mercoledì 9 marzo 2011

Giustizia, riformare e depenalizzare.

mercoledì 9 marzo 2011
Che in Italia esista la necessità di una radicale riforma della giustizia, a me pare evidente. Perché? Per tre ragioni.
Prima. La macchina della giustizia è lentissima, vecchia, non riesce in nessun modo a soddisfare le esigenze di una società moderna e dinamica. Le sentenze definitive, sia nel penale che nel civile, arrivano dopo dieci o venti o anche trent’anni dal momento nel quale si è consumato il reato o si è aperto il contenzioso. E una sentenza che arriva con vent’anni o trenta di ritardo è sicuramente ingiusta.
Seconda. Il potere dei magistrati è molto forte. Insindacabile e privo di contrappesi. I magistrati sono una casta unica e cioè esercitano sia il compito dell’accusatore si quello del giudice, non sono eletti e non sono direttamente responsabili delle sentenze e degli errori, non sono sottoposti ad alcun tipo di verifica da parte di autorità esterne, e dalle loro decisioni e dalle loro attitudini – o addirittura dal loro arbitrio – dipende la vita di milioni di persone. Grazie al rapporto specialissimo che settori consistenti della magistratura hanno stretto con l’informazione, e il patto di mutuo soccorso tra giudici e giornalisti, la magistratura oggi è in grado di influenzare in modo drammatico la vita di moltissimi cittadini, anche a prescindere dall’iter processuale e dalla sentenza, perché l’uso mediatico dell’avviso di garanzia può condizionare in modo formidabile la vita pubblica e anche la vita privata.
Terza. Il sistema delle garanzie processuali è molto limitato rispetto a quello di molti altri paesi dell’Occidente. Sia per le stesse ragioni che ho illustrato nei primi due punti; sia perché i poteri della difesa sono generalmente di gran lunga inferiori ai poteri dell’accusa; sia per la possibilità, da parte dell’accusa, di poter ricorrere più volte contro le assoluzioni (cosa che altrove, per esempio in America, è impossibile).

Se queste osservazioni sono vere – e a me paiono dati di fatto – è difficile negare la necessità di una riforma. Naturalmente si tratta di discutere le linee della riforma, evitando che questa diventi una specie di vendetta della politica sullo strapotere dei giudici, perché una scelta di questo genere porterebbe ad una eccessiva riduzione del peso della magistratura, che invece deve essere salvaguardato perché l’equilibrio tra i tre poteri è decisivo per lo Stato di diritto, e se oggi il potere giudiziario è dilagante, e questo non va bene, non va bene neppure se diventa un potere troppo ridimensionato e subalterno agli altri due.
C’è un punto, però, del quale nessuno discute. Né i “garantisti” di centrodestra, che sostengono Berlusconi e la sua volontà di riforme.....
http://www.glialtrionline.it/home/2011/03/09/giustizia-riformare-e-depenalizzare/
PS: Un ottimo articolo, una ottima riflessione, una sfida che il C/S deve fare al C/D: ora o mai più!
Un caro saluto da Umberto Marabese.

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