martedì 15 maggio 2018

Financial Times: “I nuovi barbari sono arrivati a Roma...dalla Gran Bretagna...".


Il quotidiano londinese spara a zero sulle proposte fatte da Salvini e Di Maio. L’editoriale si inserisce in una lunga scia di opinioni preoccupate nei confronti della situazione politica italiana.

(di Nicolò Canonico – espresso.repubblica.it)
 “L’Italia è sul punto di insediare il governo più insolito e inesperto che abbia mai guidato una democrazia dell’Europa occidentale dalla firma dei Trattati di Roma del 1957”. La stampa straniera continua a puntare l’attenzione sulla strana alleanza tra Movimento 5 Stelle e Lega, che in questi giorni stanno discutendo sulla formazione del nuovo governo.
Alle voci critiche dei principali osservatori internazionali si è aggiunta quella del Financial Times. Il giornale economico inglese ci va giù pesante con i partiti di Di Maio e Salvini: «Ora i barbari non sono più alle porte di Roma. Sono all’interno delle mura».
Certo, viene subito precisato che la Lega e i 5 Stelle non sono i Visigoti, la Roma del 2018 è diversa da quella del 410 e i due leader non sono spietati come re Alarico: però la similitudine è suggestiva e rende bene l’idea di quale sia l’opinione che circola tra le alte sfere politico-finanziarie del Vecchio continente...

«Prima delle elezioni – ricorda il Financial Times – la sensazione nelle altre capitali europee e nei mercati finanziari era che un governo dei pentastellati sarebbe stato il peggior risultato possibile». E le colpe di tutto ciò, secondo il quotidiano inglese, sono ben chiare: «I partiti tradizionali devono solo incolpare se stessi. Negli ultimi 20 anni la storia dell’Italia ha visto solo stagnazione economica, riforme poco convinte e, a volte, un miserevole malgoverno».
Insomma, non proprio dei bei complimenti che, uniti alle critiche arrivate da altri giornali internazionali , lasciano trasparire un certo malumore da parte delle burocrazie occidentali nei confronti della situazione italiana. Solo qualche giorno fa il Washington Post aveva scritto che un governo Lega-5 Stelle sarebbe stato caratterizzato da un mix di euro-scetticismo e populismo di estrema destra . Sulla stessa linea un’altra istituzione nel mondo della finanza, Bloomberg: «L’Italia sta soccombendo alle forze populiste». Mentre per la Frankfurter Allgemeine Zeitung quello che si profila sarebbe «il più grande e duraturo shock politico nella storia dell’Italia e dell’Europa».


Anche Libération si inserisce sul solco della critica. A farlo è il direttore del quotidiano della sinistra francese Laurent Joffrin, che nel suo editoriale dal titolo emblamatico «Vaffanculo!», elenca tutti i prototipi inventati dal laboratorio Italia: «Dopo l’eurocomunismo, Gladio, l’inchiesta Mani pulite, la destra catodica di Silvio Berlusconi e il centrosinistra mediatico di Matteo Renzi, arriva l’ultima creazione: il populismo al potere». La parolaccia, però, non è tanto riferita all’accoppiata Salvini-Di Maio quanto a ciò che dicono i 5 Stelle a tutti coloro che non sono stati in grado di governare il Paese e che adesso li criticano.
Nell’editoriale apparso sul Financial Times viene invece espressa preoccupazione per le proposte dei due partiti vincitori in tema di economia e lavoro. Pericoloso il reddito di cittadinanza proposto dai grillini, ancora di più l’abolizione della Legge Fornero approvata durante il governo Monti. Ma arriva anche una raccomandazione all’Unione europea: «La Commissione dovrebbe riconoscere che il problema principale dell’Italia negli ultimi 20 anni non è stato il deficit di bilancio ma la mancata crescita e la scarsità di riforme istituzionali. Queste sono le aree in cui l’Unione dovrebbe lavorare con il nuovo governo, anche se ciò significherebbe assecondare la retorica iconoclasta di Lega e Movimento 5 Stelle».

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