martedì 25 marzo 2014

Gli Usa hanno finanziato la ribellione ucraina: Paul Craig Roberts, direttore del Centro studi strategici e internazionali della Georgetown University.

L’accusa agli Usa non arriva dal presidente russo Vladimir Putin o dal
defenestrato presidente ucraino Viktor Yanukovich. A farla è Paul Craig
Roberts, direttore del Centro studi strategici e internazionali della
Georgetown University. «La cosa più grave è che questi incompetenti, arroganti,
ideologi non hanno previsto che l’unica forza organizzata dell’opposizione
erano i due partiti neonazisti, che hanno immediatamente sfruttato la
situazione per prendere il sopravvento ed emarginare i cosiddetti moderati, che
ora non contano nulla. Questi neonazisti hanno ammazzato diversi poliziotti a
sangue freddo, alcuni sono stati macellati, altri bruciati. Il loro primo atto
di governo è stato il divieto di uso della lingua russa e altre provocazioni,
come saccheggi alle case degli ex gerarchi. Ora la Casa Bianca e i suoi lacchè
si trovano nella situazione o di ammettere di essere degli idioti oppure di
negare a oltranza, mobilitando la propaganda e spingendosi sempre più in là
nella provocazione verso i russi».......

Cinque,
centottantaquattro, duecento, cinquecento, duemila. Sono numeri che confermano
le affermazioni di Roberts. Cinque sono i miliardi di dollari che
l’Amministrazione Obama ha investito negli ultimi due anni per rovesciare il
governo di Yanukovich, venti milioni a settimana. Centottantaquattro sono i
milioni che il dipartimento di Stato ha elargito direttamente ai dimostranti di
piazza Maidan. Duecento sono i dollari che quotidianamente sono stati versati a
ogni «combattente attivo». Cinquecento ai «combattenti» che facevano parte di
gruppi armati composti da almeno dieci persone. Duemila i dollari dati ai
coordinatori dei manipoli di dimostranti che compivano azioni offensive contro
agenti di polizia o rappresentanti delle autorità pubbliche. Cifre rivelate da
“Jane’s Review”, la più autorevole rivista statunitense di cose
militari e di intelligence. «Combattenti attivi e leader ricevono i pagamenti
sui loro conti personali», aggiunge Jane’s. Su Youtube è apparso anche un video
che mostra valige diplomatiche arrivate a Kiev via Lufthansa e scortate da
dipendenti armati del Dipartimento di Stato Usa. Valigette contenenti banconote
da cento dollari.
Ma c’è anche dell’altro. “Intelligenceonline” ha documentato
come molti dei gruppi neonazisti siano stati «preparati in basi militari della
Nato». Uno tra tutti l’Una-Unso. «I suoi membri sono stati addestrati in
Estonia alla guerriglia urbana a partire dal 2006».
Forse anche per
questo, quando alcuni media denunciavano la presenza, anzi, il comando della
protesta da parte dei neonazisti Washington ha fatto finta di nulla. Nulla,
perfino quando ventinove leader politici ucraini hanno inviato una lettera aperta,
alle Nazioni Unite e agli Stati Uniti, denunciando «il sostegno occidentale

alla campagna neonazista finalizzata al rovesciamento cruento di un governo
democraticamente eletto».Eppure non si
trattava di supposizioni allarmistiche. Sarebbe bastato leggere l’articolo
scritto da Simon Shuster su “TimeMagazine”, in cui si parlava
apertamente di «criminali di destra che stanno dirottando la rivolta liberale
in Ucraina. Al centro dei tafferugli un gruppo di picchiatori neonazisti
chiamato “Spilna Prava” (Causa comune), le cui iniziali in ucraino
sono Ss».
Oppure il colloquio tra il giornalista del “Guardian” Shaun
Walker e uno dei coordinatori di piazza Maidan Andriy Tarasenko: «Per noi il
problema non è l’Europa, infatti l’unione con l’Europa sarebbe la morte
dell’Ucraina. L’Europa significa la morte dello Stato-nazione, della
Cristianità. Vogliamo un’Ucraina per gli ucraini, governata dagli ucraini.
L’obiettivo del gruppo è una rivoluzione nazionale».
O ancora l’ex
presidente della Commissione europea Romano Prodi, che ha dichiarato al
“New York Times”: «Teppisti stanno attaccando la polizia, incendiano
auto, assaltano edifici, creano un ambiente di distruzione. Questa gente è di
chiara matrice nazista e antisemita».
La Casa Bianca,
oltre che non volere, non poteva fare altrimenti perché la conduzione della sua
politica con l’Europa dell’Est è affidata all’ex capo della Cia un Unione
Sovietica (prima) e in Russia (poi), una neocon convinta, fedele all’ex
Amministrazione Bush e al suo amico Dick Chaney. Il funzionario del
Dipartimento di Stato in questione, Victoria Nuland, ha tenuto lo scorso 13
dicembre un discorso al National Press Club (sponsorizzato da US-Ukraine
Foundation, Chevron e Ukraine-in-Washington Lobby Group), durante il quale si
compiaceva del fatto che Washington avesse speso «cinque miliardi di dollari
per fomentare l’agitazione e per trascinare l’Ucraina nell’Ue». Aggiungendo:
«Una volta preda di Bruxelles, l’Ucraina sarebbe aiutata dall’occidente
attraverso il Fmi».
fonte: http://popoff.globalist.it/

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