giovedì 22 marzo 2018

Vittorio Feltri: “Scende la luna sul Monte dei Paschi di Siena”

Vittorio Feltri per Libero Quotidiano) – 
Ci risiamo. Il Monte dei Paschi di Siena è in coma e sul punto di tirare le cuoia.
Mesi fa il governo lo sostenne regalandogli 7 miliardi di euro prolungandone l’ agonia, e oggi, nonostante la cospicua donazione, avvenuta grazie ai soldi dei cittadini, è di nuovo con l’ acqua alla gola.
Cosa abbia fatto con i finanziamenti pubblici non è dato sapere. Si sa soltanto che questa banca non è capace di stare in piedi, forse per asineria di chi l’ ha malamente amministrata, e merita di crepare evitando atroci tormenti ai contribuenti italiani.
Non c’ è verso di ottenere delle spiegazioni a riguardo del suo sostanziale fallimento. Tutti tacciono sui veri motivi dello sfascio e soprattutto non vengono castigati coloro che l’ hanno provocato. I buzzurri del governo, che al momento non vengono sostituiti, non hanno fornito spiegazioni sulle ragioni del crac e si sono limitati a versare quattrini in quantità mostruosa nella palude, senza combinare alcunché.
In sostanza il Monte ha incassato una fortuna e si ignora a quale fine l’ abbia usata, visto che esso seguita ad essere in perdita e a navigare in alto mare. Siamo di fronte a un fitto mistero e cresce il sospetto che l’ istituto di credito sia assediato da ladri patentati o da avvoltoi. Non esiste anima che abbia svelato le cause di un simile patatrac. È noto solo che lo Stato..."noi"... ha sganciato alla banca 7 miliardi a capocchia per salvare l’ insalvabile....

Capitali sottratti ai contribuenti con la finalità di far sopravvivere provvisoriamente un organismo morto di cronica imbecillità. I responsabili dell’ orribile pasticcio non hanno pagato di tasca e neppure sono stati penalmente perseguiti, a dimostrazione che i farabutti dai colletti bianchi non subiscono mai alcuna sanzione, mentre i poveracci soffocati dal fisco sono condannati a chiudere le loro attività. Siamo disgustati da questo andazzo e pretendiamo invano un minimo di chiarezza che non ci sarà.
Chi ha ottenuto dal Monte ricchi prestiti e non ha restituito un euro l’ ha fatta franca. Perché? Che senso ha imbottire di liquidi gente insolvente e massacrare con folli imposte artigiani e piccole aziende in difficoltà? L’ esecutivo, in pratica, aiuta i farabutti e distrugge le persone perbene, lavoratrici indomite. La obiezione è rivolta a Padoan e ai suoi scherani.
Un’ ultima osservazione.
Il bordello dei Paschi di Siena è stato esaminato recentemente dalla Commissione parlamentare presieduta da Pierfurbi Casini, che ha sfogliato carte mesi per fare chiarezza sulla nefanda vicenda e cercarne i colpevoli. Risultato: nessuna soluzione e tutti assolti. Sette miliardi buttati nel cesso del Monte non scandalizzano i nostri politici, sempre pronti a mettere mano al portafogli allo scopo di agevolare i mascalzoni.
Casini intanto è passato dalla Democrazia cristiana all’ Udc berlusconiana per finire nei postcomunisti del Pd. Così, allegramente, è ancora in Parlamento.
L’ indennità se l’ è garantita. Delle porcate bancarie le cui spese gravano su di noi, chissenefrega.
I FONDI STRANIERI SCENDONO DAL MONTE
(Camilla Conti per il Giornale)
 I broker di Borsa la chiamano «spirale ribassista» che per i non addetti ai lavori può tradursi in «caduta libera». È quello che sta succedendo a Mps: il titolo dell’ istituto di Rocca Salimbeni ieri lasciato sul terreno un altro 3,36% sprofondando a 2,78 euro. Solo nell’ ultimo mese il calo è stato del 18,3 per cento.
Ma cosa è cambiato negli ultimi giorni per destabilizzare il titolo? Certo, l’ uscita dal guado è lunga e complicata, come ha detto a più riprese lo stesso ad Marco Morelli. Il Monte è tornato in Piazza Affari lo scorso 25 ottobre a 4,55 euro ad azione, una cifra già inferiore ai 6,49 euro pagati dal Tesoro, azionista di controllo con quasi il 70%, per ricapitalizzare la banca ed evitarle il fallimento. Lo Stato ora fa i conti con una perdita potenziale (ovvero se dovesse vendere oggi) di oltre tre miliardi a fronte di un investimento complessivo di circa 5,4 miliardi.
Negli accordi presi con l’ Europa l’ ultimo atto del salvataggio 2017 passa per una fusione che permetta al Tesoro di Pier Carlo Padoan – per altro eletto in quota Pd proprio nel collegio di Siena all’ ultime elezioni – di uscire senza farsi troppo male. Ma più in Borsa il prezzo va giù, più sale il conto da pagare per il disturbo. Nelle sale operative si teme, inoltre, che la Bce possa alzare l’ asticella di tagli e risparmi da chiedere alla banca senese che ha chiuso il bilancio dell’ anno scorso con un rosso di 3,5 miliardi. E che quindi serva un altro aumento di capitale entro la fine dell’ anno.
Chi ci metterà i soldi? In quel caso andrà trovata o con una soluzione di mercato, ma di cavalieri bianchi al momento non se ne vedono, o «alla Santander» commenta un analista riferendosi al salvataggio «di sistema» in Spagna del Banco Popular arrivato a un passo dal bail in.
Altre fonti finanziarie spiegano il crollo del titolo con la fuga del fondi stranieri, soprattutto di quelli speculativi come Carlson e Paulson (il manager che aveva costruito la posizione su Mps è rientrato nei tagli allo staff dell’ hedge fund decisi la settimana scorsa) che si starebbero liberando delle azioni senesi. Il motivo non va cercato solo nello stato di salute del Montepaschi, ancora precario. Ma anche nel risultato delle ultime elezioni: l’ eventuale alleanza fra Lega e Cinque Stelle vedrebbe al governo due forze politiche che vorrebbero Mps nazionalizzata, così il cda tornerebbe a parlare senese.
Uno scenario che fa tremare i fondi contro i quali, per altro, i grillini si erano scagliati al tempo dell’ approvazione del decreto sulla conversione dei bond subordinati. Preoccupati anche per l’ effettiva mole dei cosiddetti Utp (unlikely to pay) ovvero i crediti per i quali la banca ritiene improbabile un rimborso integrale che possono poi diventare sofferenze.
In testa alle «principali svalutazioni cumulate relativi a titoli di capitale emessi da soggetti classificati tra le inadempienze probabili; si legge nel bilancio 2017, c’ è la Sorgenia della famiglia De Benedetti (43,6 milioni) che compare anche in testa all’ elenco delle principali svalutazioni effettuate nel corso dell’ esercizio con (2,9 milioni). Alla data di chiusura del bilancio il Monte ha 408 posizioni relative a creditori che hanno fatto domanda di concordato in «bianco» per un’ esposizione netta di 242,4 milioni e 9 posizioni relative a creditori che hanno fatto ricorso all’ istituto del concordato con continuità aziendale per un’ esposizione netta di circa 3,4 milioni.---

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