martedì 28 giugno 2016

41 piani di rogne: il grattacielo della Regione Piemonte potrebbero volerci altri 3 anni.




Per vedere ultimato il grattacielo della Regione Piemonte potrebbero volerci altri 3 anni. L'annuncio del vicepresidente Reschigna. Il rischio è di dover rifare la gara dopo il fallimento della Coopsette...meglio come cooprosse!
Potrebbero volerci altri tre anni prima di vedere ultimato il grattacielo della Regione Piemonte, 41 piani di angoscia per l’amministrazione regionale, tra carte bollate, fallimenti di imprese e magagne emerse sull’opera. A prospettare uno scenario per certi versi apocalittico (è già iniziato da tempo l’iter di dismissione delle attuali sedi) è stato il vicepresidente Aldo Reschigna, rispondendo a un question time in aula del Movimento 5 stelle.
“Siamo in un momento chiave di una complessa trattativa per sbloccare lo stallo e riprendere i lavori del cantiere, in modo da concludere in tempi ragionevoli quell’8% di opere da realizzare prima della consegna del manufatto” è stata la premessa del numero due di piazza Castello, il quale senza giri di parole ha ammesso che qualora fosse necessaria, per ripartire, un’altra gara d’appalto “è evidente che in questo caso i tempi si allungherebbero fino a 36-40 mesi”. Un’ipotesi che la Regione sta “tentando in tutti i modi di scongiurare” ma che al momento nessuno si sente di escludere.
Un’opera nata male e che rischia di finire peggio.....
Dalla disputa giudiziaria – conclusa a tarallucci e vino – tra la Regione e l’archistar Massimiliano Fuksas, ai dei difetti tecnici emersi su 300 delle 3.600 finestre. In mezzo il fallimento della Coopsette, l’azienda a capo dell’ati che aveva ottenuto l’appalto per la realizzazione dell’opera. Il cantiere è fermo da ottobre, in attesa che si concluda una complessa trattativa tra le altre società dell’associazione d’imprese che dovrebbero concludere i lavori. Trattativa complessa che da otto mesi non trova una sbocco con tutto ciò che ne consegue. Il momento è delicatissimo: già la prossima settimana potrebbe esserci una svolta, in caso contrario l’amministrazione non potrà far altro che procedere con una nuova gara d’appalto: tempi lunghi, lunghissimi. Basti pensare che il piano originario prevedeva il completamento della sede unica entro l’agosto 2015, termine poi procrastinato all’aprile dell’anno successivo oggi l’incognita non è più la fine dei lavori, quanto piuttosto la ripresa (già annunciata una volta a marzo, salvo poi saltare).
Insomma un bel pasticcio che non potrà non avere delle ricadute anche economiche per un ente che continua a pagare gli affitti nelle varie sedi decentrate e che sarà costretto a procrastinare ulteriormente la vendita di piazza Castello e degli altri stabili oggetto di dismissioni. Una cosa è certa, conclude Reschigna, “per quanto riguarda i costi dei ritardi, l’amministrazione regionale promuoverà ogni azione necessaria per rifarsi sui responsabili, in modo che non ricadano sui cittadini”.

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