Tutti a Villa Pamphili per gli Stati generali dell'economia ma il luogo deputato per discuterne, le Camere, resta vuoto.
Villa Pamphili è un posto meraviglioso: c’è il laghetto coi pesciolini, il giardino segreto, ci svolazzano i parrucchetti dal collare, e la villa in sé è roba da principessa Sissi, da ballo delle debuttanti, molto oltre la consegna del Telegattone: luogo di regalità, per quanto declinante e periclitante, e dunque da Stati generali. Potrebbe essere il trionfo estetico di Giuseppe Conte, che magnanimo e illuminato invita i partiti d’opposizione a discutere di che fare di tutto quel ben di Dio in arrivo (forse) dall’Europa....
Se non fosse che la fiction della vita pubblica italiana si trasferisce per qualche giorno dalle spiagge, dalle piazze, dalle birrerie coi tavolacci su cui battere i pugni, dalle location del bagno di folla, del buon senso popolare, della realizzazione populista, ecco, se non fosse che si trasferisce nelle stanze di un capolavoro dell’aristocrazia settecentesca, se non fosse per questo colpo di scena, sarebbe tutto estremamente noioso. Avevamo un governo di orgogliose schiave Isaura, e ora ce l’hanno fatta, sono belli impomatati. Da non perdere.
E infatti, come nel Settecento, il Parlamento non c’è. E un pochino se lo meritano queste opposizioni, e ogni opposizione precedente, dedite con le migliori energie, da decenni, a svilire il luogo sacro della rappresentanza democratica. La rappresentanza non c’è più, non ci sono più politici ed elettori: ci sono gli influencer e le loro groupie. Vedete in giro dei parlamentari? Io no. Vedo gli influencer su Instagram, ospiti dell’infinito casellario dei talk show, non gli servono sapienza e ingegno, ma l’abilità dell’istante per la battuta da socializzare e viralizzare, o in diretta Facebook, hanno da monologare offrendo il migliore dei tre quarti, e poi cuoricino, cuoricino e pollice all’insù. Il Parlamento è più ancora vuoto che svuotato, non c’è niente da fare lì, niente da discutere, niente da ricavare.
Tutti dunque a Villa Pamphili, dove Conte metterà a frutto mesi d’allenamento – concessigli – nel battere lo scettro e declamare la decisione irrevocabile. La destra, giustamente, gli ricorderà che s’è montato la testa e finiranno con lo smontargliela, come la storia ricorda, a proposito di epiloghi di altri Stati generali. E neppure altrettanto generici. Gli ricorderanno anche che per certe cose, tipo discutere un bruscolino da 55 miliardi, esisterebbe un luogo deputato, sebbene rimasto senza deputati. Sarà uno spettacolo: accantonata la democrazia, è quanto ci resta.
E infatti, come nel Settecento, il Parlamento non c’è. E un pochino se lo meritano queste opposizioni, e ogni opposizione precedente, dedite con le migliori energie, da decenni, a svilire il luogo sacro della rappresentanza democratica. La rappresentanza non c’è più, non ci sono più politici ed elettori: ci sono gli influencer e le loro groupie. Vedete in giro dei parlamentari? Io no. Vedo gli influencer su Instagram, ospiti dell’infinito casellario dei talk show, non gli servono sapienza e ingegno, ma l’abilità dell’istante per la battuta da socializzare e viralizzare, o in diretta Facebook, hanno da monologare offrendo il migliore dei tre quarti, e poi cuoricino, cuoricino e pollice all’insù. Il Parlamento è più ancora vuoto che svuotato, non c’è niente da fare lì, niente da discutere, niente da ricavare.
Tutti dunque a Villa Pamphili, dove Conte metterà a frutto mesi d’allenamento – concessigli – nel battere lo scettro e declamare la decisione irrevocabile. La destra, giustamente, gli ricorderà che s’è montato la testa e finiranno con lo smontargliela, come la storia ricorda, a proposito di epiloghi di altri Stati generali. E neppure altrettanto generici. Gli ricorderanno anche che per certe cose, tipo discutere un bruscolino da 55 miliardi, esisterebbe un luogo deputato, sebbene rimasto senza deputati. Sarà uno spettacolo: accantonata la democrazia, è quanto ci resta.
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Mattia FeltriDirettore HuffPost
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