mercoledì 8 giugno 2016

Piotr - Chi sono i veri populisti?



Vediamo in sette punti la questione del populismo e la situazione italiana. Con un occhio rivolto alla grande Crisi sistemica.
di Piotr.

1. Carlo Formenti ha recentemente pubblicato un post in cui parla di populismo, riferendosi innanzitutto allo scontro tra Trump (populismo di destra) e Sanders (populismo di sinistra).
La seconda parte del breve pezzo riguarda invece la possibilità che De Magistris si metta prossimamente alla testa di un movimento populista di sinistra ora che il M5Stelle avrebbe "dismesso ogni velleità antisistema".
Formenti non è isolato in quest'ultimo giudizio e quindi occorre cercare di capire se è corretto, visto che il M5Stelle si sta profilando come l'unica forza politica in grado di contrastare il PD.
Non basta rispondere sì o no, fare il tifo per o contro. Occorrono argomenti e gli argomenti che occorrono non sono semplici anche se bisogna essere sintetici.
Per iniziare, bisogna proprio che ci domandiamo perché Trump e Sanders sarebbero populisti e la Clinton no e perché De Magistris e il M5Stelle lo sarebbero e Renzi no.
Non è una domanda che rivolgo al solo Formenti, o ad altri, ma anche a me stesso, dato che non provengo da una scuola di pensiero diversa.
Quel che segue è dunque un ragionamento ad alta voce.

2Cosa significa "populismo"?....
Detto in estrema sintesi, per quanto riguarda l'establishment esso non sarebbe populista perché perseguirebbe dei fini razionali, seppur criticabili. Questa finalità imporrebbe alle forze politiche che la perseguono di strutturarsi a sua immagine e somiglianza e quindi razionalmente. Come ulteriore conseguenza la loro azione politica sarebbe razionalmente intelligibile e giudicabile e, se del caso, contrastabile con contro-politiche ugualmente intelligibili e giudicabili razionalmente.
Dove la "razionalità" è qualcosa che per definizione trascendere la percezione immediata della realtà e quindi anche il modo (immediato) di percepire del "popolo".
Ecco, sembrerebbe che sia populista chi non si adegua o addirittura contesta questa razionalità e tiene conto e/o sfrutta la percezione popolare.
Ma qui già nasce un primo grave problema: quali sono le categorie e i ragionamenti ammissibili perché non si sia dichiarati "populisti", nell'azione, nella sua critica e nella contro-azione?
Per quanto riguarda l'establishment la risposta fu data nel XIX secolo da Karl Marx: essi sono le categorie e i ragionamenti dominanti, ovvero emanazione delle classi dominanti e frutto del processo storico che ha formato queste classi.

3. La tradizione marxista a partire dall'ultimo Engels ha voluto che la critica alle idee dominanti si fondasse su ragionamenti dello stesso tipo, sebbene di segno contrario (la scienza proletaria doveva essere al livello della "miglior scienza borghese"). In realtà Marx (ed Engels stesso) aveva fondato la sua critica su un ribaltamento delle categorie e dei ragionamenti delle classi dominanti. L'invito di Marx di abbandonare la "sfera rumorosa" del mercato "che sta alla superficie ed è accessibile a tutti gli sguardi", cioè la sfera del visibile, dell'apparente, per andare ai piani inferiori dell'«inferno della produzione», significava contestare alla radice le equazioni razionali delle classi dominanti e far emergere il loro substrato diseguale che affondava le sue radici storiche nella merda deglihomeless impiccati a schiere nelle città, nella puzza nauseabonda della miseria dei contadini espulsi dalle terre che lavoravano, disuguaglianze (e disequazioni) che grondavano «sangue e sporcizia dalla testa ai piedi, da ogni poro». Altro che razionalità! Esercizio diretto, cinico e feroce del potere.

4. Chi scrive crede fermamente che la contro-azione politica debba seguire un piano razionale. Ma crede anche che questa razionalità non possa essere quella dell'establishment e che le persone debbano essere coinvolte, poter vedere e controllare la contro-azione, non fidarsi di leader che dicono semplicemente: "Lasciate fare noi (perché tanto non capireste)". Il "popolo" deve capire e giudicare.
Uno dei più grandi contro-politici degli ultimi secoli, Lenin, la cui razionalità non è contestabile nemmeno da chi lo detesta, odiava le politiche dei due tempi, proprio perché nella loro "razionalità" aristocratica vedeva un inganno e un difetto di democrazia: "Adesso facciamo delle cose che non vi piaceranno. Noi sappiamo perché, voi non potete saperlo. Ma poi vedrete che risultato". Insisteva che l'obiettivo di ogni scelta politica dovesse invece essere evidente ed evidentemente vantaggioso "per le masse" (popolo?) fin da subito.
La razionalità dell'establishment è autoreferenziale. Gabella apparenze per realtà proprio mentre ha la faccia tosta di sostenere che sia il "popolo" a fermarsi alle apparenze della percezione e accusa i populisti di sfruttare questa visione limitata.

5Cosa c'è di più irrazionale dell'accumulazione di ricchezze senza fine, ovvero del non-fine delle élite dominanti? Cosa c'è di più irrazionale del loro accanimento ad accumulare carta straccia e pretendere (con le armi e la politica) che essa sia ricchezza? Cosa c'è di più irrazionale dell'insistere a soggiogare un resto del mondo infinitamente più grande di loro? Cosa c'è di più irrazionale (oltre che ripugnante) che distruggere esseri umani per poter continuare a esercitare un potere declinante? E, infine, cosa c'è di più irrazionale del mettere anche solo in conto una possibile guerra che può distruggere tutto il mondo?
Tutte queste irrazionalità si tengono a braccetto.
Ma chi le contesta è giudicato irrazionale e populista.

6. Le contro-azioni, in Occidente, (a partire da Cromwell e da Robespierre) hanno storicamente portato a patti costituzionali che in qualche modo equilibravano la società o almeno delineavano la cornice entro cui le dinamiche conflittuali ed equilibratrici dovevano svolgersi.Le costituzioni antifasciste del dopoguerra, però oggi JP Morgan non le gradisce più. Lo ha detto chiaro e tondo e i politici europei obbediscono, a partire da Renzi. Addio alla loro razionalità. I patti costituzionali stessi, cioè i patti tra il potere e la società, non sono più tollerabili da élite che prese dalla disperazione vedono ostacoli dappertutto alla celebrazione delle loro messe nere finanziarie dove si evoca un diavolo apocalittico per spaventare chiunque contesti il loro potere fondato sulla carta straccia e sulla violenza.
Cosa c'è di più populista che nascondere questa miseria al "popolo" dietro ragionamenti matematici (il più delle volte nemmeno eccitanti da un punto di vista scientifico)? Pura prestidigitazione, pura ipnosi. Quelle equazioni, se proprio va bene, diranno cosa è successo, mai cosa succederà. Anche la regina Elisabetta se ne è accorta e ha bacchettato i loro sacerdoti, cioè gli economisti.
Cosa c'è di più populista che convincere il "popolo" a prestarsi come carne da cannone economica e militare? Cosa c'è di più populista che convincere una donna del "popolo" a prestare il proprio figlio come possibile vittima sacrificale di un'esplosione nucleare provocata al solo fine di difendere i privilegi di una élite?
Il "complotto demo-pluto-giudaico" era uno slogan populista. Ma anche TINA (there is no alternative) lo è e non meno nunzio di olocausti del primo.
Chi non lo accetta è ipso facto un populista. Gira e rigira il peccato è proprio questo.

7. Molte cose ci sarebbero da dire, ma qui non è possibile. Finirò esprimendo dei dubbi.
Il primo: siamo sicuri che Bernie Sanders sia così pacifista? Nel 1999 appoggiò la guerra in Kosovo, nel 2003 approvò i poteri speciali di Bush jr per operare in Afghanistan e Iraq. La sua idea guida per il Medio Oriente è che esso debba essere diretto da un duopolio Israele-Arabia Saudita.
La finanziarizzazione e l'aggressività militare statunitense sono due specchi che si riflettono a vicenda. Non si può essere contro uno ma non contro l'altro.
In Europa e in Italia questi doppi riflessi hanno creato dei mostri riconoscibili. Si chiamano aggressione alla Siria, TTIP, russofobia, gangsterismo bancario, impoverimento della classe media, assalto ai beni e ai servizi pubblici.
Il secondo dubbio riguarda il Movimento 5 Stelle. A mia conoscenza il M5S ha condotto battaglie contro tutti questi mostri. A volte, all'inizio, con ingenuità, ora con crescente competenza, capacità e preparazione. Non conosco nessun'altra forza politica che lo abbia fatto. Qualcuna ha visto un mostro, qualcun'altra ne ha visto un altro. Mai insieme.
Ma questi sono tentacoli della stessa piovra, si aiutano a vicenda, seguono la stessa logica, la stessa testa. E' inutile combatterne uno sì e uno no.
Quella logica e quella testa sono "il sistema". Per quale motivo, dunque, si afferma che il Movimento 5 Stelle avrebbe "dismesso ogni velleità antisistema"? Quello è il "sistema".
E nelle crisi sistemiche tutto è in divenire. Le vecchie categorie, i vecchi modi di ragionare e operare divengono sempre più inutili e infine dannosi. Le nuove categorie e i nuovi modi di pensare e di operare sono ancora in incubazione.
La notte è scesa e la nottola di Minerva non ha ancora dispiegato il suo volo.
È così, non altro. Attenti a buttar via il bambino con l'acqua sporca.------------

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