Per il Milleproroghe domani un nuovo passaggio a palazzo Chigi: su Autostrade è ancora alta tensione tra M5s e i renziani. E sul 5G si apre una faglia tra Pd e grillini
Giuseppe ColomboBusiness editor L'Huffington Post
La modalità obbligata di un governo che si muove con il peso di una maggioranza litigiosa la indica Luigi Di Maio con un post su Facebook: “Nei prossimi giorni dovranno essere sciolti gli ultimi nodi in merito al decreto milleproroghe approvato ieri in Consiglio dei ministri salvo intese”. La scia delle tensioni esplose a palazzo Chigi sulla revoca della concessione ad Autostrade impone un nuovo passaggio. Se ne parlerà già lunedì pomeriggio. Perché i 5 stelle sono sulle barricate, mentre i renziani dicono ancora no, denunciando il “pressapochismo”. La modalità obbligata è questa: la necessità di un Cdm bis, la ricerca tesa e schizofrenica di un punto di equilibrio messo continuamente in discussione....
Prendiamo gli ultimi tre provvedimenti più importanti passati sul tavolo del governo: la manovra, il decreto per salvare la Popolare di Bari e appunto il Milleproroghe. Lo spartito politico è lo stesso: fibrillazioni, vertici e una nuova riunione dei ministri, testi che cambiano. Insomma la prima al Consiglio dei ministri non è mai quella buona e questo la dice lunga sul fatto che quell’equilibrio va ogni volta riassettato. Questa modalità obbligata genera due scorie. La prima è quella del rinvio. Che sia di qualche giorno o di settimane intere - leggere le grandi questioni industriali, da Ilva a Alitalia, ma anche temi come la giustizia - l’arco temporale è un dettaglio. Il punto è che il rinvio si impone come modalità imprescindibile perché si prende atto che a tirare troppo la corda alla fine c’è il rischio che si spezzi.
La seconda, collegata alla prima, è che il rinviare o l’arrivare a una soluzione dopo un Cdm bis piuttosto che dopo un vertice fiume di 28 ore, come è avvenuto con una manovra riaperta all’ultimo minuto, pian piano sfilaccia la maggioranza. Nicola Zingaretti l’ha ribadito anche oggi a Mezz’ora in più: “Io mi auguro che l’agenda di governo sia un programma non di titoli, ma di provvedimenti e di azione. Lo dico subito: se dobbiamo fare finta, lasciamo stare”. Insomma, questa modalità obbligata non scorre come acqua sotto i ponti, ma i ponti fragili che tengono insieme le quattro anime della maggioranza rischia invece di farli saltare o quantomeno di corroderli. Esaurita una tensione su un tema, ecco che arriva un altro provvedimento a dividere e a riproporre la modalità obbligatoria, l’exit strategy che molte volte si rileva risolutiva, e non sempre totalmente, dal punto di vista del decreto in sé. Ma politicamente no. Il cerchio della maggioranza si riapre sempre.
I tre casi presi ad esempio hanno la stessa matrice. Sono i renziani ad aver riaperto la legge di bilancio, imponendo una riscrittura del testo sulle microtasse, e sempre Italia Viva, questa volta insieme ai 5 stelle, ad aver obbligato i ministri a ritornare a palazzo Chigi 24 ore dopo la prima riunione sul salvataggio della Popolare di Bari. Al Consiglio dei ministri di sabato, sempre i renziani si sono messi di traverso sulla norma, contenuta nel Milleproroghe, che spiana la strada alla revoca della concessione ad Autostrade, prefigurando già un passaggio di consegne ad Anas. Il testo, portato sul tavolo dalla ministra dem ai Trasporti Paola De Micheli, è stato ammorbidito già al Cdm stesso, ma i renziani continuano a dire no. E così Di Maio è stato costretto a scrivere sui social che la revoca non può essere messa in discussione, mentre Italia Viva, attraverso i parlamentari della commissione Trasporti, sono ritornati a suonare la grancassa della contrarietà: “Italia Viva trova incredibile il modo con cui il tema delle possibili revoche delle concessioni è stato surrettiziamente introdotto nella bozza del decreto Milleproroghe. Non è solo il contenitore ad essere del tutto inadeguato. È il pressapochismo ad essere inaccettabile”. Non solo. Iv evoca anche “la fuga degli investitori”. Ancora discussioni, quindi nuovo passaggio del Milleproroghe in Cdm.
Ma le tensioni sono trasversali e non corrono solo sull’asse M5s-Italia Viva. Sul 5G Stefano Patuanelli prova a premere sull’acceleratore: “Huawei offre le soluzioni migliori ai prezzi migliori. Non si può sventolare la bandiera del libero mercato con una mano e quella del protezionismo con l’altra”. Zingaretti, però, frena: “Segnalo che il Copasir ha detto una cosa molto seria: che potrebbero esserci problemi per la sicurezza nazionale. Un governo serio ha il dovere di approfondire le preoccupazioni del Copasir e mettere al centro la sicurezza nazionale”. Anche su questa partita bisognerà attivare la modalità obbliga. E forse servirà più di un Cdm bis.
- Giuseppe ColomboBusiness editor L'Huffington Post
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