domenica 5 giugno 2022

Marco Tosatti - Libertà di Stampa. Ucraina, Russia, Cina e la Battaglia del Grano



Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Vincenzo Fedele offre alla vostra attenzione alcune riflessioni sulla realtà attuale e su come essa viene rappresentata ad uso dei media e della propaganda di regime. Buona lettura e meditazione.

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Libertà di stampa – Ucraina, Russia, Cina e la battaglia del grano

La notizia che tiene banco è il sesto pacchetto di sanzioni UE che spezzerà le reni alla Russia, come hanno già fatto i precedenti cinque. Chissà quanto doveva essere terribile, e per loro mortale, il primo. In compenso questo dissestato sesto sarà tempestivamente operativo da dicembre. Forse.

Sanno tutti che Putin sta perdendo la guerra, anzi la sta vincendo, anzi non si sa, ……  dobbiamo vedere. 

La Russia sta andando in bancarotta e la riprova è il Rublo sempre più forte, come scrive, senza pudore, Il Foglio.

Infatti su tutto regna sovrana la libertà di stampa e la credibilità dei giornali nostrani. Crozza non sa più cosa fare. Le sue battute sono sempre scavalcate dalle realtà stampate.

Il Messaggero, pur di rimanere al passo, sul sesto pacchetto titola  “Gas, tetto alla speculazione. Passa la proposta italiana”.  In realtà su questo punto la Commissione europea ha deciso di non decidere. A riprova delle balle, entri nel testo e scopri che il topolino partorito dalla montagna è che la commissione ha ottenuto un mandato per valutare la proposta di un tetto.

Ma non vogliamo fare concorrenza al Bestiario del nostro Ospite, quindi torniamo alle balle serie.

Invece di parlare del blocco delle migliaia di navi a Shanghai, che sta bloccando il mondo intero, la priorità è del granaio del mondo (per chi continuasse a ignorarlo sarebbe l’Ucraina) dove, con il blocco del porto di Odessa, quel terrorista di Putin cerca di affamare il mondo che aspetta proprio quei 22 milioni di tonnellate di grano per evitare la fame. Il fatto che il porto di Odessa sia bloccato dalle mine ucraine, prima ancora che dalle navi militari al largo, qualcuno inizia a sussurrarlo.

Non fa notizia, invece, il blocco delle esportazioni di grano deciso dal governo indiano che, con 111 milioni di tonnellate, è il secondo produttore mondiale mentre il primo non è certo l’Ucraina. La decisione di Nuova Delhi, del resto, non appare isolata. Anche Serbia e Kazakistan, ad esempio, hanno limitato l’esportazione di cereali e, in Europa, la stessa Ungheria ha adottato una misura simile che è contestata dalla Commissione europea e che mette in crisi anche noi.

Il Papa si preoccupa, giustamente, di ricordare che non è bene fare la guerra con il grano. Del resto, dalle nostre parti, la battaglia del grano rimanda a ricordi lontani che molti vorrebbero attualizzare e molti altri vorrebbero dimenticare. 

A me, invece, riporta alla mente l’istruttiva discussione sulle armi difensive e le armi offensive che stiamo inviando a Kiev per favorire la pacificazione. Anche quella sui missili che Biden voleva inviare in Ucraina, ma poi ci ha ripensato, e poi ci ha ri-ripensato di nuovo ed adesso li manda con l’avvertenza che valgono solo per uso interno e non sono da esportare nella vicina Russia,pena un buffetto e forse anche una sculacciata. Chissà se il grano rientra in quelle che offendono o in quelle che difendono !

Ma in fondo quello che è importante, nella battaglia del grano, è che il capro espiatorio sia noto, che siede a Mosca e, come tutti sanno, stia per fallire, sta per essere spodestato e, più concretamente, forse è già defunto e un suo sosia lo sta sostituendo pro tempore.

La Turchia intanto, nella fulgida e totale assenza dell’Europa,si sta proponendo come l’unico interlocutore credibile per una eventuale trattativa di pace. Intanto ha rinviato le esercitazioni navali NATO nel Mar Nero a conferma delle voci secondo cui la Turchia non avrebbe permesso l’ingresso, nel Mar Nero, di navi militari NATO. Pensando male, ma forse azzeccandoci, si può ipotizzare che la Turchia si stia organizzando per una specie di monopolio in esclusiva di tutti i futuri trasporti merci dall’Ucraina. Intanto, ma solo per avere spazio di manovra, Erdogan ha ripreso la pulizia etnica contro i Kurdi in un silenzio assordante.

Tornando al disssestato sesto pacchetto, oltre ad essere operativo da Dicembre, blocca solo il petrolio via mare, non quello trasportato dentro i tubi di acciaio degli oleodotti.

Peccato che, anche quì, i dati parlano tuttaltra lingua, visto che il carico di una petroliera passa di mano, anche più volte, dal momento del carico alla consegna finale.

A Marzo di quest’anno, ad esempio, in Italia sono finiti, con trasporto via nave dalla Russia, oltre 250.000 barili di petrolio. Ad Aprile i barili trasportati si sono dimezzati, meno di 120.000. Allargando l’orizzonte il dato olandese, ad esempio, è quasi stabile in aumento: circa 500 mila a Marzo e 650 mila ad Aprile. 

Un dato sorprendente, invece, è quello classificato come uscito dalla Russia per destinazione sconosciuta: meno di 50 mila a Marzo con un balzo di oltre 13 volte ad Aprile, più di 650 mila barili. Chissà dove saranno andati a finire questi barili anonimi. Fra pochi giorni avremo i dati aggiornati a Maggio e chissà quanti saranno gli anonimi di Dicembre.

La cooperazione russo-cinese, intanto si apre a nuovi radiosi orizzonti mentre il ministro degli esteri russo, Lavrov, ha preso atto di un aumento consistente del commercio mondiale in rubli, yuan, rupie, ecc.

Gli accordi tra Cina ed Arabia Saudita, sul pagamento del petrolio in Yuan, che avevamo discusso più di un mese fa, cominciano a ampliare gli effetti che solo un cieco poteva non vedere e, del resto, se con Euro e Dollari non si possono comperare materie prime nè energia, ripiegare su valute alternative è il minimo che si possa fare per ovviare al problema.

Ma in fondo, per i nostri liberi giornali, è solo una questione linguistica. Il blocco delle valute russe in Euro e Dollari non è un ricatto, quello del grano e dell’energia della Russia invece si. 

Il NYT spiega che l’amministrazione Biden frena sulla confisca dei beni russi perchè sospetta che queste sanzioni possano minare la reputazione USA come luogo sicuro per gli investimenti. Forse anche la FED sospetta che questo sarà un altro dei motivi, da aggiungere agli altri, per cui molti preferiranno star lontani dal Dollaro. Dalle nostre parti non vedo molte preoccupazioni sui riflessi che potranno avere i sequestri di beni e di barche di cittadini russi. Anche quando la buriana sarà passata qualcuno pensa che le lasceranno ormeggiate nei nostri porti ? Verranno a prendere qualche aperitivo nei nostri bar, passeggiare nei nostri viali, cenare nei nostri ristoranti o sciare nelle nostre montagne ?

Orban cerca di fare gli interessi del proprio Paese, come i tedeschi per il loro. Di Draghi si può dire altrettanto ?

Ci fosse qualche giornalista ancora in servizio noterebbe che mentre in Ungheria e Germania i leader rispondono al loro parlamento ed al loro popolo, da noi sembra non si usi più. Draghi va negli USA per “discutere” della situazione mondiale e non riunisce neanche il Consiglio dei Ministri, tanto meno il Parlamento, per sapere cosa ne pensano sulla posizione da tenere. Non consulta neanche i responsabili dei partiti che lo sostengono. Riunisce tutti dopo il ritorno alla base, per comunicare gli ordini ricevuti. E questo è ritenuto normale e nessuno della libera stampa ha qualcosa da ridire.

Evitiamo di parlare, per carità di Patria, del presunto piano di pace italiano, bocciato sia da Kiev che dalla stessa UE, prima di diventare uno spunto umoristico per la diplomazia di Mosca. Qualcuno pensa ancora che il nostro Paese abbia un Ministro degli esteri ? Qualcuno ha accennato a far dimettere il bibitaro che siede su quella poltrona ? La nostra tradizione diplomatica era tra le migliori al mondo adesso sembra di essere alla corrida televisiva : dilettanti allo sbaraglio.

Sarebbe anche bene non dimenticarci, ed anche su questo c’entra molto la credibilità della stampa, della Cina che sembra uscita dai notiziari.

Lavrov certifica il rafforzamento dell’asse Mosca-Pechino. Aerei russi e cinesi hanno pattugliato, congiuntamente, per 13 ore di seguito, le acque giapponesi e della Cina orientale su cui il ministero della difesa giapponese ha parlato apertamente di provocazione.

La Cina, oltretutto, continua ad essere intoccabile. Anche lo sconfinamento di 30 caccia da combattimento cinese nello spazio aereo di Taiwan ha provocato solo reazioni da parte del governo di Taipei, nel silenzio di Washington, dopo che funzionari governativi avevano dovuto correggere le dichiarazioni di Biden sulla risposta americana ad un eventuale attacco cinese all’isola.

Non si sono levate proteste da Washington neanche quando il Cardinale Zen è stato arrestato a Hong Kong, e non per il solito doppio pesismo sui diritti umani violati. E’ stata messa a dormire anche la spinosa questione di Taiwan in attesa che la ripresa cinese raffreddi l’inflazione americana su cui iniziano i riconoscimenti che non è figlia della guerra in Ucraina. Qualcuno, forse riflette  sul raffreddamento dell’inflazione in vista delle elezioni di medio termine di Novembre negli USA come pure, senza parlarne, che quest’anno ci sarà anche il XX congresso del Partito comunista cinese. La prossima crisi di Taiwan è solo momentaneamente accantonata, in attesa di quella libica e di quella egiziana. 

Che la Cina sia sparita dai radar, comunque, non è un buon segnale. E’ un pò come rallegrarsi quando non ci sono morti ammazzati a Palermo, illudendosi che la mafia sia sparita. Ci ritornerà e, purtroppo, quando ci ritornerà sarà con l’impeto del dragone. Per Taiwan, con l’amministrazione USA allo sbando, si sta ragionando sul comprtamento della resistenza ucraina, sperando di esportarla sull’isola cinese. Che la strategia sia fallimentare lo sanno anche loro, ma il livello della discussione sembra che non sappia andare oltre.

Come dice il Maestro Porfiri proprio oggi e proprio qui su Stilum Curiae, quando cerca di spiegare il modo di pensare dei cinesi : “questo non significa che non dobbiamo giudicare certi loro modi di agire e di fare, ma bisogna sempre capire che il giudizio etico e morale che noi diamo può essere per loro non così comprensibile”. Questo l’avevo già capito quando, in tempi andati, mi occupavo di approvvigionamenti e mi ero avvicinato alla Cina, ma i media nostrani non hanno alcuna intenzione di “capire” alcunchè. Basta attenersi alle veline da pubblicare.

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