sabato 20 aprile 2019

Nando Pagnoncelli:: Sondaggio Ipsos, la Lega sfiora il 37%. Frenata M5S: sono al 22,3%. Ma il Pd resta staccato

Nando Pagnoncelli: "Un elettore del Movimento Cinque Stelle su due non lo rivoterebbe".



Sondaggio realizzato da Ipsos per «Corriere della Sera» 
Manca poco più di un mese all’appuntamento delle elezioni europee e gli orientamenti di voto
 degli italiani vanno consolidandosi: la Lega conferma il primato aumentando i consensi rispetto
 a due settimane fa e sfiorando il 37% (ma va precisato che le interviste del sondaggio odierno si
 sono concluse prima che venisse diffusa la notizia dell’indagine per corruzione del sottosegretario
 leghista Armando Siri), il M5s si attesta al secondo posto con il 22,3% (-1%), a seguire
 il Pd con il 18,7% (-0,3%), Forza Italia con l’8,7% (- 1,2%) e Fratelli d’Italia con il 4,6% (+0,6%). 
Le altre forze politiche appaiono lontane dalla soglia di sbarramento del 4%, con l’eccezione 
di +Europa insieme a Italia in comune che raggiungono il 3%....
Il partito di Salvini ha il vento in poppa, può contare su un’elevata fedeltà di voto (l’87% di coloro
 che hanno votato Lega alle elezioni politiche oggi intende confermare la propria scelta), su una
 forte capacità di attrazione di nuovi elettori, su un livello di fiducia molto elevato per il proprio
 leader (49,9%, secondo solo al premier Conte), su un clima molto favorevole, dato che un italiano
 su due (51%) pronostica l’affermazione della Lega alle europee, e su un elettorato molto
 motivato, infatti quasi 9 leghisti su 10 sono certi della vittoria del loro partito.
Il M5s dopo la crescita registrata nel precedente sondaggio fa segnare un assestamento
Indubbiamente la presa di distanza del leader Di Maio rispetto a Salvini su molti dei temi di
stretta attualità politica ha giovato al movimento per recuperare consenso soprattutto tra coloro
 che lo ritenevano eccessivamente subalterno alla Lega, appellandosi a valori e tratti identitari, e
 per ridare morale agli elettori che per circa due terzi (62%) prevedono la vittoria alle Europee. 
L’analisi dei flussi elettorali rivela che il 52% di chi votò M5s nel 2018 confermerebbe il proprio 
voto, mentre all’incirca uno su quattro si astiene e il 18% sceglie la Lega. La strategia adottata
 consente quindi al movimento di evitare fughe a sinistra e di richiamare al voto i delusi, anche a 
rischio di mettere a repentaglio l’immagine di coesione del governo che, peraltro, continua a
 godere di un consenso elevato (52%). La controffensiva leghista non si è fatta attendere
 (fra le altre, le polemiche con la sindaca Raggi) e tutto fa credere che le tensioni continueranno
 fino al 26 maggio.
Il Pd fa segnare una lieve flessione, pur senza subire forti contraccolpi dall’inchiesta sulla sanità
 umbra che ha portato alle dimissioni della presidente Marini. I dem sembrano fare quadrato
intorno al nuovo segretario Zingaretti, alle prese con un percorso di rigenerazione di un partito 
uscito malconcio alle elezioni politiche e con l’esigenza di rimotivare l’unico elettorato, tra le prim
e quattro forze politiche, rassegnato al successo altrui: infatti solo un elettore su quattro pensa
 che il Pd si affermerà mentre il 45% pronostica la vittoria della Lega.
Quanto a Forza Italia, i flussi elettorali mostrano l’emorragia verso il partito di Salvini (33% di
 coloro che hanno votato FI nel 2018) e una fedeltà di voto molto contenuta e inusuale per il 
partito di Berlusconi (44%) che da tempo ha ceduto il passo alla Lega nella leadership del 
centrodestra e sta lottando per raggiungere l’obiettivo del 10% dei voti. Tuttavia, la maggioranza
 gli elettori che intendono votare per Forza Italia alle Europee pronosticano senza indugio la
 vittoria del loro partito (57%) contro il 38% che si attende il successo della Lega. La candidatura di
 Berlusconi sembra quindi galvanizzare l’elettorato devoto, ma fatica ad attrarre nuovi elettori.
Dunque i giochi sono decisi? Difficile che con un vantaggio così ampio alla Lega possa sfuggire la
 vittoria, ma come di consueto le incognite sono due: il tasso di partecipazione al voto e l’ultima
 settimana della campagna elettorale. Riguardo all’affluenza, il sondaggio odierno evidenzia una 
lieve flessione dell’area grigia dell’astensione che si attesta al 41,8%, sostanzialmente in linea con
 il 41,3% delle precedenti Europee (escludendo gli elettori italiani all’estero). È probabile che 
un’affluenza più bassa possa favorire le forze politiche con caratteristiche più «identitarie», quindi
 più in grado di mobilitare i propri elettori, mentre un’affluenza più elevata avvantaggi chi è dato
 per vincente, grazie al voto d’opinione. A questo proposito, i messaggi dell’ultima settimana
 saranno molto importanti, tenuto conto che una quota rilevante di elettori decide se e cosa 
votare solo a ridosso della scadenza elettorale: basti pensare che alle ultime politiche circa un
 quarto degli elettori ha fatto le sue scelte negli ultimi sette giorni. Resta da capire che ruolo
giocheranno i temi europei nella comunicazione politica dato che, paradossalmente, finora sono
 risultati pressoché assenti e i messaggi sono stati a dir poco generici.

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