Gentiloni protesta? Se la prenda con Renzi, la Fedeli, la Pinotti e tanti altri. Forse fremevano tutti per le vacanze e non hanno letto l’emendamento che però hanno votato compatti. Ma dopo non ci si può indignare come il Pd sta facendo in Umbria, ad Arezzo, a Rieti, a Viterbo, a Siena e in tutta Italia. A meno di avere una faccia di bronzo da guinness dei primati.
(Franco Bechis) –
Da giorni tutti (si fa per dire) i leader del Pd cinguettano sui social indignati contro il governo gialloverde che avrebbe fatto saltare con un emendamento al mille proroghe i generosi finanziamenti alle grandi città per il recupero delle periferie stanziati dai governo di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Peccato però che tutto il pd, capitanato da Paolo Gentiloni, se la prende grottescamente con una norma che l’intero gruppo del Pd aveva appena votato nell’ultima seduta in Senato. Avevano detto di sì non peones qualsiasi, ma l’ex segretario del partito ed ex premier Matteo Renzi, l’ex ministro della Difesa, Roberta Pinotti, l’ex ministro della Istruzione Valeria Fedeli, l’attuale capogruppo in Senato Andrea Marcucci, l’ex vicepresidente del Parlamento europeo Gianni Pittella, e altri nomi come Matteo Richetti,Teresa Bellanova, Simona Malpezzi, Tommaso Nannicini, Dario Stefano e decine di altri....
L’emendamento del più clamoroso harakiri parlamentare scelto dal Pd è stato votato dall’aula del Senato dopo che era già stato approvato nella commissione di merito. La norma – contenuta appunto nell’emendamento 13.2 nuovo testo- in realtà sbloccava oltre un miliardo di fondi congelati ai comuni virtuosi che avevano avanzi di amministrazione, ma che per norme un po’ bislacche della contabilità degli anni scorsi non potevano essere utilizzate.
L’emendamento era stato richiesto per altro dai vertici dell’Anci e in commissione lo avevano presentato un sindaco della Lega con il capogruppo al Senato. La copertura di quei nuovi fondi ai comuni però è stata stabilita a carico degli stessi enti locali, rinviando di due anni l’utilizzo di quei fondi per il recupero delle periferie che i governi Pd avevano stanziato e che però la Corte Costituzionale aveva parzialmente cassato.
Non tutti i fondi per le periferie vengono congelati, ma solo quelli per cui i bandi sono ancora in corso e i progetti per cui non erano ancora stati avviati i cantieri: si salvano così 24 città fra cui quasi tutti i capoluoghi di provincia. Ne restano fuori però molte altre, ed è naturale che il voto del Senato abbia gelato i loro sindaci, che hanno iniziato a protestare con dichiarazioni alle agenzie, tweet e post di Facebook.
La lettura di quel malumore è sembrato un toccasana al Pd che ha iniziato subito a cavalcarlo contro il governo, con interventi a raffica indignati di Gentiloni, Matteo Orfini, Alessia Morani, Luigi Marattin, Andrea Romano spesso rilanciati nel web dallo stesso Renzi. Una commedia grottesca. Che ha raggiunto il suo apice quando una senatrice umbra del Pd –Nadia Ginetti– sentendo le proteste dei sindaci di Perugia e Terni, ha inviato a tutti i media della Regione un suo scandalizzato comunicato stampa dal titolo “Inaccettabile il blocco dei fondi che potrebbe compromettere anche il lavoro fatto in Umbria”. Nel comunicato citava appunto “l’emendamento approvato in Senato dalla attuale maggioranza di governo” e terminava così: “A quanto mi risulta ci sono già 94 comuni italiani che si sono mobilitati contro la sospensione del bando. Anche noi ci impegneremo a fare la nostra parte”. A tarda sera alle stesse redazioni umbre è giunto un appello disperato della addetta stampa della Pd Ginetti: “Vi chiedo cortesemente di non pubblicare il comunicato della senatrice”. Già, perché la Ginetti stava chiamando alla mobilitazione contro se stessa, visto che aveva votato a favore di quella norma in Senato come tutti i presenti del suo gruppo.
Presi con le mani nella marmellata i Pd hanno provato a giustificarsi, come ha fatto in un tweet ancora più grottesco Marattin sostenendo che i senatori non volevano dire no a nuovi fondi ai comuni pensando che poi il resto l’avrebbero rimesso a posto nel passaggio del decreto mille proroghe in Senato.
La verità è che anche i professionisti del Pd non leggono quello che votano in aula, e tanto meno lo fanno nell’ultima seduta prima delle vacanze. Non che avessero lavorato un granché quest’anno, ma da Renzi in giù avevano una tal voglia di correre in spiaggia che avrebbero votato sì anche a cose mostruose pur di togliersele di torno. Comprensibile, ma la sceneggiata messa in campo dopo davvero non lo è…---
Nessun commento:
Posta un commento