mercoledì 22 giugno 2016

Curzio Maltese - La stagione renziana è finita, fatevene una ragione...!


MATTEO RENZI

Curzio Maltese Headshot Diventa fan 
Giornalista e scrittore, eurodeputato Lista Tsipras

È incredibile come, anche di fronte all'evidenza, il coro dei media si rifiuti di considerare l'ipotesi che la portentosa stagione del "renzismo" sia già finita. Qui non si tratta neppure di politica, ma di matematica. Combinando gli ultimi risultati, referendum e comunali, è oggi impensabile che Renzi possa portare a ottobre 15 milioni d'italiani a votare Sì al referendum costituzionale, contro i 15 milioni che quasi certamente andranno a votare No. Naturalmente molte cose possono accadere da qui a ottobre, il governo può inventarsi bonus, sconti fiscali e mance elettorali.
Può cambiare anche l'atteggiamento e l'impegno degli avversari politici, il centrodestra e i 5 stelle, riguardo al referendum. In fondo, nell'essenza, questa riforma della Costituzione serve a ridimensionare il ruolo del parlamento e in particolare delle opposizioni, e ad accrescere in maniera consistente i poteri dell'esecutivo. Fino a quando il Pd di Renzi era percepito come il sicuro vincitore delle prossime elezioni, per le opposizioni il No era questione di vita o di morte. Ora che la possibilità di vittoria del Pd sono scemate di molto, soprattutto nel ballottaggio previsto dall'Italicum, la riforma può diventare un boomerang per chi l'ha proposta e una formidabile clava nelle mani di chi la osteggiava......

Il vibrante No di destra e 5 stelle potrebbe insomma diventare, strada facendo, un più cauto "Ni". Renzi è finito e non lo sa, avevo scritto dopo il primo turno delle comunali. Con il ballottaggio la situazione è cambiata. Renzi è finito, ma lo sa anche lui. E infatti ha già cambiato tono e stile, smettendo l'arroganza guascona di tutti questi mesi e riconoscendo con chiarezza la vittoria dei 5 stelle. In questo, al solito, Renzi si rivela più intelligente della mediocre corte di miracolati cui si è circondato, politici e giornalisti. I secondi ancora più patetici dei primi. Tanta era la felicità, dopo l'inusitato41 per cento alle europee, d'essere saltati stavolta per tempo sul carro del sicuro vincitore, che ora fanno fatica più degli altri a tornare coi piedi per terra. Ricordano quel mezzobusto socialista Rai che tanti anni fa, alla vigilia del crollo della prima repubblica, cercava di convincere Bettino Craxi d'aver vinto le elezioni a sua insaputa.
Il "renzismo" era apparso a molti il nuovo sol dell'avvenire e si sta invece rivelando il breve crepuscolo del "berlusconismo" che l'ha preceduto. Rispetto al quale è assai meno solido. Berlusconi era un leader amato dal suo popolo, portatore di un mito che esaltava il tradizionale egoismo della destra fino a condurlo all'utopia scintillante di un arricchimento collettivo (il sole in tasca). Renzi è un leader non amato dal suo popolo, ma tollerato in virtù di un mito vincente, all'apparenza, che comporta l'umiliazione dei valori storici della sinistra in cambio di una promessa di potere, modernità e benessere generale. Si capisce allora perché il mito naturale (per la destra) berlusconiano abbia potuto resistere quasi un ventennio, contro l'evidenza del mancato "nuovo miracolo economico".
Erano anche tempi migliori in economia e più lenti. Prima che si materializzassero gli effetti della crisi del 2008, Berlusconi ha continuato a vedere ristoranti di lusso strapieni e il signor Tremonti ha potuto raccontare a lungo la favola di un paese estraneo alla crisi e di un sistema bancario "più solido che nel resto d'Europa". Grottesche menzogne che oggi si rivelano anche fonti di tragedie personali. Il mito "renziano", già politicamente contro natura, è invece già franato con la brutale smentita nei fatti di una narrazione irrealistica e infantile nei toni (la guerra ai "gufi"), incentrata sull'ottimismo e la crescita.
È un mito che resiste soltanto per un ceto mediatico ancora più separato dalla realtà di quanto non appaia il famigerato ceto politico e di conseguenza ancor meno popolare. Renzi confidava molto nell'appoggio dei media per la conquista del consenso al suo progetto di partito della nazione: un altro miraggio. Alla vigilia del ballottaggio tv e giornali hanno dedicato chilometrici retroscena dietrologici alle voci di presunti accordi sottobanco anti Renzi fra grillini, leghisti, sinistra e minoranze dem, ma in compenso hanno ignorato la notizia vera che a Napoli i candidati del Pd avevano apertamente invitato per lettera i propri elettori a votare il candidato del centrodestra, Lettieri, contro De Magistris.
Questa sfrontata propaganda mascherata da informazione politica produce ormai un rigetto istantaneo nell'opinione pubblica, come forse sono in grado di capire anche gli astutissimi strateghi di comunicazione al servizio del piccolo principe. -------------

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