Nella Russia di Putin, esiste da due anni l’organizzazione militare giovanile YunArmiya. Aperta ai ragazzini dai 10 anni di età, li addestra alle armi. Non possiamo definirla una “premilitare”, perché (contrariamente a quella fascista, “obbligatoria” e perciò pressappochista) questa è su base volontaria. Nata due anni fa con 2 mila aspiranti, adesso conta 300 mila volontari: quelli più attratti da tale esperienza sono, tipicamente, sedicenni. E’ la pupilla dell’occhio del generale Shoigu, il ministro della Difesa di origine asiatica e buddhista (ma lo abbiamo visto farsi il segno della croce prima di una sfilata della vittoria), che ha voluto creare reparti della YunArmiya in tutte le 85 regioni della Russia, sostenuto fortemente da Vladimir Putin.
“Stiamo ampliando il programma nell’ambito delle scuole – ha fatto sapere il ministero della Difesa russo – “credo infatti che tra i membri del movimento ci sono ottimi leader. La vostra guida è l’esercito russo, e insieme a voi si terranno attività interessanti, utili e costruttive a beneficio della Russia”. Ovviamente l’iniziativa è una risposta alle continue minacce belliche che l’Occidente vibra contro la Russia – che ha nella memoria storica l’invasione, la resistenza popolare, Stalingrado:
Una volta ventilata ed evacuata l’indignazione politicamente corretta per questa ennesima dimostrazione del “putinismo nazionalista e aggressivo”, vi inviterei a considerare quali “attività interessanti, utili e costruttive” per il tempo libero propone agli adolescenti la nostra civiltà: l’avviamento al porno su smartphone e l’introduzione alla “masturbazione consapevole” l’intruppamento a decine di migliaia al concerto del cantante pop o rap, la discoteca come unico luogo per incontrare l’altro sesso, e svezzarsi alla canna per poi passare alla coca o all’ero o altra dipendenza suicida. Se ritenete pericoloso l’insegnare ai sedicenni russi volontari a smontare e rimontare al buio un kalashnikov, non dimenticate però che da noi giovani muoiono a decine agglutinandosi di notte, fin dagli 11 anni, per il bisogno estremo di ascoltare, vedere e toccare “Sfera Ebbasta”. Che muoiono in auto di ritorno dalle discoteche alle quattro del mattino, sfatti e rifatti di droga, stanchezza e ripugnanti esperienze nei cessi. Che l’educazione alla violenza fratricida è affidata liberamente alle tifoserie calcistiche e ai caporioni delle curve sud, e a noi sembra “normale” ed effetto collaterale sopportabile, non qualcosa da reprimere in modo totale ed assoluto. Se non volete che i vostri figli si preparino alla guerra, dovete però ricordare che poco tempo fa, e già l’avete dimenticato, Desiré, a 16 anni, s’è messa in mano di bestiali nemici non già in qualche incivile frontiera, ma a Roma nel popoloso quartiere San Lorenzo, a cui chiedeva la droga, che era ancora vergine (come è risultato dall’autopsia) e l’hanno violentata fino alla morte. E succederà ancora, eccome se succederà.
Ci siete? Piano piano, senza fretta, cominciate a porvi la domanda se lo Stato chiamato Federazione Russa non dimostri più rispetto per i suoi bambini e adolescenti, per la loro dignità e salute morale e fisica, del nostro. Cominciate a domandarvi se uno stato come il nostro, o altro occidentale, nel lasciare gli adolescenti “liberi” di organizzarsi il tempo libero secondo l’iniziativa privata loro – e i privati interessi degli spacciatori e discotecari, nonché dei nigeriani violentatori – non manifesti, in realtà, che dei suoi figli e del loro futuro non gli frega nulla, non se ne sente in nessun modo responsabile: che si rovinino, che si fottano, mica riguarda le istituzioni. C’è qui un fatale circolo vizioso: lo Stato irresponsabile verso la gioventù, rende a sua volta la gioventù irresponsabile del bene comune, nichilista.
A questo punto avete diritto all’inevitabile citazione del mio pedagogo consigliato, Ortega y Gasset, che già quasi un secolo fa metteva in guardia contro “l’orribile situazione intima in cui viene ormai a trovarsi la gioventù “ europea: “Nel sentirsi puramente libera, esente da impegni, si sente vuota. Una vita senza impegni è più negativa della morte. Perché vivere equivale a fare qualcosa di preciso – a compiere un incarico”.
Questa è la condizione dei nostri adolescenti da discoteca e da curva Sud, delle sedicenni che incappano nei nemici bestiali stupratori per una dose: il vuoto di senso, la mancanza di uno scopo collettivo che per cui vale la pena vivere ed imparare. Un vuoto che si manifesta come noia, una noia divorante da far tacere con ogni mezzo, la droga, l’alcol, le “emozioni intese” e stupide, le prove iniziatiche fino al brivido della morte – perché appunto “una vita senza impegni è più negativa della morte”.
Ma – salvo eccezioni – da soli, i nostri adolescenti, non sanno darselo, un impegno. Non è qualcosa a cui li prepari nulla nelle scuole e nella famiglia, nell’educazione permissiva e nell’invito pressante all’edonismo immediato, irresponsabile. Questa non è cosa da lasciare alle private risorse mentali, di fortuna e di carattere di ciascuno. Piaccia o no, è qualcosa che spetta allo Stato. Riguarda infatti la dote del “comando”, ed eccovi la citazione:
“Comandare vuol dire assegnare un compito alle persone, metterle sulla via del loro destino, sul loro cardine: impedire la loro dissipazione, che suol diventare carenza, vita vana, desolazione”.
Giudicate voi se questo non descriva la massima parte die nostri giovani da stadio o discoteca, i milioni che “né studiano né lavorano”, quelli che si drogano e mantengono gli spacciatori coi soldi che non guadagnano.
Il governo russo ha almeno capito il problema e si assume la responsabilità: di mettere sul cardine le vite dei suoi figli.
La proposta dell’addestramento militare ai pre-adolescenti intercetta una profonda, elementare forza potentissima a quell’età: “il desiderio di convivere con gli altri ragazzi della sua età”, ricorda Ortega. E’ quella fase in cui “la personalità del ragazzo si scioglie completamente nel gruppo dei coetanei”. Il pre-pubere non ha ancora una “personalità” propria; essa la forma “dall’esterno verso l’interno”, nell’imitazione del gruppo e dei suoi valori. “ Per questo l’adolescenza è l’epoca delle amicizie. L’uomo dalla individualità non ancora formata vive sommerso nello sciame dei ragazzi che gira inseparabile dove lo spinge l’esistenza”. E’ così che si formano spontaneamente le bande giovanili, dove da noi si tollerano i bullismi e le soggezioni crudeli e umilianti dei capetti sui deboli o i diversi o i compagni poveri; è il germe dell’orda primitiva preistorica, visibile nelle fratrie militari dell’antica Grecia, nei “compagni” di Romolo che rapiscono le Sabine, dei compagni di Shiva che rubano il bestiame; è la società segreta spartiate, l’organizzazione di coetanei dove avvengono le prove iniziatiche, dove i bambini diventano guerrieri.
Ma guardate che è anche la forza che porta le torme di undicenni a sentire “Sfera Ebbasta” o ad aggglutinarsi a migliaia in qualunque piazza idiota: e non ha senso chiedere all’undicenne se “gli piace Sfera Ebbasta”. La sua risposta è “piace a tutte le mie amiche”. O ai sedicenni che si drogano, inutile metterli in guardia: “Lo fanno tutti”, “Sennò mi escludono” – Essere esclusi dall’orda di coetanei è vissuta come una privazione intollerabile per una personalità incipiente, votata al conformismo di banda, gregaria per natura.
In Russia, lo stato dà a questa forza elementare, allo “sciame dei ragazzi”, a tale “materia” fluente, una “forma” e uno scopo spirituale, che la trasformi dall’orda anarchica (e potenzialmente criminale o viziosa) in servizio alla Patria, e in scuola di cittadinanza responsabile – responsabile verso la comunità storica e culturale. E’ un progetto deliberato. “Fin dal 2000 il governo Putin ha posto la nozione di ‘sicurezza spirituale’ come elemento essenziale della sicurezza nazionale”, così esordisce un documentario sul Natale in Russia: la fede e la cultura ortodossa come spina dorsale, il collegamento vivente all’Armata Rossa e al suo immane sacrificio, la preparazione al compito della difesa – l’uso organizzato e disciplinato della forza e della violenza.
Tutto ciò noi abbiamo spregiato. “La difesa dell patria è sacro dovere del cittadino”, recita l’art. 52 della Costituzione (supposta) più bella del mondo. Noi abbiamo superato questo legame, siamo “liberi”, non imponiamo né a noi né ai nostri figli alcun “dovere”. Men che meno “sacro”. La generazione Erasmus, quella del gender che sceglierà quando vorrà, quella del buonismo, dell’accoglienza, del sentimentalismo, della raccolta differenziata e della masturbazione consapevole.
Ovviamente c’è il trucco. Quando hanno smesso di insegnarvi ad usare le armi, a rispondere ad un comando di fuoco, non fate più paura ai governanti – che vi hanno tolto i diritti. La democrazia vera non è un dono, è la conquista di popoli armati che facevano paura ai governanti.
Come ripeto per l’ennesima volta, nel cantone di Appenzel ancora la scheda elettorale – la prova del diritto a votare – è nella spada, che il capo famiglia porta nella piazza del suffragio. Difendo il luogo, quindi ho diritto di partecipare a governarlo.
La democrazia parlamentare, come l’intera civiltà, è lo sforzo di ridurre la violenza ad “ultima ratio”. Ma è essenziale che questa “ratio” resti nelle mani del popolo, non di mercenari e stranieri, che gli oligarchi assoldano contro il loro popolo disarmato, impreparato, imbelle.
Il che spiega, in fondo, perché da noi nessun governo aprirà un corso volontario ai suoi ragazzi per imparare a smontare un Kalashnikov e a mirare al tiro a segno: perché non vuole che gli facciate paura. Ha paura infatti che possiate usarle, le armi e l’uso organizzato e disciplinato della violenza, contro di loro, gli oligarchi.
Strano che Putin e Shoigu non abbiano questa paura. Non sarà la loro, la vera democrazia?
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