martedì 8 ottobre 2013

Pd, solita ipocrisia sulle “correnti”....... scritto da on. Giorgio Merlo, Pd

....accanto alla nobile pluralità culturale, permangono i fatidici “pacchi di tessere”. O si prende atto che il dibattito interno al Pd si articola per aree oppure si abbia il buon senso di denunciare questa prassi ma poi comportarsi di conseguenza.
Ci voleva poco a capire che nel Pd le correnti - organizzate o meno che siano ha poca importanza - continuavano a farla da padrone. Mi viene persin da sorridere quando, proprio su queste colonne, alcuni professionisti del nuovismo nostrano ridicolizzavano sulle scarne riflessioni che facevo su questi temi in tempi non sospetti. Le riflessioni di questi professionisti erano pressappoco di questo tenore: le correnti nel Pd non esisteranno più e chi ne parla o è un nostalgico o è fuori posto; il vento della rottamazione e del cambiamento spazzerà via tutto; ci sarà un radicale cambiamento nella scelta dei dirigenti che guideranno il partito nella nuova stagione non più ispirati ai criteri desueti e squallidi del correntismo esasperato.

Ora, non essendo mai stato un moralista non voglio infierire sui nomi e sui cognomi su ciò che sta realmente capitando nel Pd torinese e piemontese, al di là e al di fuori delle previsioni dei professionisti a giorni alterni del nuovismo in salsa democratica. Rimando alle puntuali cronache giornalistiche sugli organi di informazione - a cominciare dallo “Spiffero” - che descrivono come realmente stanno le cose e cosa, altrettanto realmente, sta capitando. Il tutto si può riassumere in poche parole: e cioè, è sempre tutto uguale.......
. Del resto, in un partito “plurale” - per usare un eufemismo nobile - la dialettica non può che essere molto vivace e articolata. Ma, accanto alla nobile pluralità culturale, permangono intatti i fatidici “pacchi di tessere” che ci fanno ricordare come il malcostume della prima repubblica sopravvive benissimo anche nella seconda o nella terza repubblica che sia. Insomma, non c’è alcuna differenza rispetto al tanto disprezzato e biasimato passato.
Alla luce di questa situazione, non si tratta di lanciare strali moralistici o invettive personali o contestazioni politiche. E' noto a tutti, almeno a chi ha un minimo di dimestichezza con la politica, che chi urla in continuazione e tuona con virulenza contro le correnti organizzate, normalmente si appresta a “conquistare il partito” attraverso una propria corrente ancor più organizzata e radicata. E' una prassi antica che anche questa volta, come da copione, trova una sua compiutezza quasi scientifica all'interno del Pd locale.
Sia chiaro, di tutto ciò l’ultimo a stupirsi e ad accanirsi è il sottoscritto. Per il semplice fatto che ho sempre detto, scritto e sostenuto che in un partito democratico - qualunque esso sia - il pluralismo interno non è l'eccezione ma la regola. Anche perché l'alternativa è il “partito personale” o il “partito padronale” dove la dialettica e il confronto interno sono banditi quasi per statuto. Ma quello che impressiona di più è la sostanziale ipocrisia con cui si osserva questo contesto dopo le roboanti e vibranti parole d’ordine di un recentissimo passato contro la degenerazione delle correnti organizzate, il male assoluto delle tessere e i vari caminetti di chi stila i vari organigrammi. Credo che costoro nelle prossime ore o, al massimo, nei prossimi giorni, scateneranno una denuncia pubblica e forte contro questa degenerazione. Perché se ciò non avvenisse - e, come tutti sanno, puntualmente  non avverrà - dovremmo arrivare alla amara conclusione che dopo tanti schiamazzi tutto è rimasto gattopardescamente come prima.
Ora delle due l'una. O si prende atto che il dibattito interno al Pd si articola per correnti, o per componenti o per aree - come sta avvenendo in modo quasi scientifico in queste settimane a Torino e in Piemonte e in tutta Italia - oppure si ha il buon senso di denunciare questa prassi ma poi comportarsi di conseguenza. Perché urlare quotidianamente contro le correnti, le tessere, i caminetti e poi ritrovarsi ogni 3 ore nella sede del partito con i propri “amici” o “compagni” più che riprovevole diventa comico.---------------
FONTE:  scritto da on. Giorgio Merlo, Pd

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