Nel teatro della politica internazionale contemporanea, sullo sfondo delle iniziative politiche e militari più appariscenti messe in campo dai vari attori, si intravedono i grandi interessi economici; fra questi un ruolo primario riveste il problema dell’ approvvigionamento energetico. La crisi fra paesi occidentali e Russia si sviluppa attorno ad alcuni nodi importanti legati alle politiche energetiche di grandi esportatori come Stati Uniti e Russia e grandi importatori come paesi europei e Cina.
Le notizie su questi argomenti che arrivano all’ opinione pubblica sono tante, spesso contraddittorie, così che è particolarmente difficile, per i profani, comprenderne il senso e la portata. Abbiamo quindi deciso di rivolgerci, per un chiarimento, a Madalina Sisu Vicari, del Centro di Studi delle Relazioni Internazionali di Liegi, ricercatrice con all’ attivo numerose pubblicazioni sul tema del Risiko energetico internazionale, capo editore della rivista Vocal Europe e popolare divulgatrice delle stesse tematiche su Twitter, che ha gentilmente accettato di rispondere alle nostre domande.
Transito di gas da Russia a Europa. Gasdotti esistenti e progettati. Fonte: TASS...
S.I. Molti ritengono che il gas, dato il suo basso impatto ambientale (se confrontato con il petrolio ed il carbone) possa rappresentare se non una soluzione definitiva, almeno una “transizione morbida” verso le rinnovabili da qui alla fine del secolo. E’ d’ accordo?
MV: Potenzialmente si. Bruciare gas naturale rilascia un quantitativo di emissioni di tutti i tipi di inquinanti e di anidride carbonica (CO2) inferiore rispetto a bruciare carbone o derivati dal petrolio, a parità di energia prodotta. Per esempio le emissioni di CO2 (per unità di energia prodotta) dal gas sono circa il 40% più basse quelle derivate dal carbone e circa il 20% di quelle derivate dal gas. Inoltre le centrali elettriche basate sul gas naturale hanno fra il 37% ed il 54% di emissioni di gas serra in meno, a seconda della età e dell’ efficienza dell’ impianto. Da un punto di vista ecologico le fonti di energia a minor impatto sono l’ eolico ed il solare, dal momento che non emettono inquinanti tossici o gas serra durante la lavorazione; di fatto, le più basse emissioni di gas serra sono associate alle tecnologie eoliche fuori costa. Tuttavia, secondo la US Energy Information Administration (EIA) carbone, petrolio e gas naturale forniranno ancora il 77% dell’ energia globale nel 2040, dal momento che molti scenari vedono una crescita non solo della domanda globale di energia, ma anche, per la stessa data, l’ ascesa del gas naturale quale principale combustibile fossile. E dunque è grazie all’ aumento dell’ utilizzo del gas naturale che possiamo sperare in una decrescita complessiva degli inquinanti sia nelle economie industrializzate che in quelle emergenti
SI: Osserviamo tensioni crescenti fra Stati Uniti e Russia, e questo fenomeno può essere spiegato in diversi modi: problemi e timori sulla sicurezza (espansione ad est della NATO) politica internazionale (superamento dell’ ordine unipolare post guerra fredda), contrapposizione ideologica (società “chiusa” contro società “aperta”, liberalismo contro intervento statale). In ogni caso, va notato che Russia e Stati Uniti sono entrambi produttori di materie prime (principalmente gas e petrolio) in competizione per il ricco mercato europeo. Quanto pesa, secondo lei, questo fattore, comparato agli altri?
M.V.: Si tratta di un fattore importante, ma non primario. Per esempio, se teniamo conto dei costi di trasporto, il mercato di sbocco “naturale” per l’ esportazione statunitense è l’ America Latina. Secondo l’ US Energy Information Administration (EIA) nel 2017 il Messico ha ricevuto la maggiore entità di esportazioni USA di LNG, il 20%. Inoltre, più della metà (per la precisione il 53%) delle esportazioni USA di LNG del 2017 sono state consegnate a tre paesi: Massico, Corea del Sud e Cina. Completiamo questa serie di dati dicendo che il 60% dell’ LNG statunitense nel 2017 è stato  venduto a prezzo spot a più di 20 paesi. E’ molto probabile che i nuovi dazi del 25% proposti dalla Cina sul gas LNG statunitense si ripercuoteranno sull’ esportazione americana in quel paese, dal momento che ci si aspetta l’ ascesa della Cina a maggior importatore mondiale l’ anno prossimo. Visto parte dell’ esportazione di LNG statunitense è protetta da contratti a lungo termine, l’ impatto sarà piuttosto limitato su quei contratti fino alla scadenza degli accordi; in ogni caso il mercato a prezzi spot (che, come sopra detto, è importante per l’ LNG statunitense) potrebbe risentirne in maniera significativa. Se la Cina dovesse cercare risorse alternative di fornitura dell’ LNG, Australia e Quatar potrebbero essere soluzioni immediate, e potrebbe esserlo anche la Russia, specialmente dal momento che è stato recentemente inaugurato il secondo impianto di Yamal LNG, e si attende che il terzo entri in funzione nel gennaio 2019.  Quindi anche i mercati asiatici possono diventare terreno di competizione fra USA e Russia riguardo alle esportazioni di gas, tenuto conto del fatto che la seconda ha provato negli ultimi anni (sin ora senza grandi successi), di volgersi ad est. Allo stesso tempo va detto che le forniture di LNG statunitense prenderanno la strada dei mercati europei principalmente in base a considerazioni di tipo commerciali, sebbene, probabilmente, alcuni paesi dell’ Europa orientale vedono la fornitura dell’ LNG statunitense piuttosto attraverso le lenti della sicurezza energetica e della minore dipendenza dal gas russo. Ma, a parte queste eccezioni, la maggior parte delle decisioni sotto questo profilo saranno basate, lo ripeto, su considerazioni su base commerciale, e saranno principalmente determinate da fattori come la domanda, l’ offerta ed il prezzo. Quindi, per concludere, la competizione fra USA e Russia sugli idrocarburi sarà decisa principalmente dai mercati.
le rotte di fornitura del gas LNG di Yamal: “oltre all’ Europa, anche i mercati asiatici possono diventare terreno di competizione fra USA e Russia riguardo alle esportazioni di gas”
S.I. Ma gli Stati Uniti riusciranno ad ottenere una quota significativa del mercato LNG europeo? E la Russia potrà rendersi meno dipendente da questo mercato sviluppando progetti per l’ Estremo Oriente, come Pawer of Siberia e Yamal?
M.V. E’ difficile prevedere se l’ LNG statunitense riuscirà a guadagnare una quota significativa in Europa, dato che questo dipenderà ad una certo numero di fattori come: il tasso di crescita della domanda in Europa, la realizzazione di politiche di aumento delle rinnovabili (il nuovo quadro regolamentare stabilisce un nuovo obiettivo vincolante per le rinnovabili nell’ Unione del 32% entro il 2030), il prezzo dell’ LNG USA in confronto al prezzo russo che, sotto questo profilo, è molto più economico (la differenza può variare, a seconda della stagione, fra il 30 ed il 40%) e la disponibilità di alcuni stati dell’ est Europa di pagare un “prezzo aggiuntivo” per le importazioni di LNG al fine di assicurarsi la diversificazione delle forniture e la sicurezza energetica, in particolare diminuendo la dipendenza delle importazioni di gas russo. Secondo i più recenti dati della Commissione Europea, dall’ arrivo della prima gasiera statunitense nell’ aprile 2016 ad oggi le importazioni europee di LNG statunitense sono cresciute da zero a 2,8 miliardi di metri cubi. Per fare un paragone, le esportazioni russe di gas all’ Unione Europea nel 2017 hanno raggiunto un livello record, vale a dire approssimativamente 162 miliardi di metri cubi. D’ altronde, sei impianti di liquefazione negli USA, attualmente in costruzione, oltre all’ espansione di quello di Sabine Pass, verranno completati nel 2018 e nel 2018. Le infrastrutture di liquefazione di Cove Point, Elba Island, Cameron LNG e Freeport LNG dovrebbero entrare in servizio entro la fine del 2019, con una capacità totale di 67 miliardi di metri cubi. Come ho spiegato, i mercati asiatici sono (e probabilmente rimarranno) una delle maggiori destinazione dell’ LNG statunitense. Tuttavia, visto che buona parte dell’ LNG non avrà clausole di destinazione e se i prezzi dovessero essere interessanti per i mercati europei, potremo vedere volumi maggiori di LNG USA arrivare in questi mercati.
A proposito di Yamal, come ho detto, le consegne del secondo impianto di Yamal sono già state iniziate e, ad oggi, 47 cargo di LNG sono state spediti con più di 3,5 milioni di tonnellate di LNG prodotte dall’ impianto. In più, per la prima volta, una consegna di LNG di Yamal è stata effettuata in Cina, nello scorso luglio, attraverso la Rotta Marittima Settentrinale (NSR) lungo la costa artica, che riduce drasticamente i tempi di consegna ai clienti asiatici. Quindi Yamal è ad un ottimo punto nella sua realizzazione ed il terzo impianto dovrebbe entrare in servizio nel gennaio del 2019. Si aggiunga che Novatek ha in programma di lanciare un altro progetto, Arctic LNG 2, nel 2022 o 2023, per il quale è già stato firmato con la compagnia francese SPIEF un accordo che riguarda l’ acquisto, da parte di Total, di una quota del 10% di manifestazione di interesse a partecipare al progetto: il valore di Arctic LNG 2 è stimato in 25,2 miliardi di $.
Per quanto riguarda Power of  Siberia Gazprom ha dichiarato, alla fine di Luglio, che il 90% del gasdotto è completato, e le consegne alla Cina inizieranno, secondo le attese, nel 2019. L’ accordo trentennale fra Gazprom e CNPC prevede la consegna di 38 miliardi di metri cubi di gas all’ anno, e la condotta sarà alimentata dai giacimenti di Chayandinskoye , base del centro di produzione di Gas della Yakuzia. Se confrontato con le esportazioni  verso i mercati europei (inclusa la Turchia) e l’ Unione Europea (rispettivamente 192,2 miliardi di metri cubi e 162) le esportazioni alla Cina non pareggeranno l’ importanza di quelle verso ovest. Tuttavia la possibilità di aumentare le esportazioni alla Cina non può essere esclusa, specialmente nel contesto delle nuove politiche energetiche di quel paese, che incoraggiano l’ uso di energia più pulita.
Il tracciato di Power of Siberia: “nei prossimi anni le esportazioni russe alla Cina non pareggeranno l’ importanza di quelle verso ovest”
SI: Cerchiamo di sintetizzare le “regole” della “partita sul gas”: gli importatori hanno interesse a differenziare i fornitori, i fornitori hanno un interesse speculare a differenziare i clienti, mentre i paesi di transito cercano di stabilire qualche tipo di monopolio nella via di approvvigionamento. Crede che questo riepilogo sia esaustivo e troppo semplicistico?
MV: Vedrei la cosa da un punto di vista leggermente differente. Secondo me ciò che conta di più per gli importatori è la sicurezza della fornitura, che riguarda una vasta gamma di fattori, come: la disponibilità di risorse, l’ accessibilità (eventualmente influenzata da turbative infrastrutturali più o meno intenzionali), il funzionamento più o meno buono dei mercati, problemi politici nelle regioni di origine e transito, la differenziazione delle risorse e dei fornitori (che può mitigare le problematiche e le turbative connesse alla dipendenza da uno specifico fornitore), l’ accessibilità delle risorse di energia (che può esse minata da alti costi e da elevate oscillazioni). Per i paesi esportatori ciò che conta è la sicurezza della domanda e dei ricavi: a tal fine sono elementi importanti anche la disponibilità dei clienti anche la loro differenziazione, sebbene il secondo non sia obbligatorio. Per quanto riguarda i paesi di transito non direi che il loro interesse principale risieda nello stabilimento di un monopolio. Per loro, come per gli esportatori, conta piuttosto assicurarsi transiti e profitti e, a questo proposito, i paesi di transito possono cercare anche una molteplicità di fornitori di prodotto da far transitare sul proprio territorio: il caso della Turchia è rilevante sotto questo aspetto ( (il paese è attraversato  dal gasdotto Kirkuk‐Ceyhan Pipeline e dall’ oleodotto Baku‐ Tbilisi‐Ceyhan Pipeline, cui presto si affiancheranno i gasdotti TANAP e Turkish Stream). E, sotto questo aspetto, la sicurezza del transito, dei diritti di transito, e buoni rapporti fra i paesi di transito ed il fornitore (o i fornitori, ove siano più di uno) sono fondamentali.
I gasdotti in Turchia: “i paesi di transito hanno convenienza ad assicurarsi una molteplicità di fornitori”
S.I. Vorremmo chiudere parlando del progetto più sensibile fra i tanti attualmente sul tavolo: ci riferiamo a Nord Stream2. Assistiamo ad uno scontro fra il governo Tedesco e le autorità europee per la gestione delle trattative sulla realizzazione del progetto. L’ emendamento della Direttiva sul Gas apparentemente dà alla Commissione Europea il diritto di ottenere un mandato per la negoziazione con la Russia. Comunque il recente accordo fra le autorità anti trust europeee e Gazprom suggerisce che l’ UE non bloccherebbe Nord Stream 2 ma si limiterebbe a regolarlo. Può prevedere cosa succederà?
M.V. Gli emendamenti alla Direttiva sul Gas mirano ad introdurre quattro principi cardine sulla liberalizzazione: 1) separazione proprietaria; 2) accesso di terzi; 3) regolazione delle tariffe; 4) trasparenza sulle principali condotte di importazione di gas che entrano nella UE da pesi terzi, visto che la Direttiva attualmente in vigore si applica solamente alle condotte del mercato interno e non riguarda le condotte da pesi terzi non connessi al mercato interno.
L’ emendamento alla Direttiva sul Gas ne estenderebbe l’ applicazione a tutte le condotte da paesi terzi, esistenti e nuove, e quindi a Nord Stream 2. Non è questo il luogo per spiegare con precisione in che modo la Direttiva impatterebbe su questo progetto. In ogni caso una cosa è chiara: la Direttiva non lo bloccherebbe, ma rappresenterebbe una sfida per le parti coinvolte. D’ altronde, visto che questi regolamenti europei andrebbero applicati alle condotte che partono da paesi terzi e spesso continuano in acque internazionali, un certo numero di accordi inter governativi dovrebbe essere negoziato con governi dei paesi esportatori (su questi accordi si applicherebbe la legislazione e la regolazione dell’ Unione)  il che ricadrebbe sotto la competenza esclusiva dell’ Unione, il che oggi non succede. Il Parlamento ha già preso posizione favorevole sugli emendamenti, ma i progressi al Consiglio d’ Europa rimangono lenti, specialmente perché Germania, Austria, Belgio ed Olanda si sono finora opposti ad una accelerazione dei lavori nel Consiglio. La Commissione d’ altronde vorrebbe una corsia preferenziale per la Direttiva, almeno nel Consiglio. Nel frattempo la costruzione di Nord Strem 2 andrà avanti e, se gli emendamenti saranno adottati, alla fine si troverà probabilmente un accordo fra UE e Russia.
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Intervista a cura di Marco Bordoni per Saker Italia