lunedì 2 novembre 2015

La Svizzera sfida l'Italia: "Non blocchiamo i soldi sottratti al fisco"

La Svizzera sfida l'Italia: "Non blocchiamo i soldi sottratti al fisco"

PS: Non vorrei apparire cattivo ma...l'aumento da 1.000 a 3.000€ di liquidità non serve ancor più a questa iniziativa della Svizzera , che significa: "venite, portate denaro, tanto niente diremo al Mago casanova Pd..."?
umberto marabese
-----------------------
Lo scambi di informazioni tra i due Paese resta, ma non verranno congelati i capitali di chi non è in regola. Lo ha stabilito una sentenza della Corte Federale elvetica: "Chiunque può andare alla propria banca e chiedere la consegna di contanti, come pure ordinare un bonifico, senza dover dare giustificazioni".
LUGANO - D'ora innanzi i furbetti italiani con il tesoretto in Svizzera potrebbero farsene un baffo della voluntary disclosure. E questo con l'assenso della Corte suprema elvetica. Il Tribunale Federale ha ritenuto che violino il codice civile svizzero i divieti di prelievo, imposti da alcune delle principali banche, a quei clienti che non dimostrino di essersi messi in regola con l'Agenzia delle Entrate. Pure i bonifici, verso istituti più compiacenti con gli evasori, ma si presume anche verso altri paradisi fiscali, alla luce della sentenza della massima istanza giudiziaria svizzera, rischiano di diventare legittimi....


Il tutto era partito dal diniego di attingere dal proprio deposito, opposto dalla filiale di Lugano del colosso francese Paribas, a un cittadino italiano. La banca sospettava che il cliente non avesse dichiarato i propri averi al fisco della Penisola e temeva un'accusa di concorso in riciclaggio. Il cliente, tuttavia, aveva impugnato la decisione. "Chiunque può andare alla propria banca e chiedere la consegna di contanti, come pure ordinare un bonifico, senza dover giustificare in che rapporti sia con il fisco del proprio Paese", la tesi che il suo legale, l'avvocato Fabio Amadò, ha spiegato alla Radiotelevisione della Svizzera Italiana. Tesi, come detto, accolta dal Tribunale Federale.

Fatto sta che, alla luce della sentenza di quest'ultimo, rischia di crollare come un castello di carte, la serie di misure, messe in atto dai più importanti istituti di credito della Confederazione, per evitare di ritornare sulla black list italiana dei paradisi fiscali, da cui la piazza finanziaria svizzera era uscita, proprio grazie allasottoscrizione della voluntary disclosure con il Governo Renzi. "Se io voglio i miei soldi tu, banca, me li dai, punto", l'eloquente sintesi della sentenza della corte suprema, fatta dall'avvocato Amadò.

In realtà, c'è chi ritiene che, per la voluntary disclosure non cambi nulla. "In quanto le banche sono tenute a rendere noti conti e transazioni, relativi al periodo di tempo, concordato tra Roma e Berna", spiega a Repubblica Giovanni Barone Adesi, docente di Finanza all'Università della Svizzera Italiana di Lugano. "Ne consegue - puntualizza l'esperto

- che anche se una relazione è stata chiusa e trasferita altrove, le sue tracce rimangono". Il furbetti, insomma, come il pollicino dei fratelli Grimm, hanno ormai disseminato troppi sassolini bianchi, lungo il loro percorso di evasori, per sperare di riuscire a farla franca.-----

Nessun commento:

Posta un commento