lunedì 10 settembre 2018

Tommaso Merlo - Jack Ma... e la patologia di Renzi !



(Tommaso Merlo) –

 Jack Ma, fondatore del colosso Alibaba, si ritira a 54 anni. “Non voglio morire in ufficio”, dice. Davvero una bella lezione. La vita ha molto da offrire oltre al lavoro, ai soldi, al potere, alla fama e alle bizze del proprio ego. E bisogna approfittarne finché si è in tempo. Una lezione che le vecchie caste politiche italiote si ostinano a non apprendere. Da noi i politicanti sono disposti a mandare in rovina i loro partiti e perfino il paese intero piuttosto che farsi da parte. Una vera e propria patologia dalle nefaste conseguenze pubbliche. I sintomi sono noti. Perdono contatto con la realtà politica e sociale che li circonda, si richiudono in un proprio mondo immaginario e farneticano da un palco all’altro creando un futile caos. In questi giorni è di nuovo Renzi a mostrare platealmente i sintomi di tale patologia. Ci eravamo illusi di essercelo tolti di mezzo dopo averlo sommerso con tonnellate di verdura marcia ed ingiurie ed invece niente. “Andrò nelle scuole e in tv”, dichiara, “Pensavano di essersi liberati di me, ma hanno sbagliato”. Tipico. Chi soffre di tale patologia non riesce a rendersi conto di essere malato, non riesce a prendersi la responsabilità della dipendenza tossica da palcoscenico che sviluppa. E scarica tutto sugli altri. Su chi ha successo al posto suo e su quel pubblico malvagio che una volta lo applaudiva e oggi lo fischia e gli ride dietro....
Ora, per una macchietta come Renzi si potrebbe commettere l’errore di pensare si tratti di una questione più terra terra. Ha firmato cioè il mutuo per la villa e adesso deve sbattersi per pagarlo. Ma i soldi non centrano nulla. A dimostrarlo è ad esempio il maestro e ideologo di Renzi, Berlusconi, altro malato illustre che di soldi ne ha da buttar via e invece di goderseli gira ancora per le scene col catetere attaccato e un marasma mentale ormai grottesco. Una pestifera pulce rispetto a Jack Ma. Quanto a Renzi è anni che bazzica nei palazzi della politica a stipendio pieno e privilegi, è senatore e dopo che ha fatto il premier si potrebbe rilanciare professionalmente in mille modi o stare serenamente in disparte come ha promesso dozzine di volte. E invece non ce la fa, non si dà pace e minaccia che tornerà, che ripartirà, che rifarà. È malato. Non riesce a stare lontano dal palcoscenico. C’è chi dipende dall’alcol, chi dalla droga e chi, come Renzi, dalle platee, dalle telecamere, da microfoni e dai riflettori, dal riempire giornali e le bocche altrui, dal sentirsi importante, dal sentirsi al centro dell’attenzione. È questo il meccanismo patologico. La politica non c’entra nulla e tanto meno il Pd o i problemi degli italiani o chissà quale panzana altruistica. La politica, la vita pubblica, è un palcoscenico come un altro. Forse più prestigioso e importante di altri, ma sempre un palcoscenico. E il malato, sempre più solo e dissociato, cade in crisi d’astinenza quando non riesce ad esibire il proprio insaziabile ego davanti a qualche pubblico. Vi sono ovviamente vari livelli di gravità di questa patologia. Nel caso di Renzi, del suo idolo e mentore Berlusconi e di tutti i dirigenti del vecchio regime forzapiddino, siamo al livello più alto. Quello che confina con la pazzia totale. E la diagnosi è presto fatta. Hanno governato per anni mandando in malora un paese, hanno tradito milioni di persone con bugie e promesse a vanvera, il 4 marzo l’Italia li ha puniti severamente nelle urne ed invece di chiedere scusa e chiudersi in casa dalla vergogna o fuggire all’estero, ancora farneticano e bramano di tornare su qualche palco a dare spettacolo. Siamo ad un passo dalla demenza. Un passo che questi pazienti compiono se non vengono supportati dalle persone che gli sono più vicine. Non tanto dai colleghi perché in genere questi malati si circondano di leccapiedi e parassiti morti di fama come loro. Ma più che altro da amici o parenti che dovrebbero semplicemente ficcargli nella zucca la frase detta dal grande Jack Ma alla viglia del suo ritiro: “Non è la fine di un’era ma l’inizio di una nuova.”---

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