Del resto già a fine 2013 il rivoluzionario in capo, Beppe Grillo, aveva radunato un
drappello dei suoi nelle medesime sale di sbafo, chiarendo che Mao Zedong una
l’aveva toppata: la rivoluzione, talvolta, può anche essere un pranzo di gala.
Di Maio, che poche settimane prima aveva detto mai e poi mai al ristorante della
Camera, si adeguò (nella stessa circostanza disse anche se mi vedete con
un’auto blu linciatemi, perché le auto blu sono il male assoluto, e settimana
scorsa in Svizzera ne aveva una decina, ma per scelta del governo elvetico,
qui in Italia ne ha solo due o tre).
A un certo punto girò la foto di non ricordo quale deputato a cinque stelle cui il
cameriere parlamentare versava un bicchiere di sincero Morellino – e con colleghi
di altri partiti, sacrilegio! – e Alessandro Di Battista si incaricò della difesa: a me l
ì dentro non mi vedrete mai (però lo vedevamo all’Osteria del Sostegno, delizioso
e raffinato ristorante di piazza Capranica, prezzi all’altezza dei piatti), ma non
siate troppo severi, disse, non è poi tutto ’sto privilegio; in ogni caso è molto bello
grillino al tavolo, come è giusto che sia. E, se giunta l’ora del desinare il ristorante
è chiuso, ed egli deve ricaricare le pile e caricare un saltimbocca, può anche
essere che gli girino un po’ le scatole. E interpelli il presidente Buompane il quale,
cinque stelle anch’egli, prenda la questione di petto e la giri al presidente Fico.
Pare di vederlo, Fico, con le due noci di Fra’ Galdino, a sospirare sui nobili cuori e
l’ignobile pancia.
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