Aleppo ha il suo primo albero di Natale dal 2012. Lo hanno realizzato gli scout #peacepossible4Syria
(Twitter Caritas Internationalis)
(Twitter Caritas Internationalis)
Foto e video. La festa di Aleppo intorno all'albero di Natale (il primo dopo 4 anni)
Un segnale di speranza anche nella Siria martoriata dalla guerra: l'albero di Natale
nella città simbolo del conflitto. Non accadeva dal 2012.
Nel quartiere cristiano armeno di Aleppo, Aziziya, è stato innalzato un albero di Natale,
il più alto della Siria, il primo dal 2012. Un segno di speranza, in una città diventato
simbolo della crudeltà di tutte le guerre. Nel video tratto dal profilo Facebook di
Sos Chretien d'Orient, rilanciato da Asia News, si vede una banda composta da giovani
armeno vestiti da Babbo Natale; la loro esibizione è avvenuta martedì sera. Asia News
commenta felicemente questa notizia, spiegando che Aleppo si è liberata in questi giorni
da jihadisti e ribelli, che nonostante tutti gli sforzi, non sono riusciti a «uccidere lo
spirito di tolleranza e convivenza tra religioni ed etnie».
In piazza, a festeggiare insieme la liberazione della città dai jihadisti e il Natale che si
avvicina, c'erano musulmani e cristiani, in barba al proselitismo esercitato dai gruppi
salafiti e jihadisti i quali per 4 anni «hanno cercato di imporre un islam takfiri e wahhabita».
il più alto della Siria, il primo dal 2012. Un segno di speranza, in una città diventato
simbolo della crudeltà di tutte le guerre. Nel video tratto dal profilo Facebook di
Sos Chretien d'Orient, rilanciato da Asia News, si vede una banda composta da giovani
armeno vestiti da Babbo Natale; la loro esibizione è avvenuta martedì sera. Asia News
commenta felicemente questa notizia, spiegando che Aleppo si è liberata in questi giorni
da jihadisti e ribelli, che nonostante tutti gli sforzi, non sono riusciti a «uccidere lo
spirito di tolleranza e convivenza tra religioni ed etnie».
In piazza, a festeggiare insieme la liberazione della città dai jihadisti e il Natale che si
avvicina, c'erano musulmani e cristiani, in barba al proselitismo esercitato dai gruppi
salafiti e jihadisti i quali per 4 anni «hanno cercato di imporre un islam takfiri e wahhabita».
Le persone originarie di Aleppo ritornate in città dopo la liberazione sono circa un milione
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