martedì 4 maggio 2021

Mattia Feltri direttore HuffPost - Parla Fedez (...l'artista...) e vince Grillo (...il comico...). si è illuminata una Rai lottizzata, in cui comandano i partiti,

 


Una domenica di irresistibile, inconsapevole, unanime grillismo. Il sublime è dei partiti che scoprono l'ovvio - la Rai lottizzata - e non dicono nulla di serio...

 
Mattia Feltri

Parla Fedez e vince Grillo, nel senso del grillismo come categoria filosofica del contemporaneo. Da un video all’altro - da quello di Beppe al suo meglio, in cui inscena l’urlo e il furore, ovvero il niente ma molto teatrale, a quello molto teatrale del rapper, altrettanto furore e altrettante urla - la politica vive le sue giornate di vapore acqueo, sguazza nella sua pozzanghera, fa a gara a chi dice l’ovvietà più rigogliosa, si gonfia i polmoni dell’assertività più incontestabile, fa dell’ipocrisia un effetto collaterale da bugiardino, si rotola nella semplificazione a portata di mano, rifiuta ogni complessità, gli serve un applauso lì per lì, niente altro. Nelle sue giornate più buie, Grillo ha vinto. Ha vinto il suo sistema – parola passepartout in questi giorni – per cui potrebbe benissimo ritirarsi nel porto franco del suo blog, fra i suoi fantasmi e le sue ossessioni, a godersi l’effetto che fa.
Non c’è davvero niente di salvabile nella rutilante chiassata di ieri, direi giusto il contegno di Giorgia Meloni, sufficientemente lucida da segnalare che il primo maggio bisognerebbe parlare di lavoro e di lavoro non s’è parlato. Fedez per esempio aveva tutta questa urgenza di additare, con adeguata fibrillazione retorica, gli oscurantisti nemici della legge contro l’omotransfobia, cioè di un progetto rigirato fra i pollici parlamentari da venti anni esatti, incompiuto con governi di destra e di sinistra, un oscurantismo molto trasversale, un intero arco costituzionale di oscurantisti, ma poi viene sempre l’uomo nero a imbiancare le coscienze grigio plumbeo. Di lavoro invece no, come è stato ampiamente segnalato (da Selvaggia Lucarelli per esempio), il frontman italiano di Amazon magari aveva qualche difficoltà a parlare di lavoro, lui dolce metà della coppia più globalizzata del pianeta (si renda omaggio al genio commerciale di Chiara Ferragni), e noi qui siamo globalizzati per necessità e anche per passione, ma non ci sfugge che il mercato del lavoro dovrebbe essere rivisto e persino tutelato con idee nuove di fronte a un mondo nuovo, e ormai neanche nuovissimo. Ma non voglio dilungarmi su Fedez, nel pieno suo diritto di essere niente più di Fedez, di uno tanto avveduto da programmarsi il videoclip della telefonata scandalosa per denunciarla a tempo giusto, ecco, di uno così non saprei che dire, se non che la casa di cristallo, cioè il bene contro il male magistralmente sceneggiato, è uno dei tanti palpabili trionfi del grillismo totalitario.

Ma il sublime è nello stupore da scoperta della Luna del suddetto arco costituzionale, sono venuti su tutti quanti dalle oscurità della zolfatara a vedere la luce e, accidenti, gli si è illuminata una Rai lottizzata, in cui comandano i partiti, in cui agli esecutori si pone il problema ormai istituzionale di rispondere all’editore parlamentare, di compiacere se c’è da compiacere e proteggere se c’è da proteggere, e semmai adesso la faccenda è estesa e avviluppata al punto che fare le due cose contemporaneamente è impossibile. Ora dicono fuori i partiti dalla Rai, e lo dicono tutti i partiti presenti nella Rai, lottizzano da decenni e da decenni deprecano la lottizzazione, occupano e deprecano l’occupazione, scivolano sul rasoterra di un tweet per la dose psicotropa quotidiana di like, e per l’esercizio di illusionismo per cui qualche illuso lo troveranno sempre. Non c’è ritegno né c’è un pensiero, si tira su un fumetto con la frase bacioperugina, e non c’è una trasmissione, io credo, del panorama televisivo italiano che non debba concordare gli interlocutori con l’ospite, poiché l’ospite vuole una trasmissione che sia una safe zone. Altro che censura.

Dunque, una giornata intera a parlare del nulla, nulla di serio sulla legge contro l’omotransfobia (si può nutrire qualche dubbio senza essere automaticamente definiti omofobi? Sebbene a diciannove anni non si abbia detto, e nemmeno pensato, a differenza di Fedez, che i gay mangiano più wurstel che crauti?). Niente di serio sulla Rai, il cui problema non è nemmeno più la lottizzazione, ma di essersi accucciata in uno spazio temporale quaternario, mentre intorno è tutto Netflix, è Amazon Prime, è Disney Channel, è un’altra dimensione: la Rai non ha un sito internet adeguato all’altroieri, RaiPlay è un accrocco a pedali, zero piattaforme per il cinema, l’on demand ancora nel regno dell’esoterico. E, ancora, niente di serio sul lavoro, sulle straordinarie opportunità e sulle straordinarie diseguaglianze che produce il mondo interconnesso, su come cogliere le prime e ridurre le seconde, su un nuovo statuto dei lavoratori da scrivere, su sindacati da rimodulare sulle esigenze di oggi, non le esigenze di oggi da rimodulare sui sindacati di ieri. Siamo indietro decenni. E allora che volete che sia una domenica trascorsa a discutere se uno è più fascista di quanto l’altro è comunista, se uno è più radical chic di quanto l’altro è oscurantista, e soprattutto se è più buono di quanto l’altro è cattivo? È soltanto una domenica di irresistibile, inconsapevole, unanime grillismo.----


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