10 ANNI FA LA GUERRA IN LIBIA – Manlio Dinucci
Esattamente dieci fa, sulla spinta di Stati Uniti e Francia, ma con l’adesione anche italiana, iniziava l’aggressione alla Libia, uno dei paesi più sviluppati e dal più elevato tenore di vita di tutto il continente africano.
Come ricorda Manlio Dinucci, infatti: “nel 2010 la Banca Mondiale rilevava in Libia ‘alti livelli di crescita economica’, con un aumento del PIL del 7,5% annuo, e registrava ‘alti indicatori di sviluppo umano’ tra cui l’accesso universale all’istruzione primaria e secondaria e, per oltre il 40%, a quella universitaria. Nonostante le disparità, il tenore medio di vita era in Libia più alto che negli altri paesi africani. Vi trovavano lavoro circa due milioni di immigrati, per lo più africani”.
La guerra fu giustificata da presunte aggressioni da parte del leader libico Gheddafi alla popolazione civile, ma poco tempo dopo i primi bombardamenti le email rivelate da Wikileaks mostrarono senza ombra di dubbio che la verità era un’altra:
“Non fu un caso che la guerra Nato per la demolizione dello Stato libico iniziò nemmeno due mesi dopo il vertice dell’Unione Africana che, il 31 gennaio 2011, aveva dato il via alla creazione del Fondo monetario africano – ci ha detto Manlio Dinucci – lo provano le email della Segretaria di Stato dell’Amministrazione Obama, Hillary Clinton, portate alla luce successivamente da WikiLeaks: Stati uniti e Francia volevano eliminare Gheddafi prima che usasse le riserve auree della Libia per creare una moneta pan-africana alternativa al dollaro e al franco CFA”.
A un decennio di distanza, gli effetti catastrofici della guerra sono sotto gli occhi di tutti: la Libia è ormai un paese devastato da lotte intestine interminabili, la popolazione è costretta a emigrare in massa e l’Italia ha perso un partner commerciale prezioso e leale. Tuttavia, nessuno dei protagonisti di quella vicenda ha fatto un passo indietro, ha riconosciuto l’errore, e oggi la stampa mainstream continua a giustificare quella aggressione, fingendo di ignorare le reali motivazioni che la causarono.
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