Carri armati Leopard 2 di produzione tedesca e tank Leclerc dalla Francia, missili terra-aria Samp-T franco-italiani, 150 veicoli corazzati Bradley e blindati da combattimento Stryker dagli Stati Uniti, parte di una fornitura da 2.5 miliardi di dollari che si aggiunge ai missili Patriot di recente invio. Poi ancora 600 missili Brimstone dal Regno Unito, 19 cannoni Caesar dalla Danimarca. Il nuovo elenco di regali bellici all’Ucraina da Europa e America è lunghissimo, questa è solo una piccola parte, e quello che ci insegna è che la pace è tutt’altro che vicina.
Di negoziati e diplomazia non si parla neanche più e i moniti della Russia vengono totalmente ignorati, “Le forniture di armi offensive al regime di Kiev porteranno a una catastrofe globale”. Ha affermato il presidente della Duma Vyacheslav Volodin che minaccia l’uso di armi più potenti.
Dal vertice di Ramstein al consiglio affari esteri UE
Nonostante questo, in Occidente si continua a discutere di sostegni militari a Kiev: nei giorni scorsi l’ottavo vertice di Ramstein, che riunisce 50 Stati membri della Nato e partner dell’Ucraina, si è concluso col comunicato di nove Paesi che si dicono pronti all’invio di mezzi pesanti.
Oggi il confronto continua in Europa, al Consiglio affari esteri a Bruxelles, e l’alto rappresentante Josep Borrell auspica il raggiungimento di un’intesa politica sulla nuova tranche di armi. “Non si deve parlare solo dei carri armati. Certo, il presidente Zelensky li chiede, ma ci sono idee diverse all’interno degli Stati membri e oggi ne parleremo” ha dichiarato Borrell.
Sesto invio dall’Italia: forniture per tutto il 2023
Intanto anche l’Italia fa la sua parte per garantire che la guerra, e la scia di morte che si porta dietro, continui. Oggi alla Camera inizia l’esame che porterà, forse giovedì, alla conversione del decreto che contiene il sesto invio di armi. Peggio: il decreto prolunga per tutto il 2023 l’autorizzazione al governo a regalare materiale bellico all’Ucraina. E tutto lascia pensare che il testo passerà con ampia maggioranza, perché sono favorevoli anche le opposizioni: dal Partito Democratico al Terzo Polo, con una blanda opposizione del Movimento5Stelle: Giuseppe Conte ha già annunciato che non farà ostruzionismo.
La parola “pace” cambia apertamente significato, in uno scenario degno del bipensiero orwelliano: il governo italiano “sostiene ogni pista possibile per arrivare a una pace giusta, che significa l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina” ha detto il ministro degli esteri Antonio Tajani.
Si “scontrano” sui tank mentre mandano missili
I contrasti tra alleati di Kiev sembrano solo apparenti, dal vertice di Rammstein è emersa una schermaglia tra Stati Uniti e Germania, i primi hanno negato l’invio di carri armati Abrams ma chiedono a Berlino di inviare i loro Leopard, Berlino vorrebbe rifiutarsi ma dà l’ok all’invio dei leopard dalla Polonia.
Ma i tank sono solo una minima parte delle forniture: ad esempio, l’Italia oltre ai missili sta delineando altre azioni di sostegno bellico all’ucraina, a cui il governo “sta lavorando – ha detto Tajani – riservatamente“.
La strategia internazionale sembra quella di una fornitura graduale: non si può rischiare un’escalation, avrebbe conseguenze devastanti, quindi si punta a fiaccare la Russia cercando di indebolirla lentamente ma inesorabilmente.
Le perdite Ucraine e il vantaggio della Russia
Se l’occidente non manda armi a Kiev una vittoria della Russia diventa probabile: secondo le contrastate e criticate ammissioni della presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen finora sono stati uccisi più di 20mila civili e 100mila soldati ucraini.
Un’agenzia di servizi segreti esterni tedesca ha affermato che le perdite quotidiane dei soldati ucraini nella battaglia in difesa di Bakhmut si aggirano su numeri a tre cifre.
L’esperto di geopolitica invoca l’invio di truppe
Sul fronte italiano rendono bene le parole del direttore di Limes Lucio Caracciolo: in un articolo su La Stampa ha disegnato gli scenari peggiori: siccome allo stato attuale la Russia è più forte, bisognerà considerare l‘invio delle nostre truppe in Ucraina: “Continuando lungo questo piano inclinato, prima o poi l’invio periodico e limitato di armi ai combattenti di Kiev non basterà più” ha detto Caracciolo.
Ma mentre si ragiona su vincitori e perdenti, le grandi sconfitte, allo stato attuale, sono due: la diplomazia e la pace.
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