Le “previsioni” dell’Economist per il 2023 e il loro simbolismo occulto
Proponiamo ai lettori un testo apparso sul sito argentino www.kontrainfo.com, relativo alle previsioni (e i desideri) di The Economist per il nuovo anno, vangelo non solo economico-finanziario delle oligarchie occidentali, di proprietà della famiglia Rothschild. L’autore, Fausto Frank, svela i simbolismi occulti delle immagini e degli articoli, una vera e propria summa dell’ideologia e dell’agenda globalista neoliberista. La traduzione e le note sono di Roberto Pecchioli
Le predizioni di The Economist/Rothschild per il 2023 e il suo Natale particolare.
di Fausto Frank
La rivista The Economist, uno delle bibbie del potere finanziario, di proprietà delle storiche dinastie Rothschild e Agnelli, annuncia alla fine di ogni anno le sue previsioni per quello che sta per iniziare. Attraverso copertine criptiche, sempre cariche di simbolismo, con richiami esoterici alla tradizione cabalistica, The Economist svela, a chi vuole interpretarle, alcuni dei desideri e dei progetti del potere elitario che rappresenta. La politica internazionale, le agende globali, gli sviluppi scientifici e le prospettive economiche sono gli argomenti più visitati.
Due copertine della rivista mostrano le proiezioni per l’anno 2023. Una è “Il mondo davanti al 2023” alla fine di novembre 2022; l’altra è stata pubblicata il 24 dicembre scorso, come numero speciale doppio di Natale.
In The World Ahead compaiono i leader politici più importanti per il prossimo anno: Xi Jinping, Vladimir Putin, Joe Biden, Vladimir Zelensky, Georgia Meloni e la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen. Include una petroliera che esce da Biden, circondata da eliche eoliche, diretta verso l’Europa, con Zelensky affiancato da una molecola di metano. Tra Zelensky e Meloni c’è un sistema di difesa missilistica Patriot, che gli Usa avevano promesso all’Ucraina, e, nascosta, compare un’immagine di globuli rossi e bianchi, suggerendo anche il possibile uso della guerra biologica. Vicino a Xi Jinping si vede anche un’auto volante, simile a Xpeng X2, il veicolo volante cinese, e un braccio robotico. Un altro elemento che appare accanto alla Cina è un satellite. Infatti, nel 2023 la Cina avrà una costellazione di satelliti per Internet delle Cose (IOT) con 80 satelliti. Insieme a questi elementi tecnologici appare l’immagine del nuovo James Webb Space Telescope, che ha raggiunto la sua orbita finale a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, e che avrà, tra le altre funzioni, l’osservazione delle prime fasi dell’universo e la ricerca di segni di potenziali atmosfere che sostengono la vita attorno a dozzine di esopianeti 1 recentemente documentati.
Riguardo alla guerra in Ucraina, The Economist/Rothschild punta tutte le sue speranze su una sconfitta di Putin: “Nel complesso, l’umiliazione di Putin in Ucraina renderà gli autocrati di tutto il mondo diffidenti nel lanciare guerre di conquista, e lo sarà doppiamente se la sconfitta porterà alla sua caduta. Tanto più importante, quindi, che i patrocinatori dell’Ucraina raddoppino il loro sostegno. L’aggressività non deve pagare, e bisogna vedere che non paga. Il mondo sarà più pacifico nel lungo periodo se Putin perde”. E prevede, non senza perfidia: “L’anno inizierà con Putin in attesa che emerga qualcosa: la spinta al cambiamento sul campo di battaglia, l’aiuto militare cinese, la frammentazione dell’unità europea o la prospettiva di un Donald Trump rieletto che lascia l’Ucraina. Putin sa che tutto è possibile in guerra. Ma deve anche sapere che la marea è contro di lui.”
Tra gli scenari immaginati dall’Economist c’è il seguente: “Incapace di vincere la guerra sul campo di battaglia, Putin cerca di trascinarla abbastanza a lungo da minare l’economia dell’Ucraina, minarne il morale attraverso attacchi alle infrastrutture civili ed esaurire i suoi partner. L’Europa fatica a riempire i suoi siti di stoccaggio del gas fino al 2023, portando a blackout durante l’inverno. Putin intende resistere fino alla fine del 2024, quando si aspetta che Donald Trump riconquisti la Casa Bianca e metta fine al sostegno all’Ucraina”.
Su Taiwan, The Economist si chiede apertamente: “È l’Ucraina dell’Asia? Lo status quo sta crollando, rendendo la guerra più probabile”, quasi un pio desiderio. “La Cina vede l’invasione della Russia come un’utile sfida per l’Occidente. Ma alcuni a Pechino fanno paragoni con Taiwan e si chiedono se, come l’Ucraina, potrebbe trasformare un’invasione in un pantano, con conseguenze disastrose per il Partito Comunista. Per cominciare, sostenere un attacco attraverso cento miglia di acqua sarebbe più difficile che attraversare un confine terrestre. A Pechino la guerra con Taiwan è vista come un pessima soluzione, fintanto che restano sul tavolo altre opzioni. Ma molti esperti ritengono che le opzioni del continente si stiano riducendo. Una legge anti-secessione approvata nel 2005 costringe i governanti cinesi ad agire militarmente se ritengono che l’unificazione pacifica non sia più possibile. Ma le lotte della Russia in Ucraina potrebbero metterli in pausa”.
Ma senza dubbio, la copertina più criptica è stata lo speciale “Natale” di quest’anno.
In esso si può vedere un albero trasformato in una menorah 2 in tempo di Hanukkah. 3 L’albero contiene sei rami da un lato, sei dall’altro e sei candele, un numero famoso per la sua apparizione nell’Apocalisse cristiana, importante nel cabalismo e per il suo simbolismo esoterico. Se la figura è invertita, si possono vedere le radici che formano una corona in ordine invertito. L’albero sembra essere coronato da una stella, ma anziché raffigurare la stella cristiana di Betlemme, pare contenere un simbolo dell’atomo, che potrebbe rappresentare o lo sviluppo della fusione nucleare annunciato dagli Stati Uniti o la minaccia dell’uso di armi atomiche sia dalla Russia che dalla NATO.
Le palline decorative dell’albero simulano dei sigilli cinesi, con sfondo rosso e figure contrastanti. Tra questi: l’ideogramma cinese per “poesia”, una suggestiva testa con uno stomaco per cervello (pensare alla fame, pensare al cibo, pensare con lo stomaco invece che con il cervello), un teschio (la morte), una mucca indiana con un gobba e una stella dentro, un cane traballante con le costole che lo mostrano affamato, un pallone da calcio, una mazza da baseball accanto a una racchetta da cricket e una coppia mista interrazziale tra una donna bianca e un uomo di colore. Gli uccelli nel cielo ricordano lo stemma ucraino. A terra un vischio e un alloro caduti, insieme a un calice e un’ostia a terra.
Difficile non vedere in quest’ultimo punto la progressiva scristianizzazione della cultura occidentale e l’obiettivo del potere mondiale sul cristianesimo: che sia ridotto a una semplice minoranza. Questa idea è rafforzata dalle parole che circondano la scena: “Mennoniti 4 in Indonesia”, ad indicare la piccola minoranza di cristiani in un Paese. L’Indonesia ha l’87% di popolazione musulmana e l’8% di cristiani. In quel Paese, inoltre, i cristiani non solo sono una minoranza, ma sono anche perseguitati e le loro chiese attaccate.
Ma qui c’è un doppio messaggio. La stessa rivista The Economist pubblica una nota sui Baduy, che richiama in senso figurato “i Mennoniti dell’Indonesia”, un gruppo etnico tradizionalista che rifiuta la modernità, lo stile mennonita in Occidente. Ma i Baduy vengono scelti dalla pubblicazione perché iniziano ad abbandonare le loro tradizioni e ad aprirsi alla tecnologia. Cita l’esempio di un abitante, di nome Herman, che ha abbandonato la sua cultura e ha abbracciato pienamente la Modernità. “Otto anni dopo, la vita del signor Herman è trasformata. Possiede quattro appezzamenti di terreno, sui quali coltiva banane, durian (durioni), fagioli neri e alberi per legname. Vende i suoi prodotti online. È agiato ed è stato in grado di acquistare una casa per il figlio appena sposato. I suoi genitori hanno impiegato un anno per fare pace con la sua decisione di andarsene, ma ora sono felici per lui, così dice. Per molti versi, Herman è l’immagine di un indonesiano moderno. Distrae suo figlio di un anno con i cartoni animati sullo smartphone. Quando non lavora nei campi, vive al telefono, proprio come qualsiasi altro millennial ossessionato dai social media. Pensa in termini di profitti e perdite, non di virtù e vizi, il che va bene dato che indossa le infradito e ha un pannello solare attaccato al tetto di paglia, infrangendo i divieti contro le scarpe e l’elettricità. E la nota termina: “ogni anno, un piccolo ma crescente numero ascolta questi desideri e lascia Kanekes [il villaggio tradizionale]. La modernità si precipita. Non c’è modo di tornare indietro”.
Per quanto riguarda lo stomaco nel cervello, il post tratta di come il cibo influisce sulla nostra mente. “Un buon pasto ha un impatto positivo sull’umore. Parte di quel piacere è immediato. Coloro che evitano gli eccessi e le liti familiari godranno di un aumento postprandiale della glicemia. Ciò causerà un afflusso di endorfine, sostanze chimiche che agiscono come ormoni della felicità, a correre attraverso i loro cervelli.” In linea con Davos, suggerisce di aumentare l’assunzione di verdura, frutta, cereali e legumi e di diminuire il consumo di carne: “È ormai chiaro che alcune diete fanno particolarmente bene al cervello. Un recente studio conclude che seguire la dieta mediterranea, ricca di verdure, frutta, legumi e cereali integrali, povera di carni rosse e lavorate e di grassi saturi, riduce le possibilità di soffrire di ictus, declino cognitivo e depressione. Un altro lavoro recente che ha studiato una dieta mediterranea “verde” ricca di polifenoli (gli antiossidanti presenti in prodotti come il tè verde) ha scoperto che riduce l’atrofia cerebrale legata all’età.
Un’altra versione, la dieta della mente, sottolinea, tra l’altro, il consumo di bacche rispetto ad altri tipi di frutta che sembra ridurre il rischio di demenza. Solo il 10% degli adulti negli Stati Uniti consuma la dose giornaliera raccomandata di verdure e solo il 12% consuma abbastanza frutta. È una storia simile in gran parte del mondo. Di conseguenza, molti si rivolgono a integratori vitaminici e minerali per compensare le loro carenze alimentari”.
The Economist si chiede con interesse: “Questo potrebbe influenzare il modo in cui le persone pensano e sentono? Ci sono prove crescenti di un legame tra l’intestino e il cervello in quello che viene chiamato lo psicobioma 5- parte del microbioma 6- che fa proprio questo”. A proposito dell’inflazione, la pubblicazione si addentra nella storia del Sedicesimo secolo. “La grande inflazione del Cinquecento risuona oggi inquietante”, titola la nota. “Ai tempi di Enrico VIII, l’Inghilterra sembrava andare in pezzi. Non ci sono mai stati così tanti mendicanti, riferivano i testimoni, e molti ti taglierebbero la gola se ne avessero la possibilità. Tutti giustamente sospettavano che la valuta si stesse svalutando. La morale era degradata quanto la valuta. (…) L’eccesso di domanda ha certamente giocato un ruolo. La popolazione era cresciuta rapidamente dopo la peste nera; molte di quelle persone si erano trasferite nelle città. Ciò ha aumentato la domanda di cibo anche se si era ridotto il numero di agricoltori che lo producevano. E alcuni monarchi hanno ingannato l’economia manipolando la valuta. Tuttavia, c’erano anche problemi dal lato dell’offerta: “Intorno al 1545, le persone scoprirono grandi depositi di argento in Bolivia. Potosí, il centro di questa nuova redditizia industria, divenne forse la quinta città del mondo cristiano per numero di abitanti (dopo Londra, Napoli, Parigi e Venezia). Nel primo quarto del XVI secolo, appena dieci tonnellate d’argento avevano raggiunto le coste europee. Verso il terzo quarto del secolo l’Europa ne importò 173 tonnellate. La Spagna, dove arrivava gran parte del metallo, ha subito inizialmente un’inflazione particolarmente elevata, che si è poi diffusa nel resto d’Europa, fino alla Russia. “L’aumento dell’inflazione di oggi, in un solo anno, ha già avuto profonde conseguenze sociali e politiche. La fiducia dei consumatori è al suo punto più basso mentre i salari reali diminuiscono; i politici in carica sono impopolari; si moltiplicano le proteste per il costo della vita. Il salario reale medio, che all’inizio del Cinquecento era al livello principesco di circa sette pence alla settimana, poi diminuì e diminuì e diminuì. Non avrebbero recuperato il loro potere d’acquisto fino alla fine del XIX secolo. Le conseguenze di questa onnipotente compressione del tenore di vita andarono ben oltre l’accattonaggio dilagante e i saccheggi ai funerali. In tutta Europa, la società e la politica divennero radicalmente instabili. Ancora più importante, i governi hanno sofferto”, avverte The Economist.
L’inflazione quindi, nel tempo, ha contribuito all’indebolimento degli Stati e alla crisi del debito. I governi hanno fatto il possibile per aumentare le entrate. Nel 1544 e nel 1545, Enrico VIII cedette beni statali, come la terra, per un valore superiore a 150.000 sterline (più del 2% del PIL), e ci furono vendite minori sotto Elisabetta I all’inizio del XVII secolo. 7 I cavalierati e i titoli nobiliari furono assegnati “in numero senza precedenti”, la maggior parte per grandi compensi, ha osservato Goldstone. 8 Alla fine, la grande inflazione finì. La crescita della popolazione rallentò, riducendo la domanda di beni e servizi. I monarchi hanno dominato la politica monetaria e fiscale, promettendo di non fallire più. E il flusso di metalli preziosi dalle Americhe è rallentato.
Tuttavia, le lezioni del secolo sono chiare. Qualunque sia la causa, le società che permettono all’inflazione di prendere piede devono aspettarsi qualcosa di più del degrado del loro tenore di vita”, conclude la pubblicazione, in tono minaccioso. Tuttavia, indicare l’inflazione passata potrebbe in realtà alludere al periodo inflazionistico in Europa e negli Stati Uniti negli anni Trenta, culminato nella seconda guerra mondiale. In ogni caso, l’inflazione può essere la traumatica scusa sia per continuare con la demolizione controllata dell’economia, sia per la futura implementazione della Central Bank Digital Currency (CBDC) 9, con la quale il controllo su ogni consumo di ogni cittadino sarà totale.
La mucca indiana merita una critica al governo nazionalista di Narendra Modi da parte dell’Economist: “Il primo ministro indiano ha un debole per le mucche. Sotto il loro Bharatiya Janata Party (BJP), sono diventate un simbolo della lotta per trasformare l’India in uno stato indù. Mangiare o non mangiare carne di manzo è diventata la questione che divide il miliardo di indù del Paese, che proteggono le mucche perché le venerano, e i 200 milioni di musulmani, la cui religione consente loro di mangiare carne e macellare le mucche. Più che di classe o di casta, questa distinzione suscita passioni e conquista voti. E poi anche la preoccupazione ambientalista e globalista per la crescente popolazione bovina: “Nel frattempo, la popolazione bovina indiana è alle stelle. Dopo millenni di massacri e sacrifici, adorazione e protezione, le mucche dell’India sono diventate pedine politiche della destra indù”. La nota su cricket e baseball non è altro che una scusa per favorire l’immigrazione negli Usa. “Vista così, conta poco se 330 milioni di persone pensano che il cricket sia americano. Offrendo opportunità, prospettive di prosperità e, soprattutto, un futuro migliore per gli immigrati, lo sport inglese è già intriso degli ideali su cui è stata fondata l’America. “Non posso essere il primo a chiedermi se ciò che vediamo, quando vediamo uomini vestiti di bianco che vanno a un campo da cricket, siano uomini che immaginano un ambiente di giustizia”, scrive Joseph O’Neill in “La città invincibile”. 10
Per molte persone su questo pianeta, anche questo è ciò che rappresenta l’America”. L’articolo su una città cinese in Europa, sui residenti di Wenzhou emigrati in Francia e in altri paesi europei, è una scusa per affrontare la questione della xenofobia e del razzismo: “I manifestanti si sono lamentati del fatto che le autorità parigine ignorassero tali attacchi contro l’etnia cinese. La protesta ha suscitato molto dibattito in Francia su tali crimini. Gli aggressori di un sarto sono stati condannati per omicidio. La corte ha stabilito che era un crimine razzista”.11″I cinesi celebrano la poesia Tang come l’apice della loro cultura”, afferma la pubblicazione in un’altra delle sue note in copertina. “I lettori inglesi che si avvicinano per la prima volta a questa poesia la troveranno come il ventaglio di seta bianca di Ezra Pound, ‘trasparente come la brina sul filo d’erba’”, The Economist celebra così la cultura cinese, per molti aspetti un modello che è stato elogiato anche da Klaus Schwab del Forum di Davos. Il futuro dell’Hajj è il titolo di un’altra delle note centrali.
L’hajj è il pellegrinaggio musulmano alla Mecca, che nel 2023 si svolgerà tra il 26 giugno e il 1 luglio. Stanno predicendo qualche evento alla Mecca o in Arabia Saudita che sconvolgerà la pace nel mondo? Nulla potrebbe sorprendere data la crescente distanza tra il paese petrolifero e gli Stati Uniti. “Prima che la pandemia portasse a un limite temporaneo dei numeri, ogni anno vi partecipavano 2,5 milioni di pellegrini. Entro il 2030, il governo saudita ne vuole 6 milioni. Oggi il pellegrinaggio è possibile mitigando il caldo con la tecnologia e le infrastrutture. Ma mentre il mondo si surriscalda, mantenere gli hajj al sicuro diventerà più difficile e costoso”, prevede The Economist con una certa negatività. “Il copyright allenta il suo controllo” indica che Hollywood ha perso i suoi diritti sulle creazioni degli anni Venti. 12 I “diritti riservati” sono sotto processo dall’emergere di Internet. Ma anche il concetto stesso di proprietà comincia a essere messo in discussione, non dal marxismo classico, ma dallo stesso Forum di Davos.
Vale la pena ricordare il già famoso “Entro il 2030 non avrai niente, ma sarai felice”. Infine, “Il nuovo sguardo tecnologico al mondo”, parla della frustrazione dei grandi imprenditori dell’industria tecnologica, vedendo che il mondo non è davvero riuscito a cambiare in meglio in maniera utopica con le nuove tecnologie. Ne presenta uno: “Il CEO di Open Ai, una startup da quasi 20 miliardi di dollari la cui missione è rendere l’intelligenza artificiale una forza per il bene, non è tipo da chiacchiere. Gli unici segni di gioia sono due paia di scarpe sneakers alte rosa appoggiate su uno scaffale, con i loghi che rappresentano le sue due tecnologie preferite, l’intelligenza artificiale e la fusione nucleare”.
The Economist/Rothschild, tuttavia, dà loro un consiglio ottimistico: “Le frustrazioni per una società lenta li hanno incoraggiati a mettere i loro soldi e il loro cervello al lavoro su problemi legati al finanziamento della scienza e alla ridistribuzione della ricchezza a università completamente nuove. La loro esaltazione della scienza può incoraggiare una maggiore attenzione alla tecnologia dura, piuttosto che alle applicazioni di Internet. Se possono ispirare i futuri imprenditori a partecipare al duro lavoro di costruire le aziende da trilioni di dollari di domani, le loro alte teorie avranno dato i loro frutti”.
La menorah di Hanukkah travestita da albero di Natale sul coperchio presenta una panoramica dei desideri dell’élite finanziaria dietro The Economist per il nostro mondo: degrado delle tradizioni, critica dei nazionalismi, uno sguardo ai diversi popoli come meri produttori di cultura e non come entità sovrane, con cervelli manipolati attraverso diete prive di carne, un’inflazione che destabilizza i governi e la scristianizzazione dell’Occidente.
NOTE 1.Gli esopianeti sono pianeti non appartenenti al sistema solare, orbitanti cioè attorno a una stella diversa dal Sole.2. Menorah è il nome ebraico della lampada ad olio a sette bracci che veniva accesa all’interno del Tempio di Gerusalemme attraverso la combustione di olio consacrato, e simboleggia i sette giorni della creazione e i sette pianeti conosciuti nell’antichità.3. Hannukah o festa delle luci è una festività ebraica che dura otto giorni, nella seconda metà di dicembre. Significa dedica o inaugurazione e commemora la dedicazione di un nuovo altare nel Tempio a seguito della riconquistata libertà del popolo ebraico dagli Elleni. 4. I Mennoniti sono un gruppo protestante di matrice anabattista di origine olandese, oggi diffuso soprattutto in alcune parti dell’America latina. Rifiutano ogni forma di consumismo e vivono come le comunità formate nel XVI secolo, specie in Olanda. 5. La psicobiotica è una nuova neuroscienza che studia l’influenza del microbioma intestinale (vedi sotto) su alcune funzioni cerebrali. 6.Il microbioma è la comunità di microrganismi che si trovano a convivere in un determinato habitat. È stato definito “una comunità microbica caratteristica che occupa un habitat ben definito e ha proprietà fisico-chimiche distinte. “7. The Economist omette che all’epoca la nuova Inghilterra protestante saccheggiò sanguinosamente le proprietà della chiesa cattolica e di molte famiglie che rifiutarono la conversione all’anglicanesimo. 8. Jack Goldstone (1953-) è uno storico americano specializzato nello studio dei movimenti sociali. 9 Central Bank Digital Currency (CBDC) è una tipologia di moneta elettronica emessa da una banca centrale o dal sistema internazionale delle banche centrali. 10. La città invincibile (Netherland) è un romanzo ambientato a New York all’indomani dell’attentato dell’11 settembre 2001.11. Nessun interesse per i numerosi omicidi di sacerdoti, ragazze e cittadini francesi bianchi da parte di stranieri- specie islamisti- e per il clima di insicurezza etnica diffuso nel paese. 12. I diritti d’autore durano in generale 75 anni. Agli Stati vincitori della seconda guerra mondiale è stato concesso di proteggere i copyright per un tempo più lungo, corrispondente ai sei anni del conflitto (1939-1945). ---
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