Forse una breccia nella narrativa
“A quanto riporta Euractiv (https://www.euractiv.com/section/coronavirus/news/10-eu-countries-call-for-more-flexibility-in-vaccine-contracts/), Bulgaria, Croazia, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia hanno espresso le loro richieste in una lettera indirizzata al commissario europeo alla Salute, Stella Kyriakides.”
”I dieci evidenziano un “significativo surplus” di vaccini. Si sono accorti che 4,2 miliardi di dosi per 477 milioni di abitanti sono un filino esagerati. […] Questo sembra suggerire – nella lettera non è scritto – che la Commissione Europea si sia tenuta consapevolmente abbondante nello spendere i soldi degli Stati membri in dosi di vaccino anti Covid e che davvero abbia pensato a dieci dosi a testa. E allora perché all’inizio parlavano sempre e solo di due dosi?”
RICERCATORE: “ABBIAMO COMMESSO UN GROSSO ERRORE” SUL VACCINO COVID-19″
“In una recente intervista […] l’immunologo canadese e ricercatore sui vaccini Byram Bridle, Ph.D., ha lanciato una vera scioccante bomba che è diventata immediatamente virale, nonostante fosse stata censurata da Google.”
“Non sono stati condotti né studi sulla tossicità riproduttiva né sulla genotossicità (mutazione del DNA), entrambi considerati critici nello sviluppo di un nuovo farmaco o vaccino per uso umano.”
“Il presupposto su cui hanno lavorato gli sviluppatori dei vaccini è che l’mRNA dei vaccini (o il DNA nel caso dei vaccini Johnson & Johnson e AstraZeneca) rimarrebbe principalmente dentro e intorno al sito di vaccinazione, cioè il muscolo deltoide, con una piccola quantità che viene drenata ai linfonodi locali. I dati di Pfizer, tuttavia, mostrano che non è affatto così. […] L’mRNA entra nel flusso sanguigno e si accumula in una varietà di organi, principalmente milza, midollo osseo, fegato, ghiandole surrenali e, nelle donne, ovaie. La proteina spike viaggia anche nel cuore, nel cervello e nei polmoni, dove possono verificarsi emorragie e/o coaguli di sangue, e viene espulsa nel latte materno. Questo è un problema, perché invece di istruire le cellule muscolari a produrre la proteina spike (l’antigene che innesca la produzione di anticorpi), la proteina spike viene effettivamente prodotta all’interno delle pareti dei vasi sanguigni e di vari organi, dove può causare molti danni.”
“[…] da molti mesi sappiamo che i peggiori sintomi del COVID-19 grave, in particolare i problemi di coagulazione del sangue, sono causati dalla proteina spike del virus. In quanto tale, sembra davvero rischioso istruire le cellule del corpo a produrre proprio ciò che causa gravi problemi. […] Una volta nella circolazione sanguigna, la proteina spike si lega ai recettori piastrinici e alle cellule che rivestono i vasi sanguigni. Come spiegato da Bridle, quando ciò accade, può verificarsi una delle diverse cose:
può causare l’aggregazione delle piastrine […] Quando c’è un danno ai vasi sanguigni, [le piastrine] si aggregano a formare un coagulo di sangue. […]
può causare sanguinamento anomalo,
nel tuo cuore può causare problemi cardiaci,
nel tuo cervello può causare danni neurologici.”
”È importante sottolineare che le persone che sono state vaccinate contro il COVID-19 non dovrebbero assolutamente donare il sangue, visto che il vaccino e la proteina spike vengono entrambi trasferiti. Nei pazienti fragili che ricevono il sangue il danno potrebbe essere letale.”
“Le donne che allattano devono anche sapere che sia il vaccino che la proteina spike vengono espulsi nel latte materno e questo potrebbe essere letale per i loro bambini. Non stai trasferendo anticorpi. Stai trasferendo il vaccino stesso, così come la proteina spike, che potrebbe causare sanguinamento e/o coaguli di sangue nel tuo bambino.”
“Altre ricerche suggeriscono che la proteina spike del SARS-CoV-2 può avere un grave impatto sulla funzione mitocondriale che è fondamentale per la buona salute, l’immunità innata e la prevenzione dalle malattie di ogni tipo.”
VACCINI-COVID, IL VIROLOGY JOURNAL: “STOP A
ULTERIORI DOSI DI RICHIAMO”
di Valentina Bennati
comedonchisciotte.org
Il 5 giugno scorso sul Virology Journal, importante rivista scientifica ad accesso aperto sottoposta a revisione paritaria, è stato pubblicato, a firma Kenji Yamamoto, un articolo di commento agli effetti dei vaccini COVID-19.
L’autore inizia menzionando lo studio pubblicato a febbraio da The Lancet sul declino dell’immunità nel tempo e sottolinea che la funzione immunitaria tra gli individui vaccinati, trascorsi 8 mesi dalla somministrazione di due dosi di vaccino covid-19, risulta inferiore a quella tra gli individui non vaccinati.
Poi fa un lungo elenco di preoccupanti effetti avversi. Riporto in corsivo alcuni passaggi degni di attenzione: “Le proteine spike non decadono immediatamente dopo la somministrazione di vaccini mRNA. Le proteine spike presenti sugli esosomi circolano in tutto il corpo per più di 4 mesi. Inoltre, studi in vivo hanno dimostrato che le nanoparticelle lipidiche (LNP) si accumulano nel fegato, nella milza, nelle ghiandole surrenali e nelle ovaie e che l’mRNA incapsulato con LNP è altamente infiammatorio. Gli anticorpi di nuova generazione della proteina spike danneggiano le cellule e i tessuti che sono preparati per produrre proteine spike e le cellule endoteliali vascolari sono danneggiate dalle proteine spike nel flusso sanguigno; questo può danneggiare gli organi del sistema immunitario come la ghiandola surrenale. Inoltre, può verificarsi un potenziamento anticorpo-dipendente, in cui gli anticorpi che migliorano l’infezione attenuano l’effetto degli anticorpi neutralizzanti nella prevenzione dell’infezione. Il peccato antigenico originale, cioè la memoria immunitaria residua del vaccino di tipo Wuhan, può impedire al vaccino di essere sufficientemente efficace contro i ceppi varianti. Questi meccanismi possono anche essere coinvolti nell’esacerbazione di COVID-19.”
E ancora: “Alcuni studi suggeriscono un legame tra i vaccini COVID-19 e la riattivazione del virus che causa l’herpes zoster. Questa condizione viene talvolta definita sindrome da immunodeficienza acquisita con il vaccino. Da dicembre 2021, oltre al COVID-19, il Dipartimento di Chirurgia Cardiovascolare dell’Okamura Memorial Hospital, Shizuoka, in Giappone (di seguito denominato ‘l’Istituto’) ha riscontrato casi di infezioni difficili da controllare. Ad esempio, si sono verificati diversi casi di sospette infezioni dovute a infiammazioni dopo un intervento chirurgico a cuore aperto, che non è stato possibile controllare anche dopo diverse settimane di utilizzo di più antibiotici. I pazienti hanno mostrato segni di essere immunocompromessi e ci sono stati alcuni decessi. Il rischio di infezione può aumentare e in futuro potrebbe essere necessario rivedere vari algoritmi medici per valutare la prognosi postoperatoria.”
Inoltre, più avanti, nell’articolo si legge: “A causa di una propaganda distorta i media hanno finora nascosto gli eventi avversi della vaccinazione come, ad esempio, la trombocitopenia trombotica immunitaria indotta dal vaccino (VITT). L’Istituto incontra molti casi in cui questa causa è riconosciuta. Queste situazioni si sono verificate a ondate; tuttavia, devono ancora essere risolte nonostante le misure implementate per lo screening di routine dei pazienti ammessi per un intervento chirurgico per gli anticorpi della trombocitopenia indotta da eparina (HIT). Dall’inizio della vaccinazione sono stati confermati quattro casi positivi agli anticorpi HIT; questa frequenza di casi positivi agli anticorpi HIT, invece, era stata osservata raramente prima. Sono stati segnalati anche casi mortali dovuti a VITT in seguito alla somministrazione di vaccini COVID-19.”
A questo punto l’autore scrive che “come misura di sicurezza le ulteriori vaccinazioni di richiamo dovrebbero essere sospese” e aggiunge che “nella cartella clinica di tutti i pazienti devono essere annotate le date delle varie vaccinazioni e il tempo passato dall’ultimo richiamo”.
Infine, segnala che “potrebbe essere necessario considerare il tempo trascorso dall’ultima vaccinazione COVID-19 tutte le volte che sono richieste procedure invasive” e indica diverse misure pratiche che possono essere implementate per prevenire una diminuzione dell’immunità: “Queste includono la limitazione dell’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei, incluso il paracetamolo, per mantenere la temperatura corporea profonda, l’uso appropriato di antibiotici, la cessazione del fumo, il controllo dello stress e la limitazione dell’uso di emulsioni lipidiche, incluso il propofol (un anestetico), che possono causare immunosoppressione perioperatoria”.----
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