L'ex premier lavora a una nuova piattaforma e a una sede a Roma. Casaleggio minaccia la scissione.
M5s in un vuoto normativo, proprio il partito che più degli altri ha fatto dello Statuto e del codice etico l’architrave della sua politica. Oltre ad essere senza un capo, poiché i 30 giorni di “reggenza pro tempore” del comitato direttivo sono scaduti il 20 marzo, da oggi il Movimento è anche senza Davide Casaleggio, il figlio del co-fondatore, che ha dato l’addio portandosi via la piattaforma Rousseau, pilastro della democrazia diretta. In questo contesto pesa l’assenza del Garante. Beppe Grillo, apparso giorni fa in un video in cui ha difeso il figlio accusato di stupro, attaccando invece la ragazza che lo ha denunciato...
, si è esposto alle prese di distanza dei parlamentari e anche di Giuseppe Conte finendo per auto-isolarsi. Infine l’ex premier non può essere eletto nuovo capo politico. Per quale ragione? Non c’è una piattaforma su cui votare.Casaleggio non ha messo a disposizione Rousseau in queste settimane in attesa che i parlamentari morosi saldassero i debiti. Ma così non è stato e in un post apparso sul blog oggi ha annunciato che le rispettive strade si sono separate. Salvo poi aggiungere su Facebook che “il Movimento è dove sono le persone che ne rispettano i principi e ne portano avanti le idee. Rousseau sarà sempre la casa di queste persone”. Qualcuno in questa frase legge venti di scissione, perché in fondo Casaleggio non è così solo.
Come il presidente dell’associazione Rousseau la pensa Alessandro Di Battista, anche se per ora non si espone e in realtà potrebbe ambire più a un ritorno in M5s da leader. Diversi parlamentari invece sono disposti a seguirle Casaleggio nel suo annunciato progetto civico. “Davide non lascerà morire così il progetto originario del Movimento”, qualcuno è pronto a scommettere. Con lui c’è anche un’ampia frangia di amministratori e attivisti locali, un bacino che guarda con preoccupazione il dibattito sul terzo mandato e quello delle alleanze locali con il Pd.
Questa situazione di stallo non serve alla costruzione del Movimento targato Conte. L’ ex premier sente diversi esponenti Pd e agisce in piena sinergia con Luigi Di Maio, ma non è legittimato a prendere decisioni mentre le amministrative sono alle porte. Prima della fine di aprile difficilmente il suo Movimento vedrà la luce, ma tra le novità potrebbe esserci quella della sede romana a due passi dalla Camera, come anticipato dal Foglio, nel palazzo dove si trovava il partito di Francesco Rutelli. Nel frattempo Conte si muove sia in chiave interna, per placare i crescenti malumori dei parlamentari, sia sul versante Comunali. Dove la crisi del Movimento rischia di far franare sul nascere qualsiasi alleanza con il Pd.
Per accelerare i tempi Vito Crimi sta chiedendo con insistenza a Casaleggio di consegnargli la lista degli iscritti M5S così da farli migrare su un’altra piattaforma perché ormai tutti sono convinti che la leadership di Conte sarà votata altrove. “Il neo-Movimento con Conte deve continuare a dotarsi degli strumenti digitali alternativi necessari”, dice il deputato Carlo Sibilia che già guarda oltre a un partito diverso da quello che si conosce adesso.
Ma quando Conte ha proposto a Beppe Grillo di ripartire da zero anche con un nuovo simbolo è stato prontamente stoppato. Ora il Garante tace e chi lo conosce bene pensa che resterà a lungo in silenzio provato dalle questioni di famiglia e dalle critiche ricevute, per la prima volta, dai suoi parlamentari. Come se non bastasse per ora il presidente dell’Associazione non sta andando incontro alla richiesta arrivata dal reggente, forte anche della sentenza del tribunale di Cagliari che non riconosce Crimi come rappresentante legale del Movimento. Nei fatti il Movimento non ha neanche un elenco dei iscritti. Significa che bisognerebbe ricominciare tutto da zero, o quasi. Opzione che a Conte non dispiace affatto.
- Gabriella CeramiPolitics reporter, L'Huffington post
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