lunedì 14 ottobre 2013

È nato in una piccola comunità in Messico il primo sistema di telefonia cellulare con criteri comunitari.


Pronto? Qui parla la comunità

Reportage: Una tecnologia semplice, un piccolo investimento. È nato in una piccola comunità in Messico il primo sistema di telefonia cellulare con criteri comunitari.

 di Valentina Valle Baroz.

Una tecnologia alla portata di tutti, con un investimento di poco meno di 23 mila dollari, che la gente di Villa Talea de Castro si auto-restituirà a poco a poco. È nato in una piccola comunità indigena della Sierra Negra di Oaxaca, Messico, il primo sistema di telefonia cellulare realizzato e gestito con risorse e criteri comunitari. Un reportage di Comune-info racconta come, con l'aiuto di un ragazzo arrivato da Philadelphia e due sistemisti ventottenni di Genova, un villaggio zapoteco abbia cominciato a vivere in un mondo diverso. La legge messicana nega i ripetitori ai centri con meno di cinquemila abitanti, così a Villa talea de Castro hanno fatto da soli, senza aspettare i miracoli tecnologici delle imprese transnazionali e la beneficenza dello Stato. Loro sanno, spiega Valentina Valle Baroz, che nessun ultimo ritrovato della tecnica sarà mai abbastanza "ultimo" e abbastanza potente da riconnettere realmente chi ha perso la capacità di parlarsi e di ascoltarsi.......
Arriviamo a Villa Talea de Castro alle quattro del pomeriggio, dopo che il vecchio scuolabus statunitense s'è arrampicato per cinque ore su cento chilometri di curve e smottamenti. Nella Sierra attorno a Oaxaca gli spostamenti prendono tempo, le strade sono malconce e solo i turisti possono permettersi il lusso di viaggiare per la sola ragione di fare un viaggio. La ragione che muove noi, invece, si legge sullo schermo del cellulare quando entriamo in centro al paese: "Benvenuto alla rete cellulare di Talea. Per registrarti vai alla radio con questo messaggio"....


Da quando, nel marzo scorso, il progetto di Pedro, un trentenne originario di Philadelphia, è diventato realtà, questa storia ha fatto il giro del Messico, e del mondo. Si tratta del primo sistema di telefonia cellulare interamente realizzato e gestito con risorse e criteri comunitari. Hanno parlato di innovazione tecnologica, sfida al monopolio, qualcuno l'ha persino chiamato miracolo. In realtà, Pedro ha solo ascoltato le esigenze delle comunità zapoteche della Sierra Negra, quelle che per anni si sono viste rifiutare i ripetitori di Telcel e Moviestar perché popolate da un numero di abitanti inferiore a 5mila, e ha trovato il modo di rispondervi.

Non ha compiuto un miracolo, Pedro, ma ha soddisfatto una necessità concreta con un servizio utile, realizzato con una strumentazione già presente sul mercato. Una tecnologia alla portata di tutti, se solo la cosiddetta società civile si decidesse a riappropriarsi delle proprie potenzialità, senza aspettare che il governo o la holding di turno accorrano in suo soccorso e le regalino una comodità fasulla, troppo facilmente convertibile in schiavitù.

Il software con cui questa tecnologia funziona è aperto, e presto lo sarà anche l'hardware, il che significa che non esistono, e non esisteranno, brevetti, patenti o diritti su questo progetto. Esiste ed esisterà solo la volontà di condividere conoscenza e progressi in una maniera comune e comunitaria da parte delle persone che stanno già vivendo un altro mondo possibile.


Autogoverno secondo gli usi e costumi della tradizione indigena 

Le leggi del Messico, con le loro clausole solo in apparenza generiche ma invece ben mirate alle comunità indigene, hanno involontariamente aiutato. Il Municipio di Villa Talea de Castro, autogovernato da autorità comunitarie attraverso la formula degli "usos y costrumbres", ha potuto sfruttare la postilla della Legge delle Telecomunicazioni che permette la creazione di un servizio di telefonia cellulare alternativo nelle aree escluse da quello nazionale.

Anche il monopolio messicano delle telecomunicazioni, in un certo senso, ha contribuito al successo del "miracolo" di Villa Talea con la privatizzazione folle e la completa mancanza di concorrenza, che ha lasciato libera una parte dello spettro delle frequenze gsm. Non avevano previsto, certo, l'eventualità che un brillante comunicatore statunitense incontrasse due sistemisti ventottenni di Genova, e che insieme i tre mettessero in funzione un "ricessore", ossia un trasmissore con un ricettore al suo interno, che emette e riceve un segnale in una frequenza captata dai cellulari, creando una rete.


Nel solco tracciato dalle radio comunitarie

Pochi lo sanno, ma il primo progetto di telefonia cellulare comunitaria del mondo parla anche italiano, un italiano macchiato delle espressioni "straniere" di quelli che continuiamo a chiamare i nostri "cervelli in fuga", senza renderci conto che a volte a scappare non sono solo i cervelli ma anche i cuori. Perché la piroetta tecnica che è stata fatta a Talea non ha a che vedere coi progressi tecnologici capital-consumistici, è il traguardo di una collettività.

L'idea che soggiace è quella che regge anche le radio comunitarie, ossia che ogni comunità possa possedere, amministrare e maneggiare un equipaggiamento e una competenza atte a soddisfare i propri bisogni in termini di comunicazione. Esattamente come avviene negli altri settori politici ed economici. E l'incastro perfetto dell'autonomia comunitaria ha permesso la fondazione di una cassa di risparmio, che ha favorito la nascita di una cooperativa comunale, che ha prestato alla municipalità i quasi venticinquemila dollari necessari all'acquisto dell'attrezzatura. Un investimento iniziale che la comunità si auto-restituirà attraverso la quota fissa mensile che dà diritto all'uso illimitato di chiamate e messaggi all'interno dell'area di copertura e a un sistema di ricariche che connettono a prezzi irrisori gli abitanti di Talea con parenti e amici all'estero.

È un cerchio perfetto quel che è successo a Talea, destinato a non rimanere un isolato esperimento riuscito ma a venir replicato in altre comunità in cui si stanno dando le medesime condizioni favorevoli. Il processo a monte è identico, non ha a che vedere con la disponibilità economica di alcuni ma con il consenso di tutti. Senza assemblea comunitaria, senza discussione, senza valutazione dei pro e i contro, senza convivialità, non si sarebbe realizzato alcun progetto. Rhizomatica  non avrebbe nemmeno ragione di esistere. Del resto, non c'è nulla che la tecnologia delle comunicazioni possa fare per una comunità che non sa riunirsi, discutere, condividere e convivere. Nessun ultimo potente ritrovato della tecnica sarà mai abbastanza ultimo e abbastanza potente da riconnettere realmente chi ha perso la capacità di parlarsi e, soprattutto, di ascoltarsi. La grandezza dell'esperienza di Talea non sta solo nella bravura tecnica di chi l'ha realizzata ma soprattutto nella convivenza e nell'organizzazione comunitaria che l'hanno resa possibile.

L'INTERVISTA
Avevano 700 cellulari, mancava la rete. Parla Pedro Flores, il coordinatore del progetto Rhizomática (in lingua spagnola)
"Qui a Oaxaca diciamo 'comunalizar", la 'comunalidad' è un modo di spiegare la quotidianità che vivono i popoli indigeni".


Fonte: http://comune-info.net/2013/10/pronto-qui-parla-la-comunita/.
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=88477&typeb=0&Pronto-Qui-parla-la-comunita

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