lunedì 1 aprile 2019

Maurizio Blondet -DAL CONGRESSO A VERONA:...RITORNO AL REALE...

Anzitutto un commentino di Lucia Bellaspiga, una collega:
Sono basita. Io sono a Verona come giornalista, seguo il Congresso per Avvenire, senza troppi entusiasmi per vari motivi (tra cui alcuni relatori improponibili e certo folklore anche in alcuni del pubblico). Ma essendo qui di persona, e leggendo il racconto che ne ha dato ad esempio Repubblica (ma tra molti altri), non posso che trasecolare sul giornalismo di oggi. Ma come si fa a lavorare così? Così scrive Repubblica: “Inizia con un attacco diretto alla legge sull’aborto, in una città blindata e con i giornalisti rigorosamente tenuti fuori dall’area del convegno”. Sappiate che la città non è affatto blindata (qualche poliziotto solo fuori dal palazzo del convegno, per il resto vita normalissima), ma si sa, fa tanto giornalista di punta vedere i carrarmati! E noi giornalisti eravamo tutti DENTRO a seguire il congresso, con tanto di cuffie per la traduzione di tutte le lingue dei relatori e buffet vari! Poi: “Tre giorni per discutere, dicono gli organizzatori, di famiglia, amore, bellezza del matrimonio...
. Invece il primo a lanciare l’attacco è Massimo Gandofini, uno dei principali esponenti dei pro-life italiani, movimento cattolico ultraconservatore di Destra: “L’aborto è l’omicidio di un bambino in utero, e la legge 194 è stata applicata soltanto negli articoli che permettono la soppressione di una vita e non in quelli aiutano la maternità”. Stendo un velo pietoso sulla definizione di Gandolfini, neurologo, qui ritratto a metà tra Hitler e Mengele… Che c’è di sbagliato in ciò che ha detto? dire la verità è sferrare un attacco? L’aborto è effettivamente la drammatica uccisione di un feto (6 milioni solo in Italia) e la legge 194 è del tutto disattesa nella sua parte pro vita. E ancora: “Si preparano intanto tutte le contromanifestazioni, che da oggi a domenica boicotteranno con flash mob, convegni, letture pubbliche… in una città già ribattezzata la nuova Vandea d’Italia… centinaia di associazioni per protestare contro l’oscurantismo e il nuovo medioevo lanciato dal Congresso delle Famiglie. Si attendono trentamila persone”, ecc ecc. Fanfare e tromboni, giornalismo schieratissimo. Ma ci si chiede per caso se le Cirinnà hanno ragione? Intanto il primo dei tre annunciati giorni di cortei e flash mob è passato senza alcun folklore del genere. Domani ci sarà di certo, e sentiremo i difensori di aborto e utero in affitto urlare, ma loro non sono i veri oscurantisti? Quanta banalità indecente nell'”informazione” di questa pasta… 
Poi  l’intervento di Giorgia Meloni:


Giorgia Meloni ha detto tutto quello che si doveva dire sul piano civile,  morale  e politico della feroce volontà di censura che ha investito il Congresso di Verona.
La collega Lucia Bellaspiga di Avvenire ha detto quel che si doveva dire sull’indecenza di questa militanza giornalistica, liberticida, falsa alla radice.

“L’ignoranza è forza”

Io   confesso una mia mancanza e debolezza:  mi sento muto  davanti a questa rabbia demente. Quando sento usare da un politico l’aggettivo “medievale” come un insulto, vuol dire che hai a che  fare con un neo-aborigeno senza passato (e senza futuro),  le cui masse discotecare  e tatuate ormai  al potere  esercitano la funzione di psico-polizia;  quando si è a  questo livello di polemica, mi confesso  vinto. Non ho il linguaggio per non dico convincere o argomentare contro un tale argomento, ma nemmeno per entrare in contatto.  Esattamente lo  stesso disarmo mi coglie quando sento ,   nello psico- tribunale permanente   allestito  della Botulina,  contro  l’idea di famiglia naturale, che “anche il cancro è natura”.
Malafede a parte, qui si conferma lo slogan  del totalitarismo ben descritto da Orwell, “L’Ignoranza è Forza”. L’ignoranza, oltre alla malafede, è la loro corazza,   che indossano per rendersi impenetrabili alla ragione.  Usano il bruto potere    che occupano, per far prevalere l’assurdo, l’irrazionale, l’insensato. Ti accorgi che essi sono così, proprio perché si sono “liberati”. Si sono “liberati” della verità, e anche della vergogna, e la  loro “libertà” è esattamente il totalitarismo che impongono a te, che alla ragione  sei ancora legato, e alla verità sei ancora  soggetto.
“Erano sempre le donne, e specialmente le più giovani, che fornivano le aderenti più bigotte del Partito, che si nutrivano di slogan e di frasi fatte…” – George Orwell, 1984.  
Troppi   uomini adorano ancora le piante. Le stelle l’acqua, l’uomo. E’ giunto ora il momento di dimostrare che i padroni siamo noi”,  proclamò Apollinaire, il surrealista; Lenin e Stalin, Mao e la Gruber, Repubblica e Di Maio, la Boldrini e la Cirinnà,   si regolano allo stesso modo. Quando  ci si libera totalmente di Dio, si acquista questa “libertà” e   questa “forza” – che è totalitarismo schiacciante contro tutti gli altri.

Il punto è che hanno  fatto le loro sfilate frenetiche espresso il loro odio,   urlato “la 194 non si tocca” (con Salvini, del resto) gridato il loro “femminismo” di sterco, di paglia e di fumo ,   ad  un  Congresso di Verona è solo  un palco esteriore che dura  un giorno, di un realtà contro cui non possono niente.   Da decenni, in tutto l’Occidente, nei centri di aiuto alla vita, migliaia i  donne vere, di mogli reali, di figlie di carne e di cuore, di sorelle, aiutano giovani donne a non abortire.   Sacrificano il loro tempo, il  spendono il loro denaro, condividono   esperienza e vicinanza,  per dare a queste abbandonate – non c’è donna più sola di chi è davanti alla condizione di abortire  –    inventano geniali modo per  avvicinare, guadagnare la fiducia   – esercitare la sorellanza, fanno posto nelle loro famiglie a queste figlie nuove e  nuove sorelle.    Se   queste volontarie della Refugium Peccatorum , queste guerrigliere della Consolatrix Afflictorum  – alcune anche senza una fede specifica, se non nel Vero, e nella sororitas , avessero successo anche una sola volta, sarebbe già  una vittoria assoluta e totale, perché chi salva una sola vita umana salva l’universo – e loro salvano  non solo il bambino, ma lei, la madre, dal  nero abisso di  rimorso in cui cade ogni madre che ha fatto uccidere il suo bambino nel ventre, un  nero abisso così difficile da risalire, che la Chiesa di Bisanzio ha escogitato un rito speciale  perché la madre che ha abortito possa sentirsi di nuovo  perdonata. Ma ne hanno salvato, e continuano a salvarne, centinaia di migliaia.  Silenziosamente, giorno dopo giorno,  lavano via un po’ della bava velenosa dell’Omicida fin da Principio.   Senza clamore mediatico, fanno crescere l’erba in angoli del nostro deserto.
Il Reale è questo. Gli altri, solo slogan  di un giorno. 
Ebbene: io che non ho  mai speso  nemmeno mezz’ora del mio tempo in questa opera di carità,   di umana  energia del bene a queste donne   fecondissime,  di carne e di cuore , non sono degno di sciogliere i sandali.   E  quelle femministe di fumo e di sterco,     con la loro vuota sterilità,   con la loro falsa alllegria,  in fondo fanno   solo pietà. Hanno bisogno di quelle sorelle, madri e mogli.
Anche  se i “grandi media” non ne parlano – ed è meglio così. Scrisse Nietzsche  nel 1882: “ Un altro secolo di giornalismo, e le parole puzzeranno”.  È passato ben più di un secolo,e ormai il liquame  cadaverico del “giornalismo”  infetta con la putrescina tutto ciò che tocca. Meglio il silenzio.---




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