mercoledì 7 marzo 2018

MAURIZIO BLONDET - E COSI’ E’ NATA LA “LEGA SUD”?

“Noi siamo proiettati al governo perché siamo una forza nazionale, non come le altre forze territoriali che stanno 15 punti sotto di noi”.  Non capisco perché   Luigi di Maio dice cose del genere, quando è evidente il contrario:   il Movimento 5 Stelle  è diventato la Lega Sud.   Già le  mappe del voto sono inequivocabili:  il M5S è il partito territoriale del Meridione.
Ma la geografia  indica che è meridionale in un senso più profondo, caratteriale, di mentalità.  La proclamata rivolta contro il sistema, con  l’accortezza di restare nel vago e smorzare e annacquare  le critiche precise  e puntuali  – nessuno oggi può dire cosa  pensa il 5 Stelle dell’Euro, dell’eurocrazia, della finanza  globale, della BCE e della NATO, di tutto ciò che costituisce “Il Sistema”  – è un’attrattiva indubbia per gli eterni caratteri meridionali, rivoltosi ma non rivoluzionari, anzi insieme sediziosi  e  nello stesso tempo reazionari : un tempo furono sanfedisti, oggi – da 70 anni –  sono “governativi”. Perché  è dal “governo” che si aspettano un miglioramento delle loro condizioni, e  per questo vociano e si agitano “contro il governo”.  Poiché i lettori meridionali tendono ad offendersi,  cito Massimo Viglione: è lui convinto che “promettere il reddito di cittadinanza  ha scatenato tutte le passioni più retrivamente clientelari del Meridione”, e dice: “da meridionale, non posso non denunciare la cecità atavica di gran parte dei meridionali, sempre pronti a seguire chi comanda o chi promette”...

Io mi limiterò a notare che un movimento che oggi è “populista” senza essere”sovranista” ,  il che tranquillizza  i mercati ed ogni genere di poteri forti,  esprime uno storico carattere meridionale.  Il furbo e ricco Eugenio Scalfari lo ha riconosciuto: “Chi sceglierei fra Di Maio e Salvini? Un tempo li consideravo uguali. Nel senso che non si votano. Oggi tra Salvini, che è quello di prima, e Di Maio che sembra radicalmente cambiato, sceglierei Di Maio”.  Certo, i populisti non-sovranisti non pretendono di  diventare padroni del proprio destino, quindi vanno benissimo a chi ha il potere. Non lo insidiano.
Anzi, Scalfari invita il PD a fondersi con i 5 Stelle: “Facendo un’alleanza con il Pd non è che ci sono due partiti, diventa un unico partito, Di Maio è il grande partito della sinistra moderna. Allora la faccenda cambia, se lui diventa la sinistra italiana voterò per questo partito”.  Ci si vergogna  a  ricevere un simile elogio, se il M 5 Stelle non fosse diventato Lega Sud.

C’erano ovviamente  caratteri propri nel 5 Stelle che lo rendono attrattivo, anzi omogeneo, al Meridione:  il regresso, la “decrescita felice”,  l’utopismo alla Grillo  delle energie pulite e dei consumi zero, che non è che ignoranza profonda della  civiltà industriale. Il guaio è che l’abbraccio con l’elettorato meridionale lo farà sviluppare sempre  più questo carattere regressivo e vacuo, e atrofizzare i  caratteri fattivo-positivi del movimento del “vaffa”, la pulizia morale, la politica dell’onestà  amministrativa.

Il PD lo renderà ancora più meridionale

L’alleanza col PD, o con gli spezzoni del PD che scalpitano, anzi si calpestano per andare al potere col M5S, ne accentuerà ineluttabilmente il carattere  meridionale.  Anzitutto perché quelli che più sono pronti –  passando sopra il corpo di Renzi – a  “sostenere lo sforzo di governo del M5S”  sono  meridionali come Emiliano o  gente di quella “sinistra di governo” o del PD che ha bisogno di essere al governo ossia alla fonte dei soldi e delle clientele,  il tipo di gente col pelo sullo stomaco che il grillismo originario aborriva;  ma di cui avrà bisogno per trovare quella quarantina di voti per governare.
Appoggerà Di MAjo.
Il PD sta andando in pezzi, e  una  quantità di “politici” piddini, hanno bisogno di una “casa” e   vedendo l’elettorato sciamare verso Di Majo,  seguono l’elettorato che li ha abbandonati – che se li ritroverà   sul collo dopo averli rifiutati. Tutto ciò non fa che accentuare l’ambiguità fondamentale del 5 Stelle, l’anti-Sistema  senza impegno  e invece “liquido” e opportunista; imbarcherà l’appoggio “esterno”  di voltagabbana, che lo cambieranno.  Rendendo definitivamente il Movimento di Grillo e Casaleggio  una  “LEGA SUD”, ossia il partito assistenzialista, regressivo,  in ritardo culturale,  opportunista e clientelare. Un’occasione persa – soprattutto per il Sud.
Ma poteva il Movimento allearsi invece con la Lega di Salvini? Sarebbe stata l’unione di due forze anti-sistema, le vincitrici di queste elezioni; avrebbero insieme rafforzato i caratteri fattivi, concreti,  e alternativi rispetto a globalismo, euro, immigrazione,  UE, che tanto temono i poteri forti.   Divenendo una vera forza di governo capace di pilotare l’Italia fuori dell’euro.   I media globali, dal Washington Post ad Haaretz, delirano tanto all’idea che 50  italiani su cento hanno votato “contro”  l’ordine globale, da   avervi visto   la vittoria di Putin.  Non avverrà:  i precisi progetti di Bagnai e Borghi, non avranno possibilità di attuarsi.
E’ tristemente interessante vedere che il 5 Stelle  è  diventato “Lega Sud”, proprio nel momento storico in  la Lega  ha imparato a cessare di essere “Lega Nord”.  Grazie a Salvini,  che è lui stesso evoluto politicamente e  umanamente,  la Lega di Bossi  si  evoluta in partito di ambizione nazionale  e di capacità . Di Maio ha amato tanto ricordare che  Salvini  diceva “Forza Vesuvio, Forza Etna”,  che non ha colto la maturazione  non solo del linguaggio, ma del programma e della nettezza dei mezzi e delle persone che Salvini ha chiamato per attuare il programma.  Fa  il paio con la malafede con  cui le sinistre continuano a bollare di “razzista” e “anti-immigrati” l’unico partito che abbia fatto eleggere al Senato un nigeriano  d’origine.
Toni Iwobi, 62 anni, il primo senatore nero. Residente a Spirano (Bergamo) e di origini nigeriane. Nella Lega dal 1993 e arrivato in Italia a 22 anni con un visto per motivi di studio è responsabile del dipartimento immigrazione del Carroccio.
Da che parte stanno i pregiudizi? Non mi pare che stiano a Nord.  Anche questo ritardo culturale  nel capire il cambiamento,  di tenersi attaccati ai propri pregiudizi,   è   purtroppo un carattere meridionale, il   motivo della sua arretratezza.   L’incapacità di cogliere le occasioni storiche;  di cavalcare la modernità   positiva;  continuare a vedere nel Nord una entità antropologica estranea,  significa essere rimasti ai tempi del film dove Totò e Peppino, essendo dovuti venire a Milano, si mettono a  parlare in una specie di francese: “Nous voulevons savuar…”, e prende il vigile urbano per “generale austriaco”.  Peccato. Soprattutto per il Sud.
Perché questo voto, temo, aggrava, conferma, e rende definitiva la divisione in Due Italie di un paese che mai è stato unito come nazione. La separazione politica sarà solo questione di  tempo.---

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