giovedì 2 giugno 2016

Claudio Visani - Togliere il bonus a chi è più povero e come chiedere a un anemico di donare il sangue

80 EURO


La storia dei 341mila italiani costretti a restituire il bonus renziano di 80 euro allo Stato perché troppo poveri, è pazzesca. E stupisce che per la gran parte dei media, a eccezione di quelli d'opposizione, questa vicenda paradossale che coinvolge 341mila incapienti sia una notizia da tenere "bassa".
Ricapitoliamo. Nel 2014, subito dopo essersi insediato a Palazzo Chigi, Matteo Renzi annunciò il primo dei suoi famosi bonus. Destinatari, oltre 11 milioni di italiani. A sorpresa, tra i beneficiari non c'erano i più poveri - i cittadini che fanno lavori saltuari o stagionali e guadagnano meno di 8mila euro l'anno - ma solo i lavoratori con un reddito da lavoro dipendente o assimilabile compreso tra gli 8mila e i 26mila euro.
Agli incapienti, che non presentano la denuncia dei redditi (no tax area) - spiegò il governo - la detrazione fiscale aggiuntiva del bonus non poteva essere applicata perché le detrazioni sono già superiori alle tasse, quindi a loro si sarebbe pensato in un altro momento, con altri provvedimenti.....

Poi di quella marea di poveri-poveri (circa dieci milioni di persone) nessuno s'è più ricordato, tranne l'Erario. Per quella parte di loro che un'occupazione (per quanto precaria e saltuaria) e un datore di lavoro ce l'aveva, infatti, la normativa prevedeva che fosse quest'ultimo a riconoscere il bonus in busta paga, in modo automatico e senza apposita richiesta del lavoratore. E prevedeva pure che fosse lo stesso lavoratore a doversi attivare in prima persona per richiedere la non erogazione nel caso che a fine anno non avesse maturato il diritto al bonus: o perché non aveva raggiunto gli 8mila euro di reddito, o perché aveva superato i 26mila.
Fatto sta che in sede di verifica, quando l'Erario ha incrociato i dati per l'anno di imposta 2014, è emerso che ben 1,4 milioni di contribuenti (il 12,5% del totale, uno su otto) hanno percepito il bonus senza averne diritto. E devono perciò restituirlo: adesso, in sede di denuncia dei redditi 2015, per un ammontare complessivo stimato di 320 milioni di euro e per una media di circa 220 euro a testa.
Tre le tipologie dei contribuenti beffati a cui il governo ha dato con la mano destra gli 80 euro lordi al mese e ora con la sinistra se li riprende, per di più non a rate come il bonus ma in un'unica soluzione: chi nel 2014 ha superato il limite di reddito previsto dalla Legge (26.000 euro); chi ha commesso o forse subito errori nella compilazione del modello 730 precompilato; chi in quell'anno ha lavorato meno di quel che sperava e alla fine ha guadagnato meno di 8mila euro.
Passi per le prime due categorie, ma che la tegola si abbatta su chi vive già al di sotto della soglia di povertà e non ha raggiunto gli 8mila euro di reddito, è clamoroso. Costringere i nostri concittadini più sfortunati a restituire, in una botta sola, quello che lo Stato gli ha dato per i mesi in cui ha lavorato, è una vera e propria beffa, oltre che una evidente ingiustizia fiscale e sociale.
Non può bastare sostenere, come sembra voglia fare il governo, che si tratta comunque di pochi casi (341mila persone non sono pochi casi) e che è una cosa tutto sommato normale, la stessa che avviene per chi nel corso dell'anno perde le detrazioni che contava di avere. No, non sembra proprio normale che un anemico debba donare il sangue allo Stato.-----------

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