domenica 7 giugno 2020

di Massimo Franco -Il Premier Giuseppe Conte: «Non temo di cadere, adesso però c’è l’urgenza di agire»

Conte: «Non temo di cadere, adesso però c'è l'urgenza di agire»

PS: << Il premier, l’emergenza coronavirus e il futuro del governo tra Pd e 5 Stelle: «In tutti questi mesi hanno detto che sarei caduto, ho imparato a non meravigliarmi più»>> Mi sa di..."un uomo solo al comando(...non è la storia di Fausto Coppi...)"...e mi sa che qualche Partito che si dice di sinistra, invierà una lettere con un testo di una nuova canzone da cantare contro i ..."populisti, sovranisti e un po fascisti"...ai pochi restati iscritti, al posto della..."Bella ciao...ciao..." Voi siete giovani, ma io anziano, mi ricordo solo l'inizio( poi scappavo...)...che diceva così. ..."faccetta scura o nera...(di un paese africano...) aspetta e spera..."!

umberto marabese
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di Massimo Franco

Come va l’accerchiamento? «Quale?». Il suo, presidente. «Non credo. Non mi pare di essere accerchiato più di quanto lo fossi nella prima fase. In tutti questi mesi ho sentito dire in continuazione: Conte cade, Conte cade. Fa parte del gioco, ho imparato a non meravigliarmi. Ma come si vede e si vedrà, non è così». Giuseppe Conte tradisce la soddisfazione tipica dei sopravvissuti. Le ultime ore hanno consegnato l’immagine di un presidente del Consiglio contestato dalla propria maggioranzaquasi alle corde. Criticato soprattutto per il modo estemporaneo col quale avrebbe impostato e imposto l’idea degli Stati generali dell’economiaun titolo pomposo per dare corpo alla fase due o tre, circondato da una coltre di scetticismo e di malcelata irritazione per il protagonismo attribuito al premier...
Ma la fase che dovrà definire le capacità del governo e della sua maggioranza di far ripartire l’Italia dopo l’emergenza da Coronavirus è comunque iniziata. E Conte sostiene di lavorarci da tempo.
Le tensioni nell’esecutivo
A fine giornata, parlando al telefono dalla sua auto, sembra più tranquillo. Un filo di inquietudine, tuttavia, deve averlo attraversato quando l’altroieri ha registrato le reazioni di alcuni suoi ministri. Quello scambio a muso duro a Palazzo Chigi rimane sullo sfondo come testimonianza di un rapporto soggetto ad alto e bassi che riflette quelli tra le forze della coalizione: in particolare tra M5S e Pd, divisi sull’Europa soprattutto. «La verità è che quando si arriva alla sostanza delle cose, asciugandole dalle polemiche, ci si rende conto che questa maggioranza è composta da partiti responsabili, che capiscono bene quali siano le priorità del Paese. Il clima è migliore di quello che sembra. E anche alcune perplessità del Pd sono rientrate». Inutile tentare di fare ammettere a Conte che la sua iniziativa sulla ripresa economica ha spiazzato e irritato gli alleati; che la tensione non è ancora smaltita del tutto; e che magari per qualcuno sarebbe meglio rinviarla.
Il ruolo di Gualtieri
Il premier glissa anche sulle voci i secondo le quali il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri si sarebbe sentito scavalcato, restandoci male. «Guardi, come premier non scavalco nessuno», replica Conte. «E Gualtieri ha sempre condiviso tutto con me e insieme a me». Dunque, Conte, è convinto che vada fatta, e presto. Di più: sostiene di averla in testa da tempo, dai giorni in cui in Italia «contavamo ogni giorno il numero dei contagi e dei morti, angosciati». Si definisce una persona «che non riesce a lavorare senza una strategia. E quella sulla fase del dopovirus avevo cominciato a prepararla già durante l’emergenza». Il problema, però, non è tanto quando farla, ma arrivarci con progetti e decisioni già preparati o comunque abbozzati, da proporre alle parti sociali. E su questo, sul livello di preparazione del governo, sulla fretta di Conte di appropriarsi della fase due per spezzare l’eterno accerchiamento, nelle ultime ore si è sfiorato il cortocircuito politico nella coalizione.
Le parole di Francesco
«Lo so quello che si dice», risponde. «Ma non possiamo ritardare il confronto con imprenditori, sindacati, categorie. L’urgenza non nasce da un mio capriccio ma dalla realtà che preme. Bisogna muoversi da subito. Sento dire che occorre farlo con calma. Ma quale calma? Ci prendiamo qualche giorno per coinvolgere appieno le forze di maggioranza, e lo facciamo. Poi chiamiamolo patto, chiamiamolo confronto. Ma non va rimandato». Sa di avere il vantaggio che non si vedono alternative. Confida nell’appoggio di un Quirinale che teme strappi in settimane cruciali anche nei rapporti con l’Europa. Vede che l’opposizione, almeno quella della Lega e di FdI, lo attacca in modo tale da aiutarlo, per paradosso. E qualche settimana fa, quando infuriava la polemica con i vescovi italiani sulle messe vietate, ha trovato un «alleato» insperato in Papa Francesco. «L’ho chiamato senza chiedergli niente. E lui il giorno dopo ha parlato appoggiando le misure che avevamo preso per proteggere la salute della popolazione». Gliene è grato.
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