venerdì 31 agosto 2018

di Maurizio Tortorella | LaVerità - L’ultimo regalo di DelrioPD a Benetton (dopo il voto del 4 marzo)



Dopo aver trattato con l’Ue per prorogare la concessione, il ministero ha siglato un accordo alternativo con Autostrade


(themeticulous.altervista.org) – 
Lo scorso 6 aprile, in attesa dell’autorizzazione di Bruxelles al prolungamento della concessione di Autostrade per l’Italia dal 2038 al 2042 (un via libera che sarebbe arrivato solo 22 giorni dopo), il ministero dei Trasporti retto da Graziano Delrio ha chiuso un accordo diverso con i Benetton. Con l’aumento dei pedaggi del 4-6% fino al 2038.
Perché il 6 aprile 2018 il ministero delle Infrastrutture e trasporti, in quel momento ancora retto da Graziano Delrio, autorizza la Autostrade per l’Italia (Aspi) dei Benetton ad aumentare i pedaggi di un valore complessivo tra il 4 e il 6% da lì alla fine del 2038, cioè il termine ultimo della concessione?
Perché concede quell’autorizzazione, il ministero, sapendo perfettamente che su quella materia lo stesso Delrio meno di un anno prima ha stretto un accordo molto diverso con il commissario europeo alla Concorrenza, Margrethe Vestager?...

DUBBI IRRISOLTI

E perché invece non aspetta che arrivi l’autorizzazione europea conseguente a quell’accordo, il ministero, visto che sicuramente è a conoscenza che il suo recapito è imminente e visto che, per di più, il governo guidato da Paolo Gentiloni in quel momento è in regime di «prorogatio» dato che un mese prima, il 4 marzo, le elezioni hanno modificato in profondità il quadro politico?
Ruota intorno a queste tre domande un busillis che rischia di rivelare l’ennesimo, anomalo vantaggio per i Benetton.
La storia è complessa, ma s’infila nei più oscuri meandri degli immensi interessi in gioco nel capitolo autostradale. E per questo va raccontata. Tutto parte dalla necessità di realizzare la gronda di Genova, l’opera viaria che avrebbe dovuto alleggerire il traffico sul ponte Morandi, disastrosamente crollato il 14 agosto scorso. Se ne discute da tempo infinito: sono 54 chilometri di asfalto, con 23 nuove gallerie e 13 nuovi viadotti. Insomma, un’opera monstre. Una decina d’anni fa si parlava di 3,2 miliardi di euro.
Nel luglio 2017, Vestager e Delrio si accordano su un nuovo prezzo, 4,8 miliardi: è quanto, in totale, dovrà investire Aspi per realizzare la gronda, ma in cambio la Commissione europea autorizza una proroga di quattro anni nella sua concessione su 3.000 chilometri di autostrade italiane (non terminerà più alla fine del 2038, ma del 2042), e dal 2019 Aspi su tutta la sua rete potrà anche aumentare i pedaggi dello 0,50% oltre l’inflazione.
Il 6 aprile 2018, però, proprio mentre si aspetta che da Bruxelles arrivi l’autorizzazione formale che conferma l’accordo Delrio-Vestager (sarà poi recapitata appena 22 giorni dopo, il 28 di quello stesso mese), a Roma la direzione generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali del Mit, retta da Vincenzo Cinelli, concorda tutt’altro con Aspi. A rivelarlo è Maurizio Rossi, ex senatore genovese di Scelta civica e membro della commissione trasporti, nonché esperto della materia. «In base a quell’intesa», dice Rossi alla Verità, «si stabilisce che i Benetton realizzeranno sì la gronda, e che questa dovrà costare in tutto i 4,8 miliardi già stabiliti, ma non avranno proroga della concessione. In cambio, però, tra 2018 e 2038 potrà aumentare i pedaggi di una quota fra il 4e il 6%».
Difficile dire se questo sia o meno un «regalo», rispetto allo 0,5% più l’inflazione stabilito da Vestager. Perché anchel’incremento del 4-6% di cui parla Rossi si aggiunge all’inflazione: in base all’accordo con il ministero, però, l’incremento dei pedaggi di anno in anno dovrebbe correre di più o di meno a seconda di quanto la concessionaria dei Benetton avrà effettivamente speso nei lavori della gronda entro il 31 dicembre dell’anno precedente. Più velocemente Aspi investirà, insomma, e più velocemente potrà andare all’incasso rincarando le tariffe.
Quello che invece assomiglia più chiaramente a un vantaggio per la concessionaria dei Benetton è la quota di lavori sulla frost che, come stabilisce il Codice degli appalti italiano, l’intesa con il Mit concede ad Autostrade di affidare alle sue proprie imprese di costruzione: in questo caso è il 40%. Al contrario, nel 2017 la commissaria Vestager ha imposto a Delrio la clausola che Aspi debba appaltare fuori dal suo perimetro di gruppo l’80% dell’opera, e soltanto il 20% al suo interno. Il risultato, comunque, è un vero ginepraio.
Le situazioni favorevoli per la famiglia di Ponzano Veneto, peraltro, si sprecano. L’ultima scoperta riguarda la remunerazione del capitale sui lavori compiuti sulla rete autostradale. La concessione del 2007 attribuisce ad Aspi un valore superiore a quello medio. E non di poco. Gli altri percepiscono il 6-7% lordo. Ai Benetton viene garantito il 10,21%. È quasi il doppio.
di Maurizio Tortorella | LaVerità 31/08/2018 (estratto)


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