Alta tensione tra Italia e Turchia dopo le parole utilizzate dal Primo ministro Draghi per descrivere il Presidente turco Erdogan. Immediata è stata la reazione da parte della Turchia.
Leonardo perde 70 milioni di euro
L’Ambasciatore italiano ad Ankara è stato convocato dal Ministro degli esteri turco per avere spiegazioni. Ma non solo. La Turchia ha fatto ricadere su alcune aziende italiane l’avventata uscita di Mario Draghi. È stata sospesa infatti l’acquisizione da parte della Turchia di dieci elicotteri di addestramento che avrebbe portato all’azienda Leonardo circa 70 milioni di euro.
E anche altre aziende potrebbero subire la ritorsione turca, come Ansaldo Energia che sta negoziando un importante affare con una centrale elettrica di Istanbul. Insomma danni pesanti ed immediati per gli interessi nazionali italiani all’estero.
L’UE si dissocia dalle parole di Draghi
A fronte di questa reazione grave, ma sicuramente prevedibile, si comprende sempre meno l’uscita così estemporanea da parte di Draghi. Erdogan è un dittatore? Probabilmente secondo i canoni del bon ton democratico occidentale è così.
Tuttavia che bisogno c’era di affermarlo durante una conferenza stampa nazionale, buttando il termine “dittatore” così a caso, senza uno straccio di approfondimento, come se si stesse parlando con il proprio compagno di merende?
E a questo proposito è da sottolineare la netta presa di distanze da parte dell’Unione europea rispetto alle esternazioni di Draghi.
La Turchia è un Paese che ha un parlamento eletto e un presidente eletto, verso il quale nutriamo una serie di preoccupazioni e con il quale cooperiamo in molti settori. Si tratta di un quadro complesso ma non spetta all’Ue qualificare un sistema o una persona.
Ha così affermato un portavoce della Commissione UE. E l’aspetto curioso è che Draghi era intervenuto contro Erdogan proprio per difendere la Presidente Von der Leyen, vittima di un presunto sgarbo di protocollo durante l’ultima visita in Turchia.
Ora l’Italia rischia di sparire dalla Libia
E questo azzardo l’Italia potrebbe pagarlo caro anche in Libia, dove la Turchia ormai ha un accesso privilegiato frutto di anni di lavoro e azione mirata a tutelare gli interessi nazionali turchi nell’ex territorio dell’impero ottomano.
In Tripolitania gli ufficiali turchi vanno a braccetto con gli ufficiali libici, ne addestrano i soldati e seguono in maniera attiva tutte le operazioni militari. E l’Italia, i cui maggiori interessi economici sono proprio in Tripolitania, deve fare i conti con la presenza turca e non può di certo permettersi di entrare in aperta ostilità con Ankara.
La solitudine dell’europeismo
Considerando anche l’atteggiamento di sfacciata indifferenza da parte dell’Unione europea che anche nel caso libico ha abbandonato l’Italia a se stessa, lasciando Tripoli in balia degli interessi di potenze straniere, come la stessa Turchia.
Insomma Draghi per difendere la Presidente della Commissione UE sta mettendo a rischio gli affari milionari di aziende italiane, oltre che il ruolo del nostro Paese nel Mediterraneo. “Fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine” aveva detto Draghi. Ancora una volta però è stato proprio l’eccessivo zelo europeista dei nostri politici a lasciare il nostro Paese nella solitudine della sua azione
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