martedì 8 maggio 2018

Il "capo" Di Maio e la rabbia contro Salvini: “Falso anche nel privato”.



....IL CAPO DEL MOVIMENTO: “PERSI DUE MESI PER COLPA SUA” MA SE SI RIVOTA L’ALLEANZA COL CARROCCIO RESTA LA PRIMA STRADA!

(di Luca De Carolis Il Fatto Quotidiano) – 
Nel pomeriggio l’ex candidato premier a 5Stelle sibila in faccia all’alleato mancato la sua stizza: “Questa situazione è colpa tua, abbiamo perso due mesi, sei legato mani e piedi a Berlusconi”. E in serata, nell’assemblea con i parlamentari, rincara la dose: “Matteo Salvini è falso anche nel privato”.
Non voteremo nessuna fiducia a un governo neutrale, è un sinonimo di governo tecnico Al voto a luglio!
Però un soffio dopo il discorso di Mattarella, Luigi Di Maio e il segretario della Lega tornano a parlare la stessa lingua. Con il 5Stelle che twitta: “Nessuna fiducia a un governo neutrale, sinonimo di governo tecnico. Al voto a luglio!”. E Salvini che suona la stessa nota: “Mattarella vuole un governo neutrale? Per carità, o si cambia o si vota”. Così dopo mesi di incontri e dichiarazioni al miele si rompe l’idillio tra Di Maio e il Quirinale. Mentre dal Movimento già sussurrano che l’intesa con il Carroccio è solo rimandata di qualche settimana...
Quando magari la Lega sarà uscita molto più forte dalle urne, e Forza Italia invece verrà “svuotata dall’astensione”, come auspicano i 5Stelle. Pronti a una campagna elettorale che punterà ai voti moderati, proprio quelli del Caimano. Con una linea chiara: “Volete ancora Renzi e Berlusconi o il cambiamento?”. E con Di Maio ancora candidato premier, come lui stesso di fatto ammette: “Mi auguro di essere ancora io”. E addio al totem del doppio mandato, “anche perché questa legislatura non è iniziata”. Però intanto bisogna tenere compatto il gruppo. E non è affare da poco, visto che nel Movimento hanno paura di “traditori” tra i neo-eletti, sottoposti a un fortissimo corteggiamento da FI. E l’allarme è concreto, tanto che Di Maio ne parla anche in assemblea. Ma prima della riunione il M5S passa ore lunghissime.
Sin dalla mattina, quando Salvini chiama Di Maio prima del vertice del centrodestra: “Dammi tempo, riprovo a convincere Berlusconi”. Ma il Caimano non si smuove. Mentre Di Maio torna al Colle per le consultazioni. E invoca un nuovo voto se la situazione se non si sbloccasse. Per l’8 luglio, o addirittura per il 24 giugno, il giorno del ballottaggio delle amministrative. Però c’è la norma sul voto all’estero, che prevede un preavviso di almeno 60 giorni. “Per superarla basterebbe un decreto legge presidente”, prova il capo del Movimento. Mattarella prende nota. Ma in serata respingerà la richiesta (“Non si può votare entro giugno”). Quel che conta però è il dopo, il Salvini che chiede l’incarico e non molla Berlusconi. Di Maio non la prende bene. Come non può gradire la battuta del leghista Giancarlo Giorgetti, ai cronisti che lo assediavano nel ristorante dove era a pranzo con Salvini: “Di Maio non conta un cazzo”. Pochi minuti dopo, con aria un po’ imbarazzata, i due leghisti entrano nello studio del capo del Movimento, per concordare un asse per il voto anticipato a luglio. “Era solo una battuta, Luigi” si giustificano. Ma Di Maio è di ghiaccio. E accusa Salvini di non potersi staccare da Berlusconi per motivi che non c’entrano con la politica. Ma il leghista nega: “Soldi o altri interessi non c’entrano nulla, il tema è che se strappo rischio di non reggere coi miei, e poi con Forza Italia governiamo in città e regioni”. Di Maio ascolta, e quasi provoca: “Siamo sicuri che non voterai un governo con Berlusconi e Renzi?”. Il segretario del Carroccio nega, con forza. Poi si salutano, senza calore. Mentre nel Transatlantico si formano crocicchi di grillini, in ansia.
Ma ai piani alti pensano già alla campagna elettorale: “Il primo mese punteremo sul Nord. I sondaggi ci danno già al 35 per cento, ma per alcune stime che valutano le opzioni di voto superiamo il 40”. E Salvini? “Per due mesi ha continuato a chiederci tempo. Ma non quagliava mai, non abbiamo parlato di ministri”. Però di premier sì. Perché il Movimento, giurano, era disponibile ad avere a Palazzo Chigi Giorgetti o lo stesso Salvini. Ora è una fase diversa. Ma nel M5S sanno che la Lega potrebbe essere l’alleato necessario anche dopo il nuovo voto. E lo ammettono. Però non possono dirlo ora.
Ecco perché Di Maio schiva in assemblea, quando due senatori domandano: “Dopo il nuovo voto potrebbe essere ancora stallo, e allora quale sarà la nostra proposta politica?”. E lui replica: “Se spieghiamo bene le nostre ragioni possiamo prendere il 40 per cento”. Perché l’obiettivo è rassicurare i suoi. Quindi conferma: “Le liste per le nuove elezioni saranno probabilmente le stesse, ma la decisione finale spetterà al garante, a Beppe Grillo”. Che ha già dato il via libera, spiegano. Come è certo il muro al governo tecnico: “Sarebbe come appoggiare un governo Monti” . Un no ripetuto da Di Maio in assemblea, assieme agli attacchi contro Salvini: “Ha fatto solo gli interessi di Berlusconi”. Però gli eletti restano agitati. “Ma il Quirinale consentirà di votare così presto, a luglio?” chiedono. Lui giura di sì, e promette: “Cambieremo il Paese”. Con Di Maio, che nella sera più lunga si blinda. Come candidato premier. E come capo.---

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