La caduta del governo Conte (II) e il conseguente arrivo a Palazzo Chigi di Mario Draghi continua a suscitare interrogativi. Sono solo questioni di politica interna, equilibri saltati, che hanno determinato la fine del secondo esecutivo guidato dal “Professore”.
Secondo un dirigente di primo piano del Partito Democratico, nonché collaboratore stretto di Conte e quindi insider degli ultimi momenti, Goffredo Bettini, il governo Conte II è caduto perché ritenuto “inaffidabile” rispetto a “una convergenza di interessi nazionali e internazionali”. Il dirigente democratico rende nota questa sua convinzione nel manifesto di Le Agorà, la nuova area culturale che si appresta a lanciare, come ricorda TPI.
“Conte non è caduto per i suoi errori o ritardi (che in parte ci sono stati) ma per una convergenza di interessi nazionali e internazionali che non lo ritenevano sufficientemente disponibile ad assecondarli e dunque, per loro, inaffidabile”, scrive Bettini che come è noto è stato colui che ha provato fino alla fine a convincere nuovi senatori per salvare l’esecutivo.
Ora è chiaro che quello che dice Bettini, ripetiamo una delle persone maggiormente informate di quello che è accaduto in quei giorni, richiederebbe l’interesse parlamentare per la gravità di queste affermazioni.
Assecondando il ragionamento di Bettini possiamo dire che certi ambienti atlantisti italiani sicuramente avevano visto come fumo negli occhi alcune iniziative dei due governi guidati da Conte, non proprio allineate ai diktat provenienti da Washington.
Il mancato riconoscimento del pupazzo golpista Juan Guaidò in Venezuela e l’accordo sulla Nuova Via della Seta firmato con la Cina hanno con ogni probabilità influito nel far ritenere Conte ai padroni USA/NATO? Sin dal suo insediamento Mario Draghi ha tenuto ad affermare che il suo governo è fermamente atlantista ed europeista. E le azioni intraprese dal suo governo lo confermano in pieno. A cominciare dalla chiusura ideologica verso il vaccino russo Sputnik, che un paese in grande ambasce come l’Italia abbisogna come il pane.
La non condivisione dell’opinione espressa da Goffredo Bettini, da parte del neo-segretario PD Enrico Letta, ci porta a credere che la posizione di Bettini sia fondata: “È una posizione personale di Bettini, che non riflette in alcun modo la nostra. Nessuno può dubitare che il governo Draghi sia il governo del Pd di Letta”, afferma Repubblica citando lo staff del segretario, che sottolinea come Conte non abbia “mai esposto teorie dello stesso tenore” e che “se quel governo è finito è perché Renzi gli ha tolto il sostegno e si è verificato che non c’era una maggioranza alternativa”.
Provate adesso solo ad immaginare cosa sarebbe accaduto se qualcuno avesse solo ipotizzato la caduta di un governo per interferenze russe o cinesi. Apriti cielo. Il paese si sarebbe fermato. Le varie opposizioni di cartone avrebbero iniziato a sbraitare. Invece, la denuncia di un dirigente del calibro di Goffredo Bettini, sostanzialmente resta sotto traccia. Anzi il segretario del Partito Democratico Letta si affretta nel chiudere la questione ed affermare che le parole di Bettini non rispondono al vero. E per questo il dirigente democratico dovrebbe circostanziare le sue parole con tanto di nomi e cognomi, specificare la provenienza di queste gravi interferenze nella vita democratica italiana.
Una situazione incredibile per chi ancora crede e asserisce che l’Italia debba recuperare la propria sovranità popolare e nazionale. Mentre col beneplacito di tutti i partiti presenti in Parlamento Roma conferma di essere nulla più che una colonia asservita a politiche determinate a Bruxelles e Washington.
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