalla bonifica delle aree inquinate e dal superamento delle condizioni di contaminazione diffuse.


Alcune forze politiche e interessi hanno fatto di tutto per mettere in discussione il precedente governo, sulla base di un’assenza di dibattito e democrazia, eppure fra poche ore il Parlamento rischia di dover ratificare dei semplici titoli, senza aver mai visto veri progetti. Agli occhi delle Camere e di tutto il Paese il Recovery sembra ancora un segreto di Stato.



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