lunedì 30 aprile 2018

Tommaso Merlo - Renzi e il suicidio del centrosinistra






Quella di Renzi è pura vendetta contro il Movimento 5 Stelle. Il governo e i problemi dei cittadini possono attendere, Renzi ha altre priorità: riprendersi il ruolo politico che pensa gli sia stato scippato ingiustamente. E così si rimangia le ennesime finte dimissioni e va in prima serata su Rai 1 a rimettere bruscamente in riga la sua lobby personale travestita da Pd. Una clamorosa umiliazione pubblica inflitta alle donne e agli uomini che appartengono al mondo del centrosinistra ma non “appartengono a Renzi”, come si suole dire con un termine mafioso. Il reggente Martina aveva aperto al dialogo dal Quirinale, ha convocato gli organi del partito per decidere, molti dirigenti si sono dichiarati per il dialogo e si prospettavano consultazioni della base ma per Renzi è ovviamente tutta un’inutile pagliacciata e ribadisce la linea intransigente davanti alla viscida lingua di Fazio. Come se la Rai avesse mandato in onda una vecchia replica, Renzi farnetica dicendo che il paese è bloccato dal 4 dicembre per colpa del no al suo referendum, mente sbandierando la totale incompatibilità programmatica coi 5 Stelle, blatera di fare adesso un’ammucchiata per chissà quali riforme, ma quello che vuole comunicare in realtà al paese intero è tutt’altro. Andando in televisione nel bel mezzo di questo stallo, Renzi vuole informare gli ultimi dubbiosi che anche queste sue dimissioni erano uno scherzo, che si è stancato di giocare a tennis e che visto che gli esponenti del Pd in Parlamento “appartengono a lui” ha intenzione di usarli per consumare la sua vendetta...
. Renzi vuole impedire che il Movimento e la Lega riescano dove lui ha fallito. Solo così spera un giorno di riprendersi quel potere e quegli onori che ritiene gli spettino e che soli posso dare senso alla sua vita. Per lui è solo una questione personale. Secondo Renzi a condannare il Pd nelle urne sono state le parolacce del Movimento e della Lega, non certo il suo fallimento politico. Il suo ego abnorme non gli permette nessun vero esame di coscienza, ma solo rilanciare la posta per imporre al mondo intero il suo genio incompreso. Una vera e propria deriva suicida sua, di “chi gli appartiene” ma anche di tutto il mondo del centrosinistra italiano. E sembra davvero incredibile che una vasta e storica area politica come quella del centrosinistra possa estinguersi per mano di un tale personaggio senza battere ciglio. Come le sette. Renzi lo conosciamo, ha perso tutte le elezioni possibili negli ultimi anni eppure sostiene che tale strategia suicida verrà premiata dagli elettori. Non resta che attendere le sue finte dimissioni il giorno dopo l’ennesima legnata sul groppone, siamo all’auto parodia. Quanto a “chi gli appartiene” sono stati selezionati per il loro fanatismo, per la sudditanza e la cieca fedeltà a Renzi ma si tratta sempre di persone e può darsi che davanti alla prospettiva di un suicidio collettivo ritrovino la dignità personale per sottrarsi a tale mesto destino. Se così non sarà la democrazia italiana non avrà perso nulla. Ci sono poi i dirigenti del Pd senza guinzaglio renziano – che non sono “roba sua” – sono rimasti davvero in quattro gatti e si sa che non abbondano certo in personalità e carisma e che da anni piantano incomprensibili capricci per poi riprendere a scodinzolare non appena ottenuta qualche poltrona. Ma visto che suicidandosi al massimo potranno ambire a qualche poltrona nell’aldilà, potrebbero trovare un moto d’orgoglio last minute. Se così non sarà la democrazia italiana non avrà perso nulla. Tutto è in mano a quell’eroico 18 percento che il 4 marzo ha votato per coerenza, per abitudine o per senso d’appartenenza il Pd. Donne e uomini che magari sostengono il centrosinistra prima che fosse nato Renzi o prima che cominciasse a farlo a pezzi. Tra loro. Militanti ed elettori che “appartengono” a Renzi e che credono ciecamente in lui come capo politico illuminato, non vedono l’ora di suicidarsi insieme a lui. Militanti ed elettori liberi, invece, saranno ad un bivio: o andarsene dal Pd nel silenzio delle urne come milioni di ex compagni, oppure tentare un estremo tentativo per separare il destino infausto di Renzi con quello del Pd, ribellandosi. Un tentativo tardivo che rischia di risultare vano. Solo le urne potranno spazzar via la lobby di Renzi travestita da Pd. E se così sarà, la democrazia italiana non avrà perso nulla. Anzi.---
Tommaso Merlo

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