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http://video.corriere.it/urla-applausi-grida-renzi-che-attacca-minoranza-fuori-fuori/4d3312ae-a428-11e6-9261-ffaafc24ed7d
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http://www.corriere.it/politica/16_novembre_07/bersani-pd-le-urla-fuori-fuori-mi-preoccupa-chi-sta-zitto-vedo-sudditanza-arroganza-fa6f3fea-a4ca-11e6-b713-5be9dedb2e34.shtml
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«Provo grande amarezza, perché vedo un partito che sta camminando largamente su due gambe: arroganza e sudditanza. E così non si va da nessuna parte». Lo ha detto Pier Luigi Bersani, parlando delle contestazioni alla minoranza del Pd nel corso della Leopolda, a Firenze. «Ci vuole libertà, responsabilità, autonomia, democrazia, schiena dritta. Non arroganza e non sudditanza - ha aggiunto Bersani, a margine di un convegno alla Facoltà di Giurisprudenza di Palermo -. Non mi interessano i tifosi leopoldini che urlano “fuori, fuori, fuori”, ma tutti gli altri che stanno zitti. I leopoldini possono risparmiarsi il fiato, vanno già fuori parte dei nostri. Io sto cercando di tenerli dentro, ma se il segretario dice “fuori, fuori” bisognerà rassegnarsi». Non lui, però: «Il partito è casa mia e non lo lascerò mai. E per cacciarmi non basta una Leopolda, ci vuole l’esercito»..... La risposta di Matteo Renzi non si è fatta attendere: «Il nostro obiettivo non è andare contro qualcuno ma fare una battaglia nell’interesse dei nostri figli e pensiamo che una parte dei dirigenti del passato si sia occupata molto di se stessa e delle poltrone e meno dei nostri figli e nipoti. Ma noi facciamo politica per loro». E poi, comprendendo nel discorso anche il tema del referendum costituzionale del 4 dicembre: «Hanno fallito e dimostrato la loro scarsa capacità. Ma perché l’Italia deve avere un sistema in cui non solo non ce la fai, ma poi fai di tutto perché quello che viene dopo di te fallisca anche lui in modo tale che si rimanga nella palude e nel pantano? Si pensi all’interesse del Paese: io mi auguro che quello che verrà dopo di me faccia meglio di me. Siamo l’Italia, perché dobbiamo giocare alla meno?». «In questo momento sono tutti contro di noi, con le unghie e con i denti, ma non stanno difendendo la democrazia, stanno difendendo i loro privilegi».
«Italicum e governo del capo preoccupano»:....
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«Questo
non va bene» ha aggiunto tuttavia Bersani. «Sono abituato a una
politica diversa. Io non voglio niente, vorrei poter dire la mia finché è
consentito parlare. Mi preoccupa l’incrocio tra il referendum e
l’Italicum, con un “governo del capo” e parte del Parlamento nominato.
Non sto parlando di noccioline. Non posso tollerare questo rischio con
conseguenze gravissime, mi spiace». «Sul tema della costituzione non
esiste una disciplina di partito. Il segretario deve dare indicazione
poi ognuno sceglie con propria testa», continua Bersani, scettico anche
sul possibile accordo nel partito a proposito della legge elettorale.
Per l’ex segretario, non è più di un «foglietto»: «Il “no” al
referendum è un modo per far saltare l’Italicum, il resto sono
chiacchiere. Su quel foglietto c’è scritto stai sereno, ma io voto no».
Il riferimento è alla famosa frase di Renzi, indirizzata all’allora
premier Enrico Letta, che proprio Renzi sostituì a Palazzo Chigi.
shadow carousel
Al via la Leopolda, Renzi con Agnese alla prima serata:
http://www.corriere.it/foto-gallery/politica/16_novembre_05/al-via-leopolda-renzi-agnese-prima-serata-abfdd8c0-a2ff-11e6-9bbc-76e0a0d7325e.shtml
«Da un anno solo pane e referendum»
«Il nostro problema non è che facciamo poche leggi, è che le facciamo
male» argomenta ancora Bersani. «È possibile che mangiamo pane e
referendum da un anno a questa parte e poi ci lamentiamo del distacco
dei cittadini?», si chiede l’ex segretario del Pd. «Nelle famiglie si
parla d’altro, dovete dirmi voi cosa devono fare i milioni di giovani
che non sanno dove sbattere la testa per trovare un lavoro. Bisogna
tornare con i piedi per terra e sdrammatizzare questo referendum perché
impostandolo così perdiamo tutti, troviamo un Paese più diviso e gente
ancora più distaccata».
Serracchiani: «Polemiche fuori luogo»
Dopo le dichiarazioni dell’ex segretario del Pd, e le interviste rilasciate da Roberto Speranza e altri esponenti dem nel dopo Leopolda,
hanno fatto seguito i commenti di altri esponenti del partito. La
vicesegretaria Debora Serracchiani ha detto:«Bersani non stravolga la
realtà ed eviti polemiche fuori luogo: Renzi non ha mai detto “fuori” a
nessuno. Da chi è stato segretario del nostro partito ci aspettiamo
compostezza e proporzione anche nella dialettica più aspra. Chi ha
ricoperto alte cariche ha il compito di rappresentare sempre al meglio
il partito. Nel Pd si lavora e si dovrebbe sempre lavorare per l’unità,
mai per dividere. L’auspicio è che questo intento sia saldamente
condiviso, anche in queste ore, da Bersani». Secondo Matteo Orfini,
presidente dell’Assemblea nazionale del Pd, invece: «Siamo il Pd, c’è
spazio e bisogno di tutti. Siamo una grande comunità che non deve mai
perdere di vista il valore del confronto e dello stare insieme. E il
rispetto reciproco. Ma rispettarsi significa anche non strumentalizzare
l’errore di pochi trasformandolo in altro. Né il segretario né altri dal
palco hanno detto nulla di simile e anzi hanno giustamente invitato a
evitare lo scontro e a concentrarsi sul merito. Suggerimento che spero
nel Pd accolgano tutti. Stiamo discutendo della Costituzione e sarebbe
giusto farlo con serietà». E il ministro Graziano Delrio: «Che va fuori
lo dice lui (Bersani, ndr),
non io. Credo che noi lavoriamo per il partito e il partito lavora per
la riforma costituzionale, lui l’ha votata ed è sempre stato detto “non
c’è nessuno che manda via nessuno”, non c’è nessuna espulsione l’abbiamo
sempre detto, quindi non cambia nulla».
Per Guerini: «Renzi non ha detto “fuori”»
Poi,
il sindaco di Firenze Dario Nardella: «Non credo che si debba cacciare
nessuno dal Pd. E non penso proprio che sia questa la posizione di
Renzi, il quale ieri (6 novembre, ndr)
ha detto un’altra cosa: ho inteso le parole del mio segretario come
quelle di chi non vuole che il referendum venga strumentalizzato come
una resa dei conti». Sul tema è intervenuto anche vicesegretario del Pd
Lorenzo Guerini, al Giornale Radio Rai: «Non è certo stato Renzi a dire
“fuori”. Parte della platea ha reagito così, in un modo che non
condivido, rispetto ad atteggiamenti incomprensibili e sconcertanti. La
nostra comunità chiede unità e lealtà. E questa lealtà è spesso venuta
meno in questi ultimi mesi. Nel momento in cui si sta facendo uno sforzo
nel partito per trovare un’intesa, bombardare quotidianamente
l’attività della nostra commissione e delegittimarla non mi pare un
grosso contributo all’unità». Su Facebook, il deputato del Pd Matteo
Richetti ha scritto: «Vogliono batterci sulla caricatura di noi perché
non riescono a farlo sulle nostre ragioni. Ho coordinato per tre giorni i
lavori della Leopolda insieme a tanti amici. Più volte abbiamo espresso
idee e considerazioni diverse da ciò che viene raccontato anche da
qualche leader del nostro Partito. Ogni volta ho sottolineato “con
rispetto”, è tutta, dico tutta, la platea ha ricambiato con lo stesso
atteggiamento. Ora si prende un grido isolato e lo si fa diventare il
sentimento di quella stazione».
Civati: «Dentro, dentro»
Opposta l’opinione del deputato dem Dario Ginefra: «Ho contribuito a
fondare, insieme a tanti amici e compagni, un partito che tra le
caratteristiche aveva quello di essere inclusivo e plurale avendo
superato l’idea del centralismo democratico da qualche tempo. Oggi vivo
l’incubo di una tifoseria che acclamando il capo grida “fuori, fuori!” e
che mi ricorda le epurazioni berlusconiane prima che quelle comuniste».
Così inoltre Pippo Civati, ex Pd, ora deputato di Possibile: «Quando
ho iniziato io, e ho qualche responsabilità sulla prima edizione, la
Leopolda era uno spazio aperto e di confluenza tra centro e sinistra
proprio nelle persone di Renzi e della mia come simboli, subito dopo è
diventata una Leopolda elettorale che Renzi ha utilizzato con sapienza
per vincere congressi e andare al governo. Mi pare di poter dire che si
tratta di una Leopolda di potere, li ho visti tutti molto aggressivi».
«Faccio un appello a tutto il popolo che si è sentito “fuori”, e di
fatto è stato cacciato a suon di urla, durante la Leopolda: noi il 19
novembre saremo all’Estragon di Bologna per una giornata del “dentro
dentro”». «Per parlare del nostro no meditato e di progresso alla
riforma costituzionale. Dentro la riforma - ha proseguito Civati- dentro
le sue contraddizioni, dentro le sue false promesse, contro gli slogan,
le giravolte e i testacoda di un governicchio senza prospettive. Dentro
la politica, dentro gli squilibri, dentro le disuguaglianze, contro le
soluzioni elettorali, i bonus a nulla capaci solo di creare illusioni,
il falso cambiamento di una legislatura di passaggio».--------
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