Grandi fatturati, ma tasse ai minimi termini. È il paradosso delle multinazionali statunitensi in Italia: giganti che macinano miliardi di euro nei nostri confini, ma che lasciano nelle casse dello Stato solo le briciole.
Ecco quanto versano le multinazionali USA in Italia
In Italia operano oltre 800 gruppi statunitensi, dai colossi del digitale come Amazon, Google e Microsoft fino ai giganti della manifattura e del farmaceutico. Quanto pagano davvero? Queste aziende generano oltre 132 miliardi di dollari di ricavi. Ma quando si guarda alle casse dello Stato, il quadro cambia radicalmente: le imposte versate si fermano a poco più di 2 miliardi di dollari. A fronte di affari miliardari, il contributo fiscale resta minimo: l’1,6%.
Il divario è forse ancora più evidente nei singoli casi. Amazon, leader per fatturato con oltre 3,2 miliardi di euro, ha versato appena 26 milioni di tasse. Google ha registrato più di 1,1 miliardi di ricavi, ma ha pagato solo 11 milioni. Meta, la società di Facebook, ha fatturato 400 milioni e contribuito con poco più di 3 milioni.
In base al rapporto dell’Internal Revenue Service e dell’Area Studi Mediobanca, le multinazionali USA hanno investito in stabilimenti, impianti e infrastrutture per un valore di oltre 31 miliardi di dollari, dando lavoro a 227 mila persone nel nostro Paese. Numeri che distinguono l’Italia da Irlanda oppure Lussemburgo. Tuttavia, questi due Stati sono da sempre considerati quasi come dei paradisi fiscali per i loro regimi favorevoli, tanto che le multinazionali hanno sempre contabilizzato in queste nazioni una parte dei loro profitti, lasciando le briciole al nostro Paese, dove la tassazione ha un valore doppio rispetto all’Irlanda. L’UE vorrebbe provare ad arginare la fuga di capitali: dal 2024 è scattato l’obbligo di un’imposta minima al 15%.
Questo, dunque, è il quadro nel nostro Paese, dove la pressione fiscale supera il 43% e dove il dibattito si focalizza su tassisti e balneari.---
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