PS: ..." c'eravamo anche noi con la NATO a bombardare Belgrado e la Juguslavia"...davvero?...bravi...ecco i ..."nomi, cognomi e incarichi di Governo"... di
chi partecipò all'aggressione, italiani, non dimenticatevi di loro!
umberto marabese
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Presidente del Consiglio dei ministri[modifica | modifica wikitesto]
Massimo D'Alema (DS) |
Vicepresidente del Consiglio dei ministri[modifica | modifica wikitesto]
Sergio Mattarella (PPI) |
Segretario del Consiglio dei ministri[modifica | modifica wikitesto]
Franco Bassanini (DS) |
Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri[modifica | modifica wikitesto]
Franco Bassanini (DS), Marco Minniti (DS), Gianclaudio Bressa (PPI), Elena Montecchi (DS) |
Ministri senza portafoglio[modifica | modifica wikitesto]
Affari regionali | Katia Bellillo (PdCI) |
Funzione pubblica | Angelo Piazza (SDI) |
Pari opportunità | Laura Balbo (Verdi) |
Politiche comunitarie | Enrico Letta (PPI) |
Rapporti con il Parlamento | Gian Guido Folloni (UDR) |
Riforme istituzionali | Giuliano Amato (Indipendente) (fino al 13/05/1999), Antonio Maccanico (I Democratici) dal 21/06/1999 |
Solidarietà sociale | Livia Turco (DS) |
Ministeri[modifica | modifica wikitesto]
Affari esteri[modifica | modifica wikitesto]
Ministro | Lamberto Dini (RI) |
Sottosegretari | Valentino Martelli (UDR), Umberto Ranieri (DS), Rino Serri (DS), Patrizia Toia (PPI) |
Interno[modifica | modifica wikitesto]
Ministro | Rosa Russo Iervolino (PPI) |
Sottosegretari | Franco Barberi (Indipendente, Protezione civile), Alberto La Volpe (SDI), Diego Masi (UDR, fino al 10/03/1999), Alberto Gaetano Maritati (DS), Giannicola Sinisi(PPI), Adriana Vigneri (DS) |
Grazia e Giustizia[modifica | modifica wikitesto]
Ministro | Oliviero Diliberto (PdCI) |
Sottosegretari | Giuseppe Ayala (DS), Franco Corleone (FdV), Marianna Li Calzi (RI), Maretta Scoca (UDR) |
Tesoro, Bilancio e Programmazione Economica[modifica | modifica wikitesto]
Ministro | Carlo Azeglio Ciampi (Indipendente, fino al 13/05/1999 in quanto eletto presidente della Repubblica Italiana) Giuliano Amato (Indipendente, dal 13/05/99) |
Sottosegretari | Stefano Cusumano (UDR, fino al 26/04/1999), Natale D'Amico (RI), Dino Piero Giarda (Indipendente), Laura Pennacchi (DS, fino al 09/07/1999), Giorgio Macciotta(Ds), Roberto Pinza (PPI), Bruno Solaroli (DS, dal 27/09/1999) |
Finanze[modifica | modifica wikitesto]
Ministro | Vincenzo Visco (DS) |
Sottosegretari | Ferdinando De Franciscis (PPI), Fausto Vigevani (DS), Gian Franco Schietroma (SDI, dal 04/08/1999) |
Difesa[modifica | modifica wikitesto]
Ministro | Carlo Scognamiglio (UDR) |
Sottosegretari | Fabrizio Abbate (PPI), Massimo Brutti (DS), Paolo Guerrini (PdCI), Gianni Rivera (RI) |
Pubblica Istruzione[modifica | modifica wikitesto]
Ministro | Luigi Berlinguer (DS) |
Sottosegretari | Teresio Delfino (UDR, fino al 04/08/1999), Nadia Masini (DS), Carla Rocchi (FdV), Sergio Zoppi (PPI) |
Lavori Pubblici[modifica | modifica wikitesto]
Ministro | Enrico Micheli (PPI) |
Sottosegretari | Antonio Bargone (Ds), Mauro Fabris (UDR), Gianni Francesco Mattioli (FdV) |
Politiche Agricole e Forestali[modifica | modifica wikitesto]
Cambio di denominazione del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
Ministro | Paolo De Castro (Indipendente) |
Sottosegretari | Roberto Borroni (DS), Nicola Fusillo (PPI) |
[modifica | modifica wikitesto]
Ministro | Tiziano Treu (RI) |
Sottosegretari | Giordano Angelini (DS), Luca Danese (UDR) |
Comunicazioni[modifica | modifica wikitesto]
Ministro | Salvatore Cardinale (UDR) |
Sottosegretari | Vincenzo Maria Vita (DS), Michele Lauria (PPI) |
Industria, Commercio e Artigianato[modifica | modifica wikitesto]
Ministro | Pier Luigi Bersani (DS) |
Sottosegretari | Umberto Carpi (DS), Gianfranco Morgando (PPI) |
Lavoro e Previdenza Sociale[modifica | modifica wikitesto]
Ministro | Antonio Bassolino (DS, fino al 21/06/1999) Cesare Salvi (DS, dal 21/06/1999) |
Sottosegretari | Claudio Caron (PdCI), Bianca Maria Fiorillo (RI), Raffaele Morese (Indipendente), Luigi Viviani (DS) |
Commercio con l'Estero[modifica | modifica wikitesto]
Ministro | Piero Fassino (DS) |
Sottosegretari | Antonello Cabras (DS) |
Sanità[modifica | modifica wikitesto]
Ministro | Rosy Bindi (PPI) |
Sottosegretari | Monica Bettoni Brandani (DS), Antonino Mangiacavallo (RI) |
Beni e Attività Culturali[modifica | modifica wikitesto]
Ministro | Giovanna Melandri (DS) |
Sottosegretari | Giampaolo D'Andrea (PPI), Agazio Loiero (UDR) |
Ambiente[modifica | modifica wikitesto]
Ministro | Edoardo Ronchi (FdV) |
Sottosegretari | Valerio Calzolaio (DS) |
Università, Ricerca Scientifica e Tecnologica[modifica | modifica wikitesto]
Ministro | Ortensio Zecchino (PPI) |
Sottosegretari | Antonino Cuffaro (PdCI), Luciano Guerzoni (DS) |
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"Quando la Nato e l’Italia bombardarono Milosevic nel marzo 1999 un battaglione
russo fece una veloce parata per le vie di Pristina e poi lo vidi scomparire nella
zona dell’aereoporto. Ma quella era ancora la Russia di uno Yeltsin a un etilico
passo d’addio. Putin ora si prende la rivincita.
di Alberto Negri* - il Manifesto...
C’è un Est europeo di avvoltoi che vuole cancellare la memoria, come scriveva domenica Tommaso Di Francesco su il manifesto, e un altro che non dimentica mai nulla. Vladimir Putin si è così preso la rivincita russa in Serbia....
Quando la Nato e l’Italia bombardarono Slobodan Milosevic nel marzo 1999 (al governo da noi c’era D’Alema) sui muri di Belgrado qualcuno ironicamente scrisse: «Russia se hai bisogno ti aiutiamo». Allora un battaglione russo inviato in Kosovo dalla Bosnia fece una veloce parata per le vie di Pristina e poi lo vidi scomparire nella zona dell’aereoporto. Ma quella era ancora la Russia di uno Yeltsin ad un etilico passo d’addio.
Ben diverso il clima di entusiasmo al calor bianco che ha accolto Putin con il presidente serbo Aleksandar Vucic alla cattedrale ortodossa di San Sava, un’adunata quasi oceanica di 120mila persone, in contrasto con le manifestazioni del giorno prima dell’opposizione per ricordare Oliver Ivanovic, politico serbo-kosovaro, di cui ricorreva il primo anniversario dall’omicidio. Ma ci sono sempre due Serbie, l’una in conflitto con l’altra quasi a dare un senso alle due teste dell’aquila dello stemma del paese.
Una visita quella di Putin durata poche ore ma che è servita a rafforzare i rapporti, già solidi e stretti, tra Russia e Serbia, principale alleato di Mosca nei Balcani. E soprattutto per lanciare un avvertimento sul Kosovo e sull’espansione della Nato nei Balcani.
Mosca e Belgrado hanno masticato amaro per l’ingresso del Montenegro nell’Alleanza Atlantica e guardano con sospetto i recenti passi della Macedonia del Nord per entrare sia nell’Unione europea che nella Nato. Anche Belgrado è candidata e entrare nell’Unione ma come ha ripetuto Vucic non ha nessuna voglia di aderire all’Alleanza che ha bombardato la Serbia vent’anni fa.
E la Serbia, come ha già detto Vucic più volte, non ha neppure l’intenzione di rinunciare al suo alleato russo per aderire alla Ue, rifiutando di unirsi al fronte occidentale sulle sanzioni alla Russia per la crisi ucraina. Anzi, Mosca – ha annunciato Putin – è pronta a investire 1,4 miliardi di dollari nel prolungamento del Turkish Stream nei paesi europei attraverso la Serbia, una sorta di cordone ombelicale per la sopravvivenza energetica di Belgrado.
Questi forti legami, politici ed economici, tra Serbia e Russa sono un aspetto certo non secondario di cui dovrà tenere conto anche l’Italia che quest’anno ha la presidenza dell’Iniziativa centro europea, il più esteso forum di cooperazione e integrazione regionale nell’Europa Centrale, Orientale e Balcanica con sede a Trieste.
Quella riservata al presidente russo è stata dunque un’accoglienza straordinaria e al tempo stesso impensabile in una qualsiasi altra capitale europea, a dimostrazione della enorme popolarità di cui gode tra i serbi il leader del Cremlino. Non solo per la storica vicinanza spirituale, religiosa e linguistica tra i due Paesi slavi ma anche per la ferma posizione di Mosca a sostegno dell’integrità territoriale della Serbia contro l’indipendenza del Kosovo. I motivi di tensione sono continui e permanenti, l’ultimo i dazi doganali insostenibili imposti da Pristina alle importazioni dalla Serbia e la costituzione stessa dell’esercito kosovaro – contro la Risoluzione Onu 1244 -, ritenuto come parte di un progetto di Grande Albania che coinvolgerebbe oltre a Tirana, la Macedonia e parti della Serbia meridionale.
La guerra del Kosovo è stata l’ultimo atto dell’apocalisse balcanica, fatta di pulizie etniche, stragi, stupri di massa, che costituirono in un certo senso la fase terminale di un orrore che aveva già riempito i cimiteri nella seconda guerra mondiale. Questi Balcani sanguinanti hanno cominciato a ricostruirsi soltanto ora, dopo una lunga sequenza di eventi drammatici. Mai dimenticare però una frase di qualche anno fa dello storico George Prévélakis che suona ancora oggi, come un ammonimento: «I Balcani sono un avvertimento mortale per chi crede che il prestigio di uno Stato, la sua potenza e la prosperità restino tali nel corso del tempo. I Balcani sono tutto il contrario del facile ottimismo».
Quella riservata al presidente russo è stata dunque un’accoglienza straordinaria e al tempo stesso impensabile in una qualsiasi altra capitale europea, a dimostrazione della enorme popolarità di cui gode tra i serbi il leader del Cremlino. Non solo per la storica vicinanza spirituale, religiosa e linguistica tra i due Paesi slavi ma anche per la ferma posizione di Mosca a sostegno dell’integrità territoriale della Serbia contro l’indipendenza del Kosovo. I motivi di tensione sono continui e permanenti, l’ultimo i dazi doganali insostenibili imposti da Pristina alle importazioni dalla Serbia e la costituzione stessa dell’esercito kosovaro – contro la Risoluzione Onu 1244 -, ritenuto come parte di un progetto di Grande Albania che coinvolgerebbe oltre a Tirana, la Macedonia e parti della Serbia meridionale.
La guerra del Kosovo è stata l’ultimo atto dell’apocalisse balcanica, fatta di pulizie etniche, stragi, stupri di massa, che costituirono in un certo senso la fase terminale di un orrore che aveva già riempito i cimiteri nella seconda guerra mondiale. Questi Balcani sanguinanti hanno cominciato a ricostruirsi soltanto ora, dopo una lunga sequenza di eventi drammatici. Mai dimenticare però una frase di qualche anno fa dello storico George Prévélakis che suona ancora oggi, come un ammonimento: «I Balcani sono un avvertimento mortale per chi crede che il prestigio di uno Stato, la sua potenza e la prosperità restino tali nel corso del tempo. I Balcani sono tutto il contrario del facile ottimismo».
Qui la memoria è più viva che mai, forse anche troppo.---
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