Durante la guerra fredda i contatti culturali tra Italia e Russia erano ampi e frequenti, il festival del cinema di Mosca premiava Pietro Germi, Ettore Scola e Federico Fellini. Una pellicola come “I girasoli”, co-prodotta da Italia, Francia e Unione Sovietica, e diretta da Vittorio De Sica, riceveva la candidatura agli Oscar. Diversi musicisti raggiungevano una vasta popolarità oltre la Cortina di ferro e attraversavano l’URSS in lunghe e acclamate tourneè. A nessuno sarebbe mai venuto in mente di sanzionarli.
Nell’attuale epoca “pre-belllica” (come da definizione dal primo ministro polacco Donald Tusk in una recente riunione del PPE), per tutto questo non c’è più spazio. Un’ulteriore testimonianza del clima oscurantista che aleggia in Europa si è manifestata con la macchina persecutoria innescatasi intorno a Jorit, al secolo Ciro Cerullo, lo street artist napoletano recentemente ospite al Festival mondiale della gioventù di Sochi, durante il quale si è anche rivolto a Vladimir Putin con queste parole: “Vorrei chiederle se è possibile fare una foto con lei per mostrare anche in Italia che lei è un essere umano. E che la propaganda che diffondono ovunque non è vera”.
Apriti cielo: le immagini del gigantesco murale con il ritratto di Ornella Muti e dell’abbraccio con Putin, hanno scatenato i pasdaran nostrani: “Ho scritto stamane alla Commissione Europea e al Consiglio dell’Unione europea chiedendo l’inserimento di Ciro Cerullo, in arte Jorit, tra gli individui sottoposti a sanzione da parte dell’Unione europea”, ha twittato Pina Picierno, europarlamentare del PD e vice-presidente del Parlamento UE. Alcune testate hanno definito Jorit “madonnaro verticale furbissimo e utile alla propaganda di Putin”, altre hanno pubblicato la lista dei presunti compensi ricevuti dall’artista dal Cremlino per realizzare le sue opere in Donbass. Un suo murale dipinto dipinto a Ischia e dedicato alla Palestina è stato imbrattato con vernice bianca da dei simpatizzanti ucraini.
Persino il Presidente della Repubblica si è rivolto indirettamente all’artista durante la cerimonia per la Giornata Internazionale della donna, dichiarando: “L’arte è libertà. Libertà di creare, di pensare, libertà dai condizionamenti. Risiede in questa attitudine il suo potenziale rivoluzionario: e non è un caso che i regimi autoritari guardino con sospetto gli artisti e vigilino su di loro con spasmodica attenzione”. Considerazioni su cui sarebbe impossibile dissentire, ma che sembrano descrivere proprio il clima neo-maccartista entrato in vigore in Occidente, per lo meno a cominciare dall’epoca Covid.
Dal canto suo Jorit, rivendica le proprie scelte: “L’artista deve provocare. Il mio obiettivo era dimostrare che i russi sono esseri umani come noi, non mostri come li descrivono”, ha argomentato in un’intervista pubblicata oggi sul Fatto quotidiano, proseguendo: “L’Occidente ha il brutto vizio di ritenersi il tribunale del mondo. La malafede è evidente: mentre i dissidenti che fanno comodo alla ‘nostra’ narrazione vengono glorificati, nel nostro occidente Occidente Assange marcisce in carcere e nessuno conosce Andy Rocchelli e Gonzalo Lira”.
Durante la guerra fredda i contatti culturali tra Italia e Russia erano ampi e frequenti, il festival del cinema di Mosca premiava Pietro Germi, Ettore Scola e Federico Fellini. Una pellicola come “I girasoli”, co-prodotta da Italia, Francia e Unione Sovietica, e diretta da Vittorio De Sica, riceveva la candidatura agli Oscar. Diversi musicisti raggiungevano una vasta popolarità oltre la Cortina di ferro e attraversavano l’URSS in lunghe e acclamate tourneè. A nessuno sarebbe mai venuto in mente di sanzionarli.
Nell’attuale epoca “pre-belllica” (come da definizione dal primo ministro polacco Donald Tusk in una recente riunione del PPE), per tutto questo non c’è più spazio. Un’ulteriore testimonianza del clima oscurantista che aleggia in Europa si è manifestata con la macchina persecutoria innescatasi intorno a Jorit, al secolo Ciro Cerullo, lo street artist napoletano recentemente ospite al Festival mondiale della gioventù di Sochi, durante il quale si è anche rivolto a Vladimir Putin con queste parole: “Vorrei chiederle se è possibile fare una foto con lei per mostrare anche in Italia che lei è un essere umano. E che la propaganda che diffondono ovunque non è vera”.
Apriti cielo: le immagini del gigantesco murale con il ritratto di Ornella Muti e dell’abbraccio con Putin, hanno scatenato i pasdaran nostrani: “Ho scritto stamane alla Commissione Europea e al Consiglio dell’Unione europea chiedendo l’inserimento di Ciro Cerullo, in arte Jorit, tra gli individui sottoposti a sanzione da parte dell’Unione europea”, ha twittato Pina Picierno, europarlamentare del PD e vice-presidente del Parlamento UE. Alcune testate hanno definito Jorit “madonnaro verticale furbissimo e utile alla propaganda di Putin”, altre hanno pubblicato la lista dei presunti compensi ricevuti dall’artista dal Cremlino per realizzare le sue opere in Donbass. Un suo murale dipinto dipinto a Ischia e dedicato alla Palestina è stato imbrattato con vernice bianca da dei simpatizzanti ucraini.
Persino il Presidente della Repubblica si è rivolto indirettamente all’artista durante la cerimonia per la Giornata Internazionale della donna, dichiarando: “L’arte è libertà. Libertà di creare, di pensare, libertà dai condizionamenti. Risiede in questa attitudine il suo potenziale rivoluzionario: e non è un caso che i regimi autoritari guardino con sospetto gli artisti e vigilino su di loro con spasmodica attenzione”. Considerazioni su cui sarebbe impossibile dissentire, ma che sembrano descrivere proprio il clima neo-maccartista entrato in vigore in Occidente, per lo meno a cominciare dall’epoca Covid.
Dal canto suo Jorit, rivendica le proprie scelte: “L’artista deve provocare. Il mio obiettivo era dimostrare che i russi sono esseri umani come noi, non mostri come li descrivono”, ha argomentato in un’intervista pubblicata oggi sul Fatto quotidiano, proseguendo: “L’Occidente ha il brutto vizio di ritenersi il tribunale del mondo. La malafede è evidente: mentre i dissidenti che fanno comodo alla ‘nostra’ narrazione vengono glorificati, nel nostro occidente Occidente Assange marcisce in carcere e nessuno conosce Andy Rocchelli e Gonzalo Lira”.
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